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 Oggetto del messaggio: Re: La 471 in H0.
MessaggioInviato: mercoledì 26 novembre 2014, 20:34 
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Per Alex: in un vecchio articolo che scrissi molti anni fa citavo il sistema per ottenere da un tubo di ottone una caldaia incisa. In successione spiegherò lo stesso processo, ma con delle modalità diverse. Ti assicuro che non è difficile, basta avere gli elementi giusti. Il tubo d'ottone devi procurarlo presso i ferramenta, ma il liquido per l'incisione dovrai recuperarlo presso qualche negozio di incisoria o di elettronica. Io ho usato il famigerato percloruro ferrico, ma esistono altri prodotti altrettanto efficaci e definitivi. Fatti consigliare. :?

Max, il problema è ottenere le fasce coprigiunti, che sui tubi di plastica in PVC non saprei come riprodurli. Se vuoi, puoi suggerirlo qui.
Saluti,
Claudio N.
:wink:


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 Oggetto del messaggio: Re: La 471 in H0.
MessaggioInviato: giovedì 27 novembre 2014, 9:48 
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Io le fasce coprigiunti le ricavo da fogli di acetato (i lucidi da proiezione)
Hanno spessore 0,1-0,2 mm


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 Oggetto del messaggio: Re: La 471 in H0.
MessaggioInviato: giovedì 27 novembre 2014, 16:57 
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Dopo aver eliminato ogni traccia del finto carbone all’interno del tender RR, delimitando i confini in corrispondenza delle casse porta attrezzi laterali e del varco di caduta del carbone, ho calzato semplicemente dall’alto le pareti così ottenute sul telaio motore in metallo del tender tedesco e con mia grande meraviglia ho riscontrato che si innesta perfettamente sul perimetro metallico, facendo svettare appena a livello dei bordi la piastra dei contatti elettrici che tiene fermo il motore nella sua sede tramite due viti. Come accennavo prima, ho dovuto eliminare la lampadina posteriore con i collegamenti per lasciar posto ad ulteriori pezzi di piombo al 40% (che ho adagiato in tutti gli spazi possibili intorno) allo scopo di rimpiazzare la zavorra che viene a mancare, dovendo eliminare per ovvi motivi la carboniera (anch’essa in metallo) e la carrozzeria originale (in metallo anche quella). Il peso originario del tender tedesco era di 270 g netti, che consentono al modello di spingere egregiamente la locomotiva e trainare il treno di carri che molti hanno già sperimentato. Devo aggiungere però che ho sostituito il motore ROCO con uno leggermente più piccolo, un Mabuchi, che mi lasciava spazio per aggiungere zavorra ai lati a dietro e non diminuiva la potenza di spinta.
Dopo i lavori di rielaborazione, il peso raggiunto dal nuovo tender (tipo 20 m³) è di 230 g netti che consente di spingere sufficientemente il modello della locomotiva, pesante per via della caldaia in ottone e del carro-motore che è già in zamac. Per la verifica della trazione di eventuali carri dovrò attendere le prove in linea. E’ ovvio che il contrappeso originale, inserito nella caldaia della Roco come zavorra, non è stato più riutilizzato.
Tornando al tender, i lavori più impegnativi sono così superati. Era necessario adesso completare l’estetica con l’aggiunta del nuovo carbone, del prolungamento del carro con la porzione di ripiano che ospita una cassa porta-attrezzi, sulla falsariga del tender a carrelli da 22 m³ e gli aggiuntivi di rito. Avendo clonato già da tempo il tender a carrelli ed anche la cassetta separatamente, non ho fatto altro che rimodellare questa cassa, aumentando l’inclinazione del piano superiore secondo i disegni quotati.
Il piano di calpestio aggiunto è derivato dal piano terminale del telaio del tender a carrelli che possiede le stesse misure di larghezza del tender standard, per cui è stato facile adattarlo al nuovo tender a tre assi. Devo dire che per applicarlo al telaio in zamac del tender tedesco ho dovuto raschiare il traversone porta-respingenti in metallo, tagliando via prima i respingenti, che possono essere riutilizzati. Alla superficie piatta ottenuta ho praticato due fori in corrispondenza dei respingenti rimossi (non è stato facile rimuoverli, visto che sono il risultato di un'unica fusione, almeno credo, visto che ho dovuto forzarli alla base fino a staccarli). Lo spezzone del terminale da applicare con i suoi naturali respingenti, è stato accostato e tenuto fermo sul posto con un goccio di ciano acrilato. Lo spazio dell’incavo inferiore così ottenuto è stato riempito con colla a due componenti del tipo “acciaio rapido” che, una volta catalizzato, ha saldato il tutto in un blocco unico. Allo stesso modo ho incollato la cassa porta-attrezzi alla parete posteriore del tender, secondo la posizione in figura. Per fermare il tutto ho riutilizzato le due viti originali del tender che tengono fermo il carter ferm-assi, il telaio motore e la scocca in plastica. Per far questo ho aggiunto due spezzoni di stagno-piombo in corrispondenza dei punti di passaggio delle viti, incollandoli alla scocca e munendoli dei fori necessari per l’ancoraggio.
Non rimaneva ora che completare le fiancate inferiori con le balestre, boccole e bilancieri. Prima però ho ritagliato due longheroni di ottone di 0,3 mm di spessore che ho incollato lungo la superficie rastremata in precedenza per eliminare i gruppi parasale originali, oltre ad avere assottigliato lo spessore dello zamac. I longheroni in ottone ricalcano il profilo del disegno originale, meno le chiodature realistiche che adornano i modelli super dettagliati. In tutta franchezza non me la sono sentita di praticare chiodature tramite punzonatura o incisione chimica, ma questo lo suggerisco a chiunque volesse perfezionare la procedura. Alla fine di questo lavoro occorreva incollare le nuove boccole e gli elementi necessari a corredo del carro. Neanche a dirlo questi elementi sono dei cloni RR.
Rimaneva da aggiungere solo il carbone. Per far questo, dopo aver rimontato la piastrina elettrica con le sue viti, ho ricoperto tutta la superficie della carboniera con uno spezzone di carta sagomato lungo il perimetro interno del vano carbone e fissato nei punti cruciali di piegatura con delle gocce di colla vinilica. Dopo l’asciugatura (qualche minuto) ho cosparso la carta con altra colla vinilica diluita e vi ho versato sopra granelli di massicciata, che ricalcano la grandezza dei grani di carbone in scala. Questi hanno fatto presa subito e dopo l’asciugatura ho ripetuto il procedimento fino a che si è formato uno strato soddisfacente di graniglia. Chi avesse disponibilità di carbone vero potrà frantumarlo e utilizzarlo con la stessa procedura.
In ultimo ho applicato i predellini posteriori e gli scaccia-pietre. Si attende la verniciatura.[color=#800000]
[/color]


Allegati:
Commento file: I parasale con gli aggiuntivi applicati.
tender-1.jpg
tender-1.jpg [ 228.75 KiB | Osservato 7290 volte ]
Commento file: La parte frontale del tender con in vista il foro di alloggiamento della vite per il fermo del carro motore.
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 Oggetto del messaggio: Re: La 471 in H0.
MessaggioInviato: giovedì 27 novembre 2014, 17:12 
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Iscritto il: sabato 14 gennaio 2006, 19:52
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Località: venezia
Rinnovo i miei complimenti per il lavorone.
Anch'io ho fatto un tender di quel tipo, non certo con i tuoi risultati, dovrò rimettreci mano.
In alcuni miei tender motorizzati, per appesantire, ho ricavato anche il carbone da pezzettini di piombo.
Tutto fa brodo :wink:

:wink:Immagine


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 Oggetto del messaggio: Re: La 471 in H0.
MessaggioInviato: giovedì 27 novembre 2014, 18:58 
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Iscritto il: sabato 14 gennaio 2006, 17:39
Messaggi: 815
Località: San Martino Buon Al.
Buongustaio! Adoro queste macchine, a tre, quattro, cinque assi accoppiati... ma col tempo riuscirò a farmi una collezione personalizzata. Ben fatto Fao, bisogna far lavorare le manine poiché più ci si esercita e più competenze si maturano. Continua così. Comunque il lavoro con il metallo dei modelli commerciali è piuttosto pesante e ci vuole più pazienza che per altri materiali. E' più difficile manipolare ciò che esiste già (io credo) che ricostruire dal nuovo, poiché si rischia sempre di rovinare ciò che esiste già.
Apresto. Claudio N.


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 Oggetto del messaggio: Re: La 471 in H0.
MessaggioInviato: giovedì 27 novembre 2014, 23:19 
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Nome: Alessio Andreacchio
Iscritto il: giovedì 7 aprile 2011, 10:39
Messaggi: 1942
Località: Genova Sampierdarena
Grazie a Claudio e Max per i suggerimenti per fare la caldaia della 422.

@Claudio. bel lavoro con il tender, complimenti.

Alex


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 Oggetto del messaggio: Re: La 471 in H0.
MessaggioInviato: venerdì 28 novembre 2014, 15:30 
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Iscritto il: mercoledì 4 dicembre 2013, 12:53
Messaggi: 298
"...il problema è ottenere le fasce coprigiunti, che sui tubi di plastica in PVC non saprei come riprodurli. Se vuoi, puoi suggerirlo qui..."

incollare striscioline di carta, di opportuni spessore e larghezza. Secondo me la carta ha spessori molto più adatti che i fogli di polistirene o acetato


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 Oggetto del messaggio: Re: La 471 in H0.
MessaggioInviato: venerdì 28 novembre 2014, 16:42 
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Iscritto il: domenica 15 gennaio 2006, 14:13
Messaggi: 266
Località: Livorno
Salve, perchè non usare delle striscioline di nastro adesivo? Magari quello in materiale plastico un pò più spesso che si usa per il disegno tecnico?
Aderisce senza sbavare, ed è anche riposizionabile!!!

Saluti

Fabrizio


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 Oggetto del messaggio: Re: La 471 in H0.
MessaggioInviato: venerdì 28 novembre 2014, 18:17 
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Iscritto il: mercoledì 4 dicembre 2013, 12:53
Messaggi: 298
non so se il nastro adesivo resiste nel tempo, magari sì, forse aiutato anche dalla vernice. Non vorrei che si sollevasse tra pochi anni, lasciando scoperta la caldaia (chiara)


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 Oggetto del messaggio: Re: La 471 in H0.
MessaggioInviato: venerdì 28 novembre 2014, 18:32 
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Iscritto il: sabato 14 gennaio 2006, 17:39
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Località: San Martino Buon Al.
Buone idee comunque, ma direi che sarebbe meglio prima di incollare queste striscioline di carta carteggiare un pò tutto il tubo, anche per prepararlo alla verniciatura successiva. Se ho capito bene il tubo di plastica in uso nell'impiantistica elettrica, ha una superficie molto lucida, che andrebbe bene per il nastro adesivo, ma non molto per la carta a striscioline. Insomma credo sia necessario trovare degli accorgimenti e provare. I dubbi sono più che legittimi.
Sto preparando il resto della locomotiva.
Saluti.
Claudio N.


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471-6.jpg
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 Oggetto del messaggio: Re: La 471 in H0.
MessaggioInviato: venerdì 28 novembre 2014, 18:35 
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Iscritto il: martedì 14 maggio 2013, 1:12
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Scusami Claudio, ma il telai e il rodiggio l'hai ricavato dalla 57 DB? Mi pare di ricordare che il telaio di set macchine fosse stato copiato da un'austroungarica.

PS fai ancora i kit in resina?


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 Oggetto del messaggio: Re: La 471 in H0.
MessaggioInviato: sabato 29 novembre 2014, 9:35 
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Iscritto il: sabato 14 gennaio 2006, 17:39
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Hallo Ivan, sì, ho utilizzato il carro della G 10 prussiana, quella che è diventata per noi la 473. Il progetto originale di trasformazione non è mio, ma io l'ho rimodulato per sviluppare la 471. Se vorrai leggere il seguito vedrai come procederà la costruzione.
Per la seconda domanda posso confermarti che continuo nella produzione in resina, anche se non ho molte novità da proporre visto che mi dedico alle locomotive per la collezione personale. Ma quando posso mi invento un nuovo modello, tanto per cambiare.
Saluti.
Claudio N.


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 Oggetto del messaggio: Re: La 471 in H0.
MessaggioInviato: sabato 29 novembre 2014, 12:03 
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Iscritto il: martedì 14 maggio 2013, 1:12
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Sisi, continuerò a leggere per vedere come va a finire, la trama s'infittisce


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 Oggetto del messaggio: Re: La 471 in H0.
MessaggioInviato: sabato 29 novembre 2014, 16:09 
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Adesso è il momento della caldaia e del carro della locomotiva. Come si vede dalle foto mi sono avvalso in principio di uno spezzone di tubo d’ottone della lunghezza utile dedotta dai disegni del modello (reperibile nel volume di G. Cornolò già in scala 1/87) che mostra tutti i contorni esatti per una lavorazione accurata e spedita. La locomotiva della ROCO, la famosa BR 57 o anche detta G 10 Prussiana, alias FS 473, presenta tutte le caratteristiche giuste per poter prestare i suoi particolari alla trasformazione in una 471. Come riferivo all’inizio, l’idea è partita tanti anni fa da un progetto dell’ing. Schiassi che ottenne un modello di 470 partendo proprio da questo modello, allora appena commercializzato. Pensavo che fosse una soluzione ardita e impossibile per le mie mani, ma oggi ritengo la cosa completamente fattibile e altamente motivante.
Lavorare il tubo di ottone non è certamente facile, specie se lo spessore della lamina è di quasi 2 mm. Devo dire però che qualche anno fa avevo scritto allo specialista Velimir Chrav per avere un dei suoi magnifici prodotti in fotoincisione, ma gli stampi sono possibili solo se c’è un sufficiente numero di richieste per contenere i costi e quello non era certo il momento. Avrei potuto evitarmi tante fatiche, ma la voglia di fare è inestinguibile.
Le prime operazioni sono state quelle di riprodurre i fascioni coprigiunti. Dopo aver ripulito con carta abrasiva fine tutta la superficie del tubo, ho preparato il trapanino da banco disposto in orizzontale sul tavolo e sul mandrino ho poggiato (con diametro leggermente più largo del tubo) un’estremità del tubo. L’altra estremità è stata poggiata su un pezzo di legno disposto alla stessa altezza, in modo che il tubo giacesse perfettamente orizzontale. Sul pezzo di legno ho inserito una vite, a mò di fermo contro cui il tubo si bloccasse, senza scivolare via, mentre lo facevo girare su sé stesso lentamente a mano. Il trapanino serve solo per l’allineamento e il blocco del pezzo, oltre alla possibilità di girare su sé stesso liberamente. Ho preso poi un pennarello indelebile a punta super-fine e l’ho accostato al tubo. Mentre con una mano facevo girare il tubo su se stesso, con l’altra tenevo fermo il pennarello che tracciava pian piano la traccia sulla superficie rotante. Spostando poi il pennarello lungo il tubo, tracciavo le altre linee e così via, fino a completare le 5 strisce necessarie. Se si fa un errore poco male; si cancella e si riprende il giro. Dopo aver ottenuto questo tubo con le strisce tracciate ho preparato una boccia di vetro colma di percloruro ferrico (naturalmente la boccia deve essere della profondità necessaria a contenere lo spezzone di tubo) e con una cordicella fatta passare da una parte all’altra del tubo e fermata dal lato inferiore da un anello di plastica su cui si fermava l’ottone, ho immerso in verticale il tubo stesso nell’acido. Il tempo di immersione può variare a seconda della temperatura esterna e dalla velocità di corrosione del tubo (io ho calcolato il tempo di una mezz’ora per avere un risultato soddisfacente). Dalle foto si può rilevare il risultato. Subito dopo si passa il tubo sotto un getto d’acqua per fermare l’azione di corrosione e si passa all’asciugatura con semplice assorbente o panno. Le tracce si eliminano con un po’ d’alcol e si passa a lucidare appena il tubo, per togliere le brutte macchie e aloni che si creano per effetto dell’incisione.


Allegati:
Commento file: Qui si evidenziano gli elementi necessari per tracciare le linee sul tubo come da testo.
traccia coprigiunti-3.jpg
traccia coprigiunti-3.jpg [ 234.03 KiB | Osservato 7152 volte ]
Commento file: La prima traccia con il pennarello.
traccia coprigiunti-1.jpg
traccia coprigiunti-1.jpg [ 243.41 KiB | Osservato 7152 volte ]
Commento file: Qui il pennarello è stato spostato per tracciare la terza fascia.
traccia coprigiunti-2.jpg
traccia coprigiunti-2.jpg [ 235.95 KiB | Osservato 7152 volte ]
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 Oggetto del messaggio: Re: La 471 in H0.
MessaggioInviato: sabato 29 novembre 2014, 16:14 
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Iscritto il: sabato 14 gennaio 2006, 17:39
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Località: San Martino Buon Al.
A questo punto la caldaia è abbozzata e si può procedere con i fori. Qui è necessario avere un trapano verticale, poiché per quanto si possa avere una mano ferma è quasi impossibile perforare un tubo d’ottone di 2mm di spessore di forma curva con una punta da 1 mm, tale è la misura dei fori per l’applicazione dei supporti dei corrimano, delle valvole di non-ritorno, dei pendini di supporto delle passerelle laterali e di eventuali altri particolari che si vogliano riportare. Il rischio di un lavoro a mano libera è di rimetterci tante punte spezzate.
Dopo di ciò sono passato all’applicazione del coperchio della camera a fumo che consiste di tre parti: una piastra rotonda di chiusura, un coperchio di metallo o plastica sottile (circa 0,3/0,4 mm di spessore) e di una superficie bombata che serve a riprodurre il portellone di accesso alla caldaia con il caratteristico volantino e le cerniere. Questo spezzone circolare bombato è ottenuto da un tocco di resina, refuso di una colata, che non butto mai poiché è ancora lavorabile con carta vetro e lima. Occorre seguire le misure dei disegni e si lavora con carta abrasiva (splendidi in questo caso sono le limette per le unghie, in cartone o in metallo a grana fine). Ottenuta la bombatura desiderata ho incollato il pezzo sulla ghiera in plastica circolare, di diametro poco più largo del pezzo. Fatto ciò ho ottenuto il portello che andrà applicato in posizione asimmetrica rispetto alla lastra di chiusura della caldaia, secondo le foto. La caldaia è così occlusa e bisogna ormai completare con le cerniere, il volantino e il corrimano.
Passando alla parte posteriore del tubo occorre riprodurre la cabina e qui le possibilità di copiare sono molteplici. Io ho preferito utilizzare una cabina in plastica di una loco 740 RR (ma va bene anche una della 625 RR o altre delle stesse misure). La cabina è certamente fuori scala per il nostro lavoro, ma non poi tanto. Io ho ritagliato una striscia di 2,5 mm dal lato inferiore della cabina asportando il piano di calpestio, che viene ripristinato poi con uno spezzone di plasticard adatto in posizione più alta. In questo modo si ha una cabina di misure accettabili e conforme alla lunghezza dei disegni. Dopo aver eliminato anche l’interno della cabina con il forno ho proceduto ad accostare il tubo al frontale della cabina per provarne l’aderenza. Il vano rotondo della vecchia caldaia RR è perfettamente complanare con il nuovo tubo ed allora sono passato all’incollaggio, curando il giusto allineamento della caldaia con la cabina. Per precauzione ho fissato prima con una goccia di ciano acrilato e poi ho proceduto con colla epossidica a due componenti. Il risultato è molto soddisfacente e la saldatura è ottimale. Sulla cabina da me impostata manca il portello d’uscita sulla passerella laterale, che normalmente si trova sul lato opposto della leva e dell’asta di cambio del moto. Allora ho provveduto a disegnarne una in plasticare da 0,5 mm e l’ho adattata alla cabina. Essendo la mia cabina troppo lunga ho deciso di rastremare le pareti posteriormente e ridisegnare i contorni con i corrimano verticali.


Allegati:
Commento file: Il lato sinistro con il portello di uscita sulla passerella posticcio.
Carro locomotiva-6.jpg
Carro locomotiva-6.jpg [ 245.08 KiB | Osservato 7151 volte ]
Commento file: I particolari riportati hanno bisogno di fori da 1 mm, ma per le portine di lavaggio sulla caldaia servono punte da 2,5 mm di Diam.
Carro locomotiva-8.jpg
Carro locomotiva-8.jpg [ 249.92 KiB | Osservato 7151 volte ]
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