Ciao a tutti, ho aiutato Patrizio con la documentazione a mia disposizione e mettendolo in contatto diretto con altri per reperire aspetti sui quali non possedevo disegni o fotografie sufficienti. Ho accesso a molte foto inedite, eseguite negli anni tra il 1955 e il 1960 da mio zio che sono utilissime dal punto di vista modellistico, dato che erano state scattate già allora con un preciso scopo documentaristico per la riproduzione in scala, e non per essere pubblicate sui futuri libri fotografici. In più nel tempo ho raccolto migliaia di foto sul trifase e su molto altro e in particolare sulla E551 abbiamo potuto coprire larga parte degli aspetti, e il resto lo abbiamo cercato e trovato specie per eventuali sviluppi futuri del progetto, altre versioni intendo. Molti aspetti particolari di queste macchine non solo non sono mai stati documentati o citati sui testi di Cornolò, Pedrazzini e altri, ma non sono affatto conosciuti se non da pochi studiosi che hanno raggiunto livelli molto elevati di conoscenza specifica - che certo non trova spazio sui libri perché nella maggioranza dei casi si tratta di varianti molto particolari, modifiche, ricostruzioni post-belliche uniche, miglioramenti operati in particolari depositi su poche macchine e a volte solo per periodi limitati tra una grande revisione e la successiva. Non scrivo questo per inserirmi di diritto in modo sottinteso tra questi "studiosi" perché per ovvie ragioni di età (ho 48 anni) io non ho né visto queste macchine, né posso averne raccolto testimonianze nei periodi immediatamente successivi alla radiazione. Ho però ricercato e messo insieme quello che mi mancava, negli anni, da persone (ora anziane o per la maggioranza dei casi già mancate) che hanno avuto testimonianze dirette o, come mio zio, avevano fotografato; ricercando, oltre a quello di cui si cerca conferma si scopre sempre anche molto altro. Ho consigliato fin da subito a Patrizio (e lui ha pienamente seguito i miei consigli) di eseguire un "modello ritratto" cioè un esemplare in particolare, ma non solo, di concentrare le nostre ricerche di documenti fotografici anche in un ristretto periodo in modo da realizzare idealmente "la locomotiva, quel giorno". Sembra solo apparentemente facile, ma non è così: spesso si parte da un'ottima foto molto nitida, ma mancano una o più altre viste sugli altri lati, oppure se ne ha una ma eseguita 10 anni prima, un periodo troppo lontano. Ho messo anche la mia esperienza di costruzione modellistica al suo servizio, anche se devo dire che non ne aveva granché bisogno perché Patrizio è un progettista industriale e non è certo un novellino. Una caratteristica del suo modello, a mio parere molto interessante, è che la trasmissione avviene realmente attraverso il biellismo: la vite senza fine e le ruote dentate intervengono sugli assi ciechi che al vero erano gli assi dei motori trifasi. Su un modello a 5 assi è una soluzione meccanicamente piuttosto efficiente, tra l'altro (Roco l'aveva utilizzata sul suo magnifico "coccodrillo" svizzero che rimane ancora oggi un capolavoro di riproduzione), perché la coppia insiste sull'asse motore centrale, distribuendo simmetricamente il movimento nei due sensi; normalmente, se la trasmissione scende sul 2° o 4° asse si crea necessariamente un certo squilibrio che su rodiggi complessi con numerosi accoppiamenti - e giochi conseguenti - può creare problemi.
|