Proseguendo con le storie dei marchi, eccone una che con il suo sistema ferroviario conta su una vastissima platea di appassionati:
LEGO
Il nome Lego (dal danese “leg godt”, gioca bene) nasce nel 1934 a Billund, nella regione dello Jutland, due anni dopo che il fondatore, Ole Kirk Kristiansen, inizia a realizzare dei giocattoli in legno dipinti a mano, il primo dei quali è un semplice jo-jo. Nel 1947 arrivano i primi prodotti in plastica e fra di essi, nel 1950, i mattoncini colorati a collegamento automatico (automatic binding bricks, come sono stati chiamati all'ufficio brevetti) che daranno vita ad un impero. Ben presto la gamma Lego conta 200 diverse referenze, fra le quali diversi automodelli, realizzati con materiali eterogenei: alcuni autocarri hanno cabine in legno e cassoni di plastica o viceversa. ln questi veicoli è possibile individuare qualcosa di realistico: abbiamo fra gli altri un bellissimo trattore tipo Fordson con attrezzi, un Unimog con rimorchio, un autocarro Mercedes, un furgone VW e una Chevrolet Bel Air modello 1955, segno inequivocabile che la produzione in legno si affianca ancora per qualche tempo ai mattoncini modulari. Sono del 1952 invece i primi modelli interamente in plastica, abbastanza fedeli all'originale: si tratta di un furgone e di alcuni autocarri Chevrolet. La scala si aggira attorno all'1/40 e tutti (ad eccezione del furgone) hanno lo sterzo comandato dal triangolino che fuoriesce dal tetto della cabina. Non riscuotono il successo che meriterebbero, forse perché più costosi dei coevi Tekno, che sono più robusti e con colori più brillanti. Nel 1960, dopo un incendio devastante, viene definitivamente interrotta la produzione di giocattoli in legno, ma ormai con i mattoncini Lego è possibile costruire qualsiasi cosa, anche intere città, e infatti nel frattempo (1954) sono arrivate le prime automobiline Lego in piccola scala per corredarle degnamente: una Volkswagen con lunotto ovale, seguita da un pulmino e un furgone, sempre Volkswagen. Sono privi di finestrini e hanno assi e ruote di metallo (caratteristica che rimarrà su tutti i successivi micromodelli Lego). All’inizio, la scala prescelta è 1/80 circa, ma, quando nel 1955 esce l'autocarro Bedford, esso viene realizzato nella scala 1/87, adatta ai plastici dei trenini a scartamento H0 (16 mm). Il Bedford è molto accurato ed ha i finestrini trasparenti. Nel 1960 compare, in questa scala, un nuovo Maggiolino, questa volta con lunotto rettangolare. Può essere venduto in una scatolina-garage con portoncino scorrevole, adattabile al sistema di costruzioni Lego. Tutte le auto Lego, in seguito, hanno il numero di catalogo che inizia con 6 se vendute col garage, con 2 senza. Questa serie di modelli viene prodotta fino al 1968 e si amplia fino a contare 12 vetture, fra cui la Fiat 1800, la Citroén DS, l'Opel Rekord e la Ford Taunus 17M, più tre furgoncini (tutti Volkswagen), sei autocarri Bedford sostituiti, a partire dal 1964, da altrettanti autocarri Mercedes-Benz, anche in versione autoarticolato e autocisterna. Caratteristici delle prime auto sono i fari realizzali con chiodini di plastica trasparente (che spesso, inevitabilmente, sono andati persi), mentre è da rimarcare sulla VW Karmann Ghia l'incisione della scritta sul cofano posteriore, realizzata con estrema finezza. Lo stampo del Maggiolino viene completamente (e inspiegabilmente) rifatto nel 1964, col risultato di avere un modello peggiore del precedente, che era invece molto fedele. Sempre a proposito di Volkswagen, nel 1958 viene realizzato uno stupendo Maggiolino in scala 1/35: ha vetri, carrozzeria in plastica verniciata (in 8 tonalità diverse fedeli ai colori originali della vettura), fondino di metallo e ruote cromate con pneumatico in similgomma. Deve forse inaugurare una nuova serie di modelli, ma non avrà seguito e molto presto sparisce dai cataloghi. Nel 1966, debutta la prima ferrovia elettrica, ideale complemento per i diorami. Nel 1967 è la volta della linea Duplo, dedicata ai più piccoli e che si distingue per i mattoncini di dimensioni maggiori. Nel 1968, apre i battenti il parco tematico Legoland, naturalmente a Billund: è un successo colossale: nel primo anno di attività si registrano ben 625.000 visitatori. Nel frattempo sono arrivate le prime auto di fantasia da costruire coi mattoncini, dando il via a una serie sempre più raffinata che continua ancora oggi. La gamma di veicoli su ruote si amplia progressivamente: automobili di ogni foggia e formato, camioncini, caravan, autotreni, furgoni, mentre viene progressivamente accantonata la famiglia di veicoli già montati di medio formato (corrispondente alla scala 1/32 circa) dotati anche di ruote sterzanti, comandati da un'asta con un mattoncino Lego in testa posta al centro della cabina di guida. Queste confezioni sono pressoché introvabili oggi, come pure molto difficile è reperire i singoli veicoli: non è un problema di stato di conservazione, perché i Lego bricks sono quasi indistruttibili, ma dato dal fatto che i giocattoli Lego sono stati quasi sempre “cannibalizzati” per costruire qualcos'altro. Tra i pochi mattoncini specifici per gli autoveicoli c'è quello che funge da frontale-paraurti, con il disegno della fanaleria e della mascherina anteriore, impiegato sia sulle auto, sia sui camion, seguito dalle pale delle ruspe, dalle benne dei camion e via via in un crescendo che ha portato a sviluppare numerosi soggetti automobilistici. Appassionati e collezionisti sono disposti a pagare cifre non indifferenti per scatole complete e mai aperte, ammesso di trovarne ancora. Per un maggiore realismo, nel 1974 vengono creati i personaggi, che trovano posto anche sulle automobiline scoperte. Nel 1977 nasce la serie Lego Technic, che comprende in origine un kart, una berlina e veicoli movimento terra, La particolarità di queste scatole di costruzioni è la loro notevole complessità: in alcune, oltre allo sterzo ci sono il motore funzionante, con i pistoni che salgono e scendono dentro i cilindri, i sedili reclinabili e l'albero di trasmissione. Tutti i modelli della serie Technic, adatti ai bambini più grandicelli con inclinazione all’ingegneristica, hanno movimenti meccanici, giunti, ingranaggi. ecc... Tra i primi ad apparire vi sono una simil-Jeep, un quasi-Unimog e alcuni autotreni articolati con cabina avanzata o arretrata che ricordano i camion americani, ma sempre senza riprodurre alcun veicolo particolare. Negli anni ’80 arrivano un trattore molto simile a un Massey-Ferguson e un autotelaio con motore posteriore a cilindri contrapposti che si può interpretare come un telaio Volkswagen. Dal 1978 è possibile realizzare in modo completo vere e proprie città: gli edifici (case, stazioni di servizio, caserme dei pompieri e della polizia) e gli altri elementi dell'arredo urbano, come i segnali, possono essere posizionati su plance di colore grigio che comprendono strade, incroci, passaggi pedonali. Negli ultimi tempi sono state avviate importanti collaborazioni con Ferrari e Lamborghini, che hanno portato allo sviluppo di diversi modelli su licenza, oltre a bisarche per il trasporto delle auto di Formula Uno. Ricordiamo poi la serie di miniature ispirate al film Cars, opportunamente caricaturate e perfette nei colori. Perché i bambini di oggi, al contrario di quelli di ieri, non perdonerebbero mai una svista sulla tinta dell'auto dei loro protagonisti. Oltre che a ricreare oggetti predefiniti, i mattoncini Lego servono anche a dare sfogo alla creatività. Li si può infatti assemblare seguendo le istruzioni allegate, per poi smontarli e rimontarli ancora, nelle varie combinazioni, oppure lasciare da parte i progetti e andare in cerca di nuove combinazioni. Oggi, in un'epoca in cui i bambini hanno molti oggetti con cui giocare, e l'elettronica di consumo è un agguerrito concorrente dei giocattoli tradizionali, la Lego ha creato una evoluzione dei propri mattoncini inventando Mindstorms: una linea di prodotti che combinano elementi programmabili (veri e propri piccoli computer) con motori elettrici, sensori, ingranaggi, assi e parti pneumatiche della linea Technic, per costruire robot e altri sistemi. Automatici e interattivi. Scientificamente parlando, si è passati dall'ingegneria meccanica alla robotica e alla meccatronica. Con Mindstorms si costruiscono e si programmano veri e propri robot, per fargli fare ciò che si vuole. E con l'acquisto di un kit di mattoncini si riceve tutto ciò che serve ad assemblare e istruire una macchina unica e intelligente. Farle eseguire incarichi e diverse operazioni è compito del bambino programmatore. L’investimento consistente di un'azienda come la Lego nel campo della robotica ha contribuito a cambiarne radicalmente l’immagine presso il pubblico. Il mattoncino che diventa computer ha allargato notevolmente la fascia d'età dei possibili consumatori, sia per le applicazioni possibili, sia per l'usabilità del prodotto da parte di principianti ed esperti programmatori. Per raggiungere questo risultato i giocattolai danesi prima si sono inventati una linea didattica: i Lego Dacta. Poi hanno coinvolto il Massachusetts Institute of Technology per lavorare su nuovi linguaggi di programmazione: Seymour Papert, docente a Boston e accanito ricercatore dei collegamenti fra mattoncini e linguaggio di programmazione Logo, è stato ribattezzato dagli studenti "professor Ricerca Apprendimento Lego". Mindstorms si basa sul successo del Robotics Invention System, diffuso in tutto iI mondo, e diventa un kit ancora più semplice e veloce. Nel giro di un paio d'ore ti permette di costruire e programmare un robot. Tantissime possibilità e di fatto nessun limite a immaginazione e livelli di complessità. L’implementazione del pacchetto con nuove funzioni tecniche e la commercializzazione di sensori sempre più efficienti stuzzicano la fantasia: ci si mette davanti a un computer, si pianifica nei dettagli il lavoro che vogliamo venga eseguito dal robot, cercando di prevedere possibili errori e calcolando i rischi, si danno le consegne al mattoncino, e si esegue il programma. Non precisamente un gioco da ragazzi, se pensiamo che è esattamente quanto è stato fatto, tanto per fare un esempio reale, con Spirit, Opportunity e Curiosity, i rover della Nasa spediti su Marte a esplorare il pianeta, raccogliere campioni e fare analisi.
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