Dopo aver eliminato ogni traccia del finto carbone all’interno del tender RR, delimitando i confini in corrispondenza delle casse porta attrezzi laterali e del varco di caduta del carbone, ho calzato semplicemente dall’alto le pareti così ottenute sul telaio motore in metallo del tender tedesco e con mia grande meraviglia ho riscontrato che si innesta perfettamente sul perimetro metallico, facendo svettare appena a livello dei bordi la piastra dei contatti elettrici che tiene fermo il motore nella sua sede tramite due viti. Come accennavo prima, ho dovuto eliminare la lampadina posteriore con i collegamenti per lasciar posto ad ulteriori pezzi di piombo al 40% (che ho adagiato in tutti gli spazi possibili intorno) allo scopo di rimpiazzare la zavorra che viene a mancare, dovendo eliminare per ovvi motivi la carboniera (anch’essa in metallo) e la carrozzeria originale (in metallo anche quella). Il peso originario del tender tedesco era di 270 g netti, che consentono al modello di spingere egregiamente la locomotiva e trainare il treno di carri che molti hanno già sperimentato. Devo aggiungere però che ho sostituito il motore ROCO con uno leggermente più piccolo, un Mabuchi, che mi lasciava spazio per aggiungere zavorra ai lati a dietro e non diminuiva la potenza di spinta. Dopo i lavori di rielaborazione, il peso raggiunto dal nuovo tender (tipo 20 m³) è di 230 g netti che consente di spingere sufficientemente il modello della locomotiva, pesante per via della caldaia in ottone e del carro-motore che è già in zamac. Per la verifica della trazione di eventuali carri dovrò attendere le prove in linea. E’ ovvio che il contrappeso originale, inserito nella caldaia della Roco come zavorra, non è stato più riutilizzato. Tornando al tender, i lavori più impegnativi sono così superati. Era necessario adesso completare l’estetica con l’aggiunta del nuovo carbone, del prolungamento del carro con la porzione di ripiano che ospita una cassa porta-attrezzi, sulla falsariga del tender a carrelli da 22 m³ e gli aggiuntivi di rito. Avendo clonato già da tempo il tender a carrelli ed anche la cassetta separatamente, non ho fatto altro che rimodellare questa cassa, aumentando l’inclinazione del piano superiore secondo i disegni quotati. Il piano di calpestio aggiunto è derivato dal piano terminale del telaio del tender a carrelli che possiede le stesse misure di larghezza del tender standard, per cui è stato facile adattarlo al nuovo tender a tre assi. Devo dire che per applicarlo al telaio in zamac del tender tedesco ho dovuto raschiare il traversone porta-respingenti in metallo, tagliando via prima i respingenti, che possono essere riutilizzati. Alla superficie piatta ottenuta ho praticato due fori in corrispondenza dei respingenti rimossi (non è stato facile rimuoverli, visto che sono il risultato di un'unica fusione, almeno credo, visto che ho dovuto forzarli alla base fino a staccarli). Lo spezzone del terminale da applicare con i suoi naturali respingenti, è stato accostato e tenuto fermo sul posto con un goccio di ciano acrilato. Lo spazio dell’incavo inferiore così ottenuto è stato riempito con colla a due componenti del tipo “acciaio rapido” che, una volta catalizzato, ha saldato il tutto in un blocco unico. Allo stesso modo ho incollato la cassa porta-attrezzi alla parete posteriore del tender, secondo la posizione in figura. Per fermare il tutto ho riutilizzato le due viti originali del tender che tengono fermo il carter ferm-assi, il telaio motore e la scocca in plastica. Per far questo ho aggiunto due spezzoni di stagno-piombo in corrispondenza dei punti di passaggio delle viti, incollandoli alla scocca e munendoli dei fori necessari per l’ancoraggio. Non rimaneva ora che completare le fiancate inferiori con le balestre, boccole e bilancieri. Prima però ho ritagliato due longheroni di ottone di 0,3 mm di spessore che ho incollato lungo la superficie rastremata in precedenza per eliminare i gruppi parasale originali, oltre ad avere assottigliato lo spessore dello zamac. I longheroni in ottone ricalcano il profilo del disegno originale, meno le chiodature realistiche che adornano i modelli super dettagliati. In tutta franchezza non me la sono sentita di praticare chiodature tramite punzonatura o incisione chimica, ma questo lo suggerisco a chiunque volesse perfezionare la procedura. Alla fine di questo lavoro occorreva incollare le nuove boccole e gli elementi necessari a corredo del carro. Neanche a dirlo questi elementi sono dei cloni RR. Rimaneva da aggiungere solo il carbone. Per far questo, dopo aver rimontato la piastrina elettrica con le sue viti, ho ricoperto tutta la superficie della carboniera con uno spezzone di carta sagomato lungo il perimetro interno del vano carbone e fissato nei punti cruciali di piegatura con delle gocce di colla vinilica. Dopo l’asciugatura (qualche minuto) ho cosparso la carta con altra colla vinilica diluita e vi ho versato sopra granelli di massicciata, che ricalcano la grandezza dei grani di carbone in scala. Questi hanno fatto presa subito e dopo l’asciugatura ho ripetuto il procedimento fino a che si è formato uno strato soddisfacente di graniglia. Chi avesse disponibilità di carbone vero potrà frantumarlo e utilizzarlo con la stessa procedura. In ultimo ho applicato i predellini posteriori e gli scaccia-pietre. Si attende la verniciatura.[color=#800000][/color]
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Commento file: I parasale con gli aggiuntivi applicati.
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Commento file: La parte frontale del tender con in vista il foro di alloggiamento della vite per il fermo del carro motore.
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