..resto sempre dell'idea che prima di chiudere e tagliare si debba verificare a fondo se ciò che già esiste possa esser proficuamente riutilizzato... penso sia comunque interessante leggere quanto riporto qui di seguito , citazione tratta da un’opera assai interessante anche per capire le “dinamiche” interne dell’allora Azienda Autonoma delle FS, vale a dire i ricordi dell’ing Vittorio Finzi “I miei 50 anni in Ferrovia” ed COEDIT Genova 2007. Il Finzi, assuntoin FS nel 1946, dal 1973 al 1983 ricoprì l’incarico di Capo Ufficio IE del compartimento di Genova…. A proposito del “ parco Roja di Ventimiglia” scrive (pag242-246) (…la situazione qui riportata penso si riferisca a fine anni 70) Sin dall'anno 1970 fu elaborato un piano ministeriale di interventi migliorativi per tutta la rete FS …; esso per la linea Genova-Ventimiglia prevedeva un grosso stanziamento per consentire la prosecuzione dei lavori di raddoppio che stavano per essere ultimati nei pressi della stazione di San Lorenzo, sino al bivio lato Genova con la tratta esistente a semplice binario. Tale prosecuzione, della quale mancava ancora il progetto, riguardava lo spostamento a monte della residua tratta… Era tuttavia noto che l’allora Capo Compartimento di Genova, non era d'accordo su tale impiego dello stanziamento messo a disposizione, in quanto riteneva prioritaria la realizzazione di un grande Parco Merci non lontano dal confine con la Francia, allo scopo di alleggerire la stazione di Ventimiglia del traffico intemazionale delle merci, sottoposte ai controlli doganali e di polizia. Le necessità in proposito erano già state espresse in precedenti conferenze intemazionali (v. nota 3) ma nel piano citato, non se ne era tenuto conto………… 3) Le conferenze intemazionali con i Francesi alle quali anch'io ho partecipato si svolsero, se non erro, ad Avignone (1974), a Telone (1976), Ospedaletti (1978). In esse ripetutamente si trattò di irregolarità nella marcia di treni merci francesi nella tratta Ventimiglia-Genova e dei provvedimenti da attuare per un esercizio più regolare nella tratta stessa. Quanto al Parco Merci da realizzare a Ventimiglia, se ben ricordo, già in tali occasioni i Francesi si mostrarono poco interessati e non disposti ad affrontare spesa per nuove opere. ……………. Come previdi, tutti approvarono le varianti dei piani migliora-tivi sulla linea del Levante prospettate dal Capo e quando venne per me il momento di parlare, senza alcuna esitazione, espressi invece il mio dissenso dal parere dei colleghi. Iniziai accennando ai noti intralci sulla marcia dei treni, sia viaggiatori che merci, a causa degli incroci dei treni nella tratta di linea a semplice binario. Inoltre ricordai il gran numero di inconvenienti dovuti alla tortuosità del tracciato del tratto costiero della linea ancora a semplice binario, soggetto a frane e mareggiate. Accennai pure alla necessità di ripetuti interventi di manutenzione specialmente all'interno delle gallerie, tutte a "sagoma limite" ridotta e non più ammessa dalla nuova normativa della Comunità Europea. Aggiunsi che, prima di optare per il Parco Merci appena illustrato, era opportuno non dimenticare le ripetute istanze dei Comuni per spostare a monte la futura linea ferroviaria da raddoppiare, realizzando collegamenti più rapidi, meno soggetti a pericoli idrogeologici e che liberassero le aree urbane dai numerosi passaggi a livello ancora esistenti. A proposito dei problemi doganali in stazione di Ventimiglia, che tanto preoccupavano alcuni colleghi, ricordai che essi praticamente sarebbero stati risolti con la soppressione dei servizi doganali e del minor impegno per la Polizia di Frontiera, come previsto dalla anzi detta nuova normativa. Conclusi affermando che appariva assurdo giustificare l'opportunità del Parco Roja con la necessità di migliorare l’operatività di servizi che a breve sarebbero stati ridotti o soppressi. Era quindi inutile prevedere un fascio di binari con marciapiedi e pensiline per riparare i doganieri, in visita ai veicoli dei treni, nei perio-di di pioggia. ………………………………….. Ai lettori interesserà forse sapere che, quando ero già in pensione da oltre un decennio, organizzai una visita tecnica al Parco Roja riservata ai Soci del CIFI di Genova e di Milano e che, nel corso della visita, tutti restarono sorpresi nell'accorgersi che, nonostante l'opera fosse perfetta ed encomiabile per quanti l'avevano realizzata, era una "cattedrale nel deserto" con binari, edifici, impianti tecnologici praticamente inutilizzati. Molti chiesero perché si fosse sperperato tanto denaro dei contribuenti, anziché proseguire nelle opere di raddoppio. L'ingegner Valdambrini e il suo segretario, che guidavano il gruppo dei visitatori, si limitarono ad allargare le braccia. Anche io...tacqui per "carità di patria".
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