Le considerazioni che un progettista dovrebbe fare per le locomotive da manovra sono (sarebbero) molto semplici:
-PRESE DI CORRENTE E PASSO ELETTRICO: le locomotive da manovra, per definizione agiscono negli scali ove abbondano scambi di ogni tipo, ne consegue che un modello non si dovrebbe mai fermare sul cuore di uno scambio! per evitare che questo accada è innanzitutto necessario che lo scambio sia doverosamente ben polarizzato e che il modello abbia un passo elettrico adeguato a superare eventuali piccoli tratti privi di alimentazione. E' evidente che il digitale è un vantaggio poichè permette il montaggio di un condensatore tampone che mantiene la marcia per brevi tratti anche in assenza di contatto con le rotaie (anche se un filetto in questo forum cita di un circuito tampone che funziona anche in analogico..).
-VELOCITA':La velocità non è importante, tranne rari casi (vedi D143 ad esempio) le loco da manovra non vengono mai utilizzate in line, quindi un modello dovrà avere una demoltiplicazione molto alta con velocità minime e massime realistiche
-ADERENZA: anche questa, tranne il caso sopra citato, ha scarsa importanza, le manovre avvengono sempre su tracciati in piano (tranne le selle di lancio

) quindi a mio avviso gli anelli in gomma sono del tutto superflui, se il 214 è capace di spostare in piano e in curva ben 20 carri di ottone sagi significa che una qualsiasi altra locomotiva ada manovra a due o più assi farà molto di più, quindi tanto vale eleiminare gli anelli di aderenza e aumentare invece le prese di corrente!
Insomma al momento, per mia esperienza, una locomotiva da manovra che soddisfa questi requisiti anche in analogico e senza circuiti di alimentazione tampone è solo la 214 Roco, tutte le altre: 245 comofer, 245-208-236 HR/RR, 215-218 Liliput, Kof/213 Brawa NO! a velocità minima si fermano sempre sopra gli scambi a meno che ovviamente non le si manovri a 100Km/h!!!
Solo la D143 Acme e il D260 Roco si comportano bene quanto il 214.
Giancarlo