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Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: libro Treni italiani con carrozze a due piani
MessaggioInviato: giovedì 22 dicembre 2011, 22:51 
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Iscritto il: sabato 21 gennaio 2006, 23:54
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Treni italiani con carrozze a due piani, un libro che se lo sapevo non lo acquistavo, vediamo il perché.

L’editoria ferroviaria specializzata italiana da lungo tempo ci conforta nella realizzazione di periodici e libri di alto livello, sia contenutistico che grafico.
Da quest’ultimo settore i programmi elettronici di fotocomposizione, la fotografia digitale, il graphic paintshop ed altro ci permettono di apprezzare appieno le immagini.
La correzione automatica dei testi, i programmi di scrittura, lo stesso Thesaurus di cui io mi giovo mentre sto scrivendo, mi permettono di evitare nei limiti del possibile quegli errori grafici ed anche lessicali che possono capitare.
Sui contenuti, aimè, non c’è niente da fare.

Premetto che scrivendo queste note, che sono frutto solo delle mie osservazioni, vorrei agevolare ed invitare chi si cimenta in un’opera di divulgazione ferroviaria, sia essa un articolo che un libro, onde evitare alcuni errori che purtroppo, sempre a mio avviso, hanno fatto di molto decadere la qualità contenutistica del libro in oggetto.

Vediamo in dettaglio.
Una prima osservazione viene dal titolo, in effetti mi aspettavo anche i treni TAF o gli ultimi TSR, che se non propriamente carrozze obtorto collo, almeno per i TSR sono comunque a due piani, ed italiani. L’opera poteva comprenderli, magari senza aumentare il numero di pagine, come in seguito dimostrato dalle inutili ripetizioni di disegni.

Capitolo 1 – Introduzione ed origine delle carrozze a due piani
Noto che le carrozze sono identificate in Due Piani, in maiuscolo, francamente non capisco perché, dato che nel titolo sono in minuscolo.
Nella breve introduzione si parla dell’esperienza francese con le vetture a due piani a due assi dell’inizio dello scorso secolo, ed alcune esperienze tedesche contemporanee, passando poi a pie pari al progetto francese degli anni Settanta.
Di vetture a due piani ce ne sono state molte altre, ed un excursus più ampio, almeno fotografico si poteva fare. Cito a memoria, solo in Europa, le esperienze francesi e tedesche negli anni delle due guerre, con vetture a carrelli e per i tedeschi, articolate. Inoltre non sono state citate le vetture più recenti a due piani sviluppate dalla DR e poi dalle unificate DB, la cui sagoma limite più ampia ha consentito l’estensione del piano superiore a tutto il veicolo e non solo nella parte centrale. Inoltre le recenti realizzazioni suburbane delle SBB, addirittura con l’intercomunicante al piano superiore sono significative. E senza andare negli Stati Uniti, dove si potrebbe aprire un capitolo dedicato.

Mi rende oltremodo perplesso l’asserzione dell’abbandono della sperimentazione sulle ferrovie prussiane di vetture a due piani perché il superiore scoperto ed inadatto alle avverse condizioni atmosferiche. Mai sentito parlare di tetto?

Le "carrozze costruite per le ferrovie Lubech-Buchener (…) configurate con due semicasse e carrello in tandem". Suppongo che la Lubecca-Buchener sia una linea ferroviaria e non una rete di ferrovie, poi il carrello in tandem ritengo si tratti della configurazione Jacob.
Le carrozze francesi a due piani sono state progettate (e brevettate) dalla CIMT (Compagnie industrielle du matériel de transport) e non CIMIT. Bastava una verifica su Internet.

A pag 7 appare la sezione e pianta di una vettura rimorchiata a due piani. Il disegno viene riproposto a pag.15, a pag. 21, a pag. 32, a pag. 33 (solo metà vettura), a pag. 34, l’altra metà, a pag 40.

Le vetture Vivalto vengono anch’esse replicate con lo stesso disegno a pag. 15, 21 e 22.
Un disegno più accurato della vettura Vivalto pilota è a pag 56 e a pag. 59, la carrozza Vivalto intermedia è a pag. 61 e ripetuta a pag. 63 e poi pag. 64 e 66!

Inoltre alcuni disegni hanno una scarsa se non assente definizione: il disegno della cassa a pag. 23 è illeggibile; i disegni a pag. 36 e 37 sono stampati male.

Le fotografie
A parte le splendide immagini a piena pagina di fotografi ferroviari valenti come Tolini, Radice e Pallotta, molte immagini sono mal stampate o addirittura fuori fuoco. Mi riferisco alla vettura CIMT di pag. 5, tratta da fotocopia, o la pesante sfocatura delle foto a pag. 33 e a pag. 70 in basso a destra. Molte foto sono a bassissima risoluzione, come a pag. 38 in alto, a pag. 51 a pag. 70 e la grande a pag. 71, con quel fastidioso effetto segmentato.

Sei pagine sono dedicate alla marcatura dei veicoli ed alla spiegazione della cifra dell’autocontrollo. Il concetto, seppur nobile, è già stato più volte trattato da recenti pubblicazioni più generali, e mi sembra un’inutile ripetizione. La marcatura letterale, per esempio, poteva essere limitata alle possibili classificazioni di queste vetture.

E veniamo alle perplessità.
A pag. 24 vi è la descrizione del veicolo, didascalica e da manuale. Quando si descrive l’accoppiatore automatico Schaku si parla che “il gancio automatico garantisce l’accoppiamento completo, meccanico, elettrico e pneumatico per un movimento con velocità fino a 5 km/h”. Cosa succede per velocità superiori? Si sgancia? In verità si voleva spiegare che la massima velocità consentita per l’accoppiamento è 5 km/h. “…inoltre "il perno di testa ha una particolare forma che permette di correggere eventuali disassamenti tra le teste degli accoppiamenti”.
In maniera comprensibile avrei scritto che l’accoppiatore automatico è dotato (come tutti gli accoppiatori di questo tipo) di elementi che consentono l’autocentraggio delle testate dei due accoppiatori. Il perno sta nel castelletto di trazione all’interno del pancone.

A pag. 26 si parla del carrello, mi consentirete di essere spietato.
“Il rodiggio è costituito dai carrelli” e le ruote?
“filtrare i dislivelli cui sono soggette le sale sui giunti e sulle ineguaglianze del binario”, esatto, ma ci riesce anche la sala rigida collegata alla cassa.
“realizzare sospensioni multiple per ottenere deformazioni totali di 200-300 mm” siamo sicuri? Ma neanche un carro merci a pieno carico ha una tale corsa.
Non capisco poi perché la sospensione primaria è definita esterna e la secondaria interna.
Inoltre non viene minimamente accennato alla capacità della sospensione secondaria di assecondare la rotazione del carrello.
Nella foto di destra a pag. 26 si indicano con le frecce una sospensione principale (??), forse si intendeva primaria, ed un ammortizzatore tra boccola e telaio carrello definito incomprensibilmente come “ammortizzatore principale”.
La descrizione degli organi di frenatura a pag. 27 (ci si dimentica di citare i dischi freno) è ripetuta ancora a pag. 28.
"Inoltre" mi pare che si scriva attaccato, viene ripetuto "In oltre" più volte, segno che il correttore automatico non era stato applicato.

Pag. 36 “Queste carrozze sono dotate di carrelli Fiat speciali, tipo F2P a passo più corto 2400 mm..:” è scritto proprio così, più corto di che cosa?

Capitolo 4, descrizione delle vetture.
“Le carrozze a due piani FS sono state studiate, anche se di costruzione spartana, con arredi interni molto semplici”. Sono un pendolare, non aggiungo altro.
Il concetto che le ampie porte “permettono un facile veloce incarrozzamento dei viaggiatori”, sulle due piani CIMT è completamente errato. A differenza dei francesi, non abbiamo i marciapiedi a raso delle porte. Pertanto, per me inconcepibilmente, devo salire per entrare, poi devo sempre o salire, oppure scendere, a discapito della velocità di incarrozzamento. Il vantaggio delle piano ribassato, di mettere le porte nella sezione tra i carrelli è stato dimenticato, per fortuna ripreso sulle Vivalto, sui TAF (a parte l’assurda scala curva) e sui TSR.

Pag. 47, il testo è incomprensibile, mancano righe e la sintassi e la concettualità si è persa pagine prima.
Pag. 48, nella descrizione della costruzione della carrozza si è dimenticato di accennare a quando si ricavano con taglio i finestrini.

Le didascalie
Pag. 25 non vi è nessuna descrizione del nuovo sistema di intercomunicazione delle Vivalto, seppur vi è l’immagine.
Le foto di pag. 28 sono invertite.
Pag. 43. Una livrea pubblicitaria è descritta come “carrozza con cassa ricoperta da graffiti”. Ma dov’era l’Editor? dormiva?

L’autore purtroppo non è stato supportato da un collaboratore che rileggesse, scientemente, l’opera.

Spero che queste note possano avviare un dibattito tra chi è d’accordo con le mie osservazioni verso quelli del “libro a tutti i costi”, ovviamente nei limiti della decenza e del rispetto reciproco, sempre più raro, anche in questo forum.
Ovviamente, mi firmo

Alessandro Albè


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 Oggetto del messaggio: Re: libro Treni italiani con carrozze a due piani
MessaggioInviato: venerdì 23 dicembre 2011, 17:57 
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Iscritto il: sabato 16 settembre 2006, 10:34
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strano, visto che l'autore non mi pare un novellino né uno sprovveduto... bah :(


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 Oggetto del messaggio: Re: libro Treni italiani con carrozze a due piani
MessaggioInviato: venerdì 23 dicembre 2011, 22:38 
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Iscritto il: martedì 17 gennaio 2006, 16:57
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Località: Casteo
Sono d'accordo con te sul 90% delle tue correzioni e critiche tranne su questo punto che almeno io lo interpreto in maniera difforme:

alcoalbe ha scritto:
Il concetto che le ampie porte “permettono un facile veloce incarrozzamento dei viaggiatori”, sulle due piani CIMT è completamente errato. A differenza dei francesi, non abbiamo i marciapiedi a raso delle porte. Pertanto, per me inconcepibilmente, devo salire per entrare, poi devo sempre o salire, oppure scendere, a discapito della velocità di incarrozzamento.


Le vetture a due piani di tipo francese permettono un più facile e veloce flusso non tanto per il piano più basso quanto per la maggior apertura delle porte rispetto alle altre vetture che consente ai viaggiatori la possibilità di salire e scendere contemporaneamente o di salire o scendere da tre aperture, cosa difficile con carrozze come le MDVE, le Z o addirittura le vecchie X che in effetti venivano criticate per questo motivo quando erano utilizzate per il servizio regionale.

Per il resto apprezzo le critiche di questo tipo a chi si cimenta in libri, forse, al di fuori della propria capacità...


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 Oggetto del messaggio: Re: libro Treni italiani con carrozze a due piani
MessaggioInviato: domenica 25 dicembre 2011, 19:10 
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Iscritto il: venerdì 4 aprile 2008, 11:13
Messaggi: 18
Anch' io sono rimasto molto perplesso: ho acquistato il volume per corrispondenza, volevo restituirlo alla casa editrice pensando di aver ricevuto (per errore) un pre-print.
Ahimè non vero: è il "vero" volume.
In ogni caso concordo con te al 100%.
Oltra a quanto hai evidenziato c'è una fotografia proposta due volte: cambia solo il formato (non è un ingrandimento di un particolare)
Ritengo ci sia poco rispetto dell' acquirente da parte della casa editrice: va bene vendere, ma ci deve essere un limite alla decenza e qui, a mio modesto parere, si è andati ben oltre.
E' un libro che scopiazzando di qua e di la si fa in un paio d' ore (magari anche meglio, quanto meno per la grafica)
Lasciatelo sugli scaffali !!!


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 Oggetto del messaggio: Re: libro Treni italiani con carrozze a due piani
MessaggioInviato: mercoledì 28 dicembre 2011, 22:38 
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Iscritto il: venerdì 3 marzo 2006, 12:22
Messaggi: 1062
Località: Monza
Ho comprato un solo volume scritto dall'autore del testo oggetto di questa discussione, vale a dire quello sulle carrozze passeggeri moderne: un vero disastro sotto tutti punti di vista. Foto, didascalie, testi: errori e strafalcioni di ogni tipo, alcuni veramente grossolani. :evil:
Mi è bastata quest'esperienza: da allora il nome di questo autore è una garanzia....sì ma, .... al contrario!!!! :wink:
Auguri a tutti

Pier


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 Oggetto del messaggio: Re: libro Treni italiani con carrozze a due piani
MessaggioInviato: giovedì 29 dicembre 2011, 11:32 
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Iscritto il: lunedì 16 gennaio 2006, 9:34
Messaggi: 183
Località: roma
Io dello stesso autore ho "Le carrozze italiane. Dalle origini 1839 al 1959 ". Fortunatamente ho acquistato tramite CIFI pagandolo 40 anzichè 55 euro.
Per carità, si tratta di una ricerca apprezzabile e, penso, abbastanza complesso, l'argomento è interessantissimo, ma nell'insieme si nota una certa sciatteria: testi in un italiano approssimato, figure e foto di non eccelsa qualità, errori nelle didascalie ed in alcuni rimandi.
Forse i due (+1) Voltan erano migliori :roll: anche se non trattano i primordi delle Ferrovie.
Saluti


Ultima modifica di ricc404 il giovedì 29 dicembre 2011, 16:50, modificato 1 volta in totale.

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 Oggetto del messaggio: Re: libro Treni italiani con carrozze a due piani
MessaggioInviato: giovedì 29 dicembre 2011, 12:51 
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Iscritto il: domenica 19 marzo 2006, 21:42
Messaggi: 695
Toglierei il "forse".


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 Oggetto del messaggio: Re: libro Treni italiani con carrozze a due piani
MessaggioInviato: giovedì 29 dicembre 2011, 13:15 
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Iscritto il: venerdì 15 luglio 2011, 10:17
Messaggi: 95
Località: Augusta (SR), Sicilia
ricc404 ha scritto:
Forse i due (+1) Voltan erano migliori


Forse??? :lol:

/Andrea/


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 Oggetto del messaggio: Re: libro Treni italiani con carrozze a due piani
MessaggioInviato: giovedì 29 dicembre 2011, 15:15 
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Iscritto il: venerdì 3 marzo 2006, 12:22
Messaggi: 1062
Località: Monza
Scusate la battuta scontata.... ma penso che Voltan possa essere considerato il vero Principe di queste pubblicazioni.... :)
Come lo è Cornolò per tutti il materiale di trazione.
Saluti a tutti

Pier


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 Oggetto del messaggio: Re: libro Treni italiani con carrozze a due piani
MessaggioInviato: venerdì 30 dicembre 2011, 9:37 
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Iscritto il: giovedì 12 gennaio 2006, 22:02
Messaggi: 537
Località: Varese
In questi giorni, complice l'uscita del modello Vitrains del locomotore 326, ho riletto il libro di Erminio Mascherpa dedicato al locomotore vero. La competenza e la capacità divulgativa di questo autore, nel nostro settore non è ancora stata superata e nemmeno raggiunta.


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 Oggetto del messaggio: Re: libro Treni italiani con carrozze a due piani
MessaggioInviato: venerdì 30 dicembre 2011, 10:07 
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Iscritto il: martedì 26 ottobre 2010, 7:34
Messaggi: 1761
Località: la città delle tre T...
mammut ha scritto:
In questi giorni, complice l'uscita del modello Vitrains del locomotore 326, ho riletto il libro di Erminio Mascherpa dedicato al locomotore vero. La competenza e la capacità divulgativa di questo autore, nel nostro settore non è ancora stata superata e nemmeno raggiunta.

Concordo pienamente. L'ingegnere Mascherpa aveva fama di uomo rigoroso e preciso, basta leggere quel testo (purtroppo l'unico suo che ho) per capire cosa significhi.


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