Da "la Repubblica" del 24/12/2016, pag. 19, a firma Paolo Griseri
<Succede quando arriva "il segnale". In quel momento, e solo in quel momento, ci sei tu, un treno pieno di centinaia di persone che ti pesa sulle spalle e un lungo binario davanti: "Quel binario lo devi percorrere. E devi partire in fretta. Non puoi star a rimuginare solo perché è la tua prima volta. L'orologio dice che devi muoverti, non dà scampo". L'emozione è maggiore se a fare queste riflessioni è una delle 63, "sei tre" come dicono alle estrazioni del Lotto, donne macchiniste d'Italia. 63 su 7.800, una goccia nell'oceano. Basterebbe un autobus urbano per caricarle tutte. Ci vorrebbero 150 treni veloci per trasportare tutti i loro colleghi maschi. "Abbiamo deciso che questa sproporzione non può durare a lungo", dice Mauro Ghilardi, direttore delle risorse umane del gruppo Fs. Nasce così, nel nuovo piano industriale, l'idea di portare in dieci anni 8.000 donne in ferrovie. "Non solo e non tanto tra le dirigenti quanto proprio nel personale tecnico", dice Sofia Nasi, ideatrice del progetto. Perché convincere le donne a mettersi alla guida dei treni? "Per diverse ragioni. Innanzitutto - spiega Ghilardi - la diversità di genere migliora il clima tra i dipendenti. È anche più rispondente alla composizione dei nostri clienti. E poi il macchinista forzuto, con grandi baffi, che lavora tra i fumi di una macchina a vapore fa parte di un passato che non tornerà più". Questioni di immagine, certamente. Ma con importanti risvolti pratici. "La presenza di un maggior numero di donne nei settori tecnici - aggiunge Ghilardi - è anche uno stimolo a migliorare le condizioni di lavoro. Se devo spostare un macchinario da 40 chili e so che non ci sono donne al lavoro, non mi impegno a trovare soluzioni ergonomiche accessibili a tutti". Così da gennaio partirà la caccia alle signore da impiegare nelle aree tecniche. Macchiniste, certamente, ma anche addette alla manutenzione. "Andremo a cercarle in 100 scuole della Penisola - spiega Nasi - e batteremo non solo gli istituti tecnici ma anche le scuole medie". Convincere le ragazzine a scegliere gli studi tecnici significa rovesciare radicalmente secoli di pregiudizi e di abiti culturali. Perché, forse non casualmente, è più facile convincere una studentessa a diventare ingegnera che a trasformarsi in un buon tecnico. Lo dimostrano i dati dell'ufficio personale della società ferroviaria. Nelle funzioni dirigenziali le donne sono già oggi il 21 per cento mentre in quelle tecniche sono solo l'11. Il piano di reclutamento delle macchiniste prevede di scegliere, dopo il lungo giro per le scuole della Penisola, un gruppo di dieci ragazze da inserire nei corsi di formazione per tecnici nei laboratori Fs. "Saranno loro le nostre migliori testimonial". E saranno loro, probabilmente, a spingere le ragazze di domani a mettersi alla guida di un treno. Per ora, tra le 63 che lavorano in cabina, nessuna ha ancora conseguito l'abilitazione per guidare un Frecciarossa, la punta di diamante delle Ferrovie, la macchina più ambita. Le macchiniste che sono riuscite ad arrivare più in alto si fermano al Frecciabianca, un treno a metà strada tra gli intercity e la vera alta velocità. "Avranno bisogno di corsi di formazione - spiega Ghilardi - e anche questa sarà una ragione per cambiare le nostre abitudini. Dovremo smetterla con i classici corsi di 3-4 settimane organizzati fuori sede. Sceglieremo piuttosto, grazie alle nuove tecnologie, corsi gestiti da remoto, al computer". Per evitare di costringere le donne a stare lontane dalla famiglia per un mese? "No. Per evitare a tutti, uomini e donne, di rimanere inutilmente lontani da casa. L'aumento delle donne in organico fa bene all'intero gruppo".>
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