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 Oggetto del messaggio: Re: PLASTICO: Il plastico di Caprazzino
MessaggioInviato: venerdì 5 giugno 2015, 18:24 
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Ciao Wilpu,
grazie mille. Sì, l'approccio è esattamente quello, senza però "sacrificare" la morsa della Proxxon.
Penso che a livello di costi quello belga sia leggermente superiore, considerata la morsa.

Circa i servo, ho imbastito qualche misura in casa, ma non ho purtroppo una sonda di corrente per il mio oscilloscopio, quindi prendetele con le molle. Mi riprometto di essere più preciso in settimana, quando potrò fare qualche prova in facoltà con la strumentazione da banco a mia disposizione. Comunque sia: a riposo leggo valori di corrente sui 20mA, che crescono fino a 75mA durante l'azionamento del motore del servo. Non ho notato correnti superiori ai 75mA anche stressando il sistema oltre il teorico fine corsa.

Saluti,
Nicola


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 Oggetto del messaggio: Re: PLASTICO: Il plastico di Caprazzino
MessaggioInviato: sabato 6 giugno 2015, 16:10 
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Iscritto il: venerdì 22 settembre 2006, 18:39
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Località: Casalecchio di Reno (Bo)
Cari amici del forum,
mi piacerebbe avere un consiglio da voi.

Sto ragionando su quale tipo di armamento potrebbe avere la stazione di Caprazzino per poi riprodurla nel plastico. Vi rinfresco la memoria con il piano binari: i binari evidenziati in rosso sono elettrificati.

Immagine

Considerando il fatto che la Fermignano-Ponte Messa è stata ristrutturata ed elettrificata a partire dal 1985, direi che sui binari 1 e 2 ed sui tronchini H ed I si possano ipotizzare rotaie UNI 50, traverse in CAP ed attacchi di tipo Pandrol come quelle di questa foto di Rio di Pusteria (link).

Al contrario, proprio in quegli anni l'antenna per Carpegna cessava il servizio passeggeri, per restare aperta al solo traffico merci per altri 10 anni. Il traffico è ripreso solo 5 anni fa, ma non è ancora stata intrapresa una vera politica di risanamento della linea: magari avverrà nei prossimi anni... Per questo motivo, sui restanti binari e tronchini di Caprazzino e sull'antenna per Carpegna troverei adatte delle rotatie FS 46, traverse in legno ed attacchi indiretti, come quelle di questa foto del cavalcavia "1" di Urbino (link).

Voi che ne pensate?

Circa il come realizzare queste scelte, dopo aver letto questo post (link), direi che si possano usare dei Peco SL-102F per i binari con traversinatura in cemento, dei Peco SL-100F per quelli traversinatura in legno, avendo ovviamente cura di sistemare la distanza tra le traversine. Quanto al profilato per realizzare deviatoi ed incroci, pensavo di optare per i profilati Peco IL-3.
Sono consapevole del fatto che il codice più adatto per una UNI 50 e per la FS 46 sarebbe il 70, ma sul sito di Fremo (link) ho letto che "è bene ricordare che ruote con bordini a norma NEM 310 non circolano correttamente su questo profilo."

Voi cosa mi consigliate?

Saluti,
Nicola


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 Oggetto del messaggio: Re: PLASTICO: Il plastico di Caprazzino
MessaggioInviato: sabato 6 giugno 2015, 17:34 
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Iscritto il: sabato 27 ottobre 2007, 9:02
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Località: Torino
Ciao complimenti per "come ti muovi". :wink:
Usare codici sotto il 75 è rischioso tuttavia nel mio vecchio plastico avevo usato per un tronchino che volevo dargli un aspetto vecchio e trasandato il Bemo 60 infilato nelle traversine Peco. Tutti i rotabili di nuova produzione non avevano problemi invece tutti i rotabili costruiti prima di metà anni novanta davano problemi col bordino contro le caviglie.
L'ideale sarebbe stato quello di tenere in posizione i binari saldandoli a traversine in fr4 ogni 20 modellistiche private delle caviglie interne allo scartamento, in questo modo anche i bordini da "affettatrice" dei modelli anni 80 potrebbero passare.

In conclusione, se ti fermi al codice 75, il 95% del materiale rotabile circola senzaproblemi, se scendi sotto, evita le caviglie interne allo scartamento o realizzale mooolto sottili.

Ciao
Despx


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 Oggetto del messaggio: Re: PLASTICO: Il plastico di Caprazzino
MessaggioInviato: domenica 7 giugno 2015, 11:21 
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Iscritto il: giovedì 21 giugno 2012, 14:23
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Località: Massa Finalese (MO)
Beh, in certe parti degli scali venivano impiegate anche vecchie rotaie da 36 kg/m... In genere scali e depositi erano le ultime ruote del carro per le rotaie che, come noto, si facevano tutta una trafila tra piena linea (curva -interno ed esterno-, rettilineo), binari di incrocio/precedenza, binari secondari, binari ancor più secondari, scali merci, depositi, fonderia. Pertanto su certe secondarie, nei binari di scalo, era ancora possibile fino a una decina di anni fa trovare rotaie di inizio '900.

Pertanto io direi che la linea principale e sul binario di corsa va bene l'UNI 50, forse anche per il binario di incrocio (1); per il 3 e il 4 andrei su vecchi FS 46 (riciclati dalla piena linea), per i binari dello scalo merci si può tranquillamente andare sul RA 36S, per il raccordo, a seconda dell'epoca di costruzione, volendo anche molto più leggero (il ferro da 27 fu usato anche per piena linea in certe concesse fino ai primi anni '30, figuriamoci i raccordi!).
Per la secondaria, la situazione si complica. Ci sono 3 alternative. La prima: linea mai rinnovata a fondo, allora rotaie da 36 kg/m (alcune secondarie arrivarono conciate così ai rinnovi degli anni '80-'90); linea parzialmente rinnovata negli anni: rotaie da 46 riciclate da ogni dove (e che quindi ormai saranno da 44 :mrgreen: ); linea completamente rinnovata prima della chiusura (vedi Dossobuono-Isola della Scala, se non ricordo male completamente riarmata nell'84 e chiusa nell'86, o altre linee piemontesi :roll: ), nel caso via di ferro UNI 50. C'è però da considerare che una linea abbandonata da 4/5 anni durante i quali non è stata fatta manutenzione alcuna, si deteriora parecchio in fretta (vedi appunto le linee piemontesi chiuse nel 2012, ora per riaprirle servirebbe una cifra mostruosa; sarebbe costato meno mantenerci sopra 2 coppie di treni semivuoti e farci una manutenzione minima). Pertanto se tu presupponi che la linea sia stata riaperta dopo una decina d'anni di utilizzo come raccordo (manutenzione non certo accurata) e altri 5 di completo inutilizzo, beh, meglio pensare che l'armamento sia stato quantomeno rinnovato nei punti più delicati.

Quanto ai vari confronti tra ferri e altezza in scala:
Da tabella FS si ha:
ferro
27 altezza 120 mm 1/87: 1,379 mm
RA 36S altezza: 130 mm 1/87: 1,494 mm
FS 46 altezza: 145 mm 1/87: 1,666 mm
49 altezza: 148 mm 1/87: 1,701 mm
FS 50 altezza: 149 mm 1/87: 1,713 mm
50 UNI altezza: 148 mm 1/87: 1,701 mm
60 UNI altezza: 172 mm 1/87: 1,977 mm

Codici
100 2,54 mm
83 2,108 mm
80 2,03 mm
75 1,905 mm
70 1,778 mm
60 1,524 mm
55 1,397 mm
40 1,016 mm


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 Oggetto del messaggio: Re: PLASTICO: Il plastico di Caprazzino
MessaggioInviato: domenica 7 giugno 2015, 14:39 
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Iscritto il: sabato 27 ottobre 2007, 9:02
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Località: Torino
Bombi, tanto di cappello sulla cultura ferroviaria reale che possiedi ma a cosa può servire in scala quando ci sono evidenti compromessi meccanici per una circolabiltà accettabile?
Prova a mettere dei rotabili commerciali in scala H0 su un codice 55 (io ci ho provato con rotaie in scala Z su traverse Peco senza caviglie interne) e ti rendi conto che tra realtà e scala c'è un abisso. Poi... si, certo c'è il proto87, lo Spur H0, ecc. dove si arriva anche sotto il 55 ma comportano anche che i rotabili stessi vengano modificati.
Anche realizzando l'armamento da se, secondo me per non perdere la compatibilità con il mondo commerciale, non si dovrebbe scendere sotto il 75 salvo usare con parsimonia il 60 solo in tronchi ed evitare i binari di transito.

Poi, ogniuno è libero di fare quello che vuole... :wink:

Ciao
Despx


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 Oggetto del messaggio: Re: PLASTICO: Il plastico di Caprazzino
MessaggioInviato: domenica 7 giugno 2015, 17:38 
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Iscritto il: giovedì 21 giugno 2012, 14:23
Messaggi: 3765
Località: Massa Finalese (MO)
Dato che il pranzo era quasi pronto, quando ho scritto il post sono stato piuttosto sintetico e forse me lo sono scordato. Per lo scalo merci si può provare a usare il codice 60, senza usare le caviglie quantomeno nel lato interno (basta fare qualche esperimento); ovviamente in piena linea si va di codice 75. A meno di non andare a cambiare tutti gli assi incompatibili coi codici di rotaia impiegati...


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 Oggetto del messaggio: Re: PLASTICO: Il plastico di Caprazzino
MessaggioInviato: martedì 9 giugno 2015, 20:46 
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Località: Casalecchio di Reno (Bo)
Ciao a tutti e buona serata!
Innazitutto mille grazie a Bomby e Despx: mi avete dato proprio degli ottimi spunti!

Vedo di fare un poco il punto. Direi tutti d'accordo nell'usare il 75 per la piena linea. Circa lo scalo, mi piacerebbe fare una prova con il 60: vorrei provare l'effetto che fa, autocostruendo il binario in toto. Speravo di poter riciclare qualche vecchia rotaia in scala N, ma le ho misurate e sono degli 83, quindi niente da fare. Vedro che cosa riesco a recuperare alle prossime fiere. Nel frattempo farò qualche ordine su Lippe.

Quanto alla linea "reale", sulla base di quanto detto da Bomby, meglio ipotizzare che l'armamento sia siato rinnovato sui binari 3 e 4, sul tronchino G e sull'inglese lato Carpegna. Pensando alla Casalecchio-Vignola, dal 2003 al luglio 2010 tutta la linea venne riarmata, compresa la stazione di Vignola. Ma in effeti erano passati 45 anni dalla sospesione del servizio passeggeri e 8 dalla sospensione del servizio merci. Contando questo lasso di tempo per il rinnovo di una tratta di 30km che al 2013 muoveva poco più di 8000 passeggeri al giorno, e che l'antenna per Carpegna è lunga poco meno di 28km ma muove sicuramente meno passeggeri, si potrebbe pensare che dal 2009 ad oggi il rinnovo della linea sia ancora in corso... Prospettiva interessante!

Ed ora torniamo alla realizzazione della struttura modulare del plastico di Caprazzino. Dopo il post di qualche tempo fa, questa volta vorrei parlarvi della struttura alla base dell'elicoidale, che fa da sostegno anche al cappio di ritorno della stazione nascosta.

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Nell'ottica di consentire la trasportabilità dell'impianto, anche questa struttura è stata pensata come modulare, e suddivisa in quattro elementi basati sulla medesima forma. La curiosa disposizione basata su due quadrati concentrici mi ha permesso di realizzare una struttura solida e rigida, ma al tempo stesso leggera. Lo spazio centrale, che resterà vuoto, è pensato per permettere di ispezionare con comodità l'impianto e tutto il percorso elicoidale che collegherà il piano di stazione di Caprazzino a quella di Frontino, circa 60cm più in alto. Il quadrato esterno è da 110cm di lato, mentre il quadrato centrale ha una luce di 61cm.

Tutta la struttura appoggia sulle gambe di un vecchio tavolo che avevamo nella casa del mare e che è stato prontamente riciclato su suggerimento di mio padre. Ho preferito evitare di vincolare rigidamente le due strutture fra loro per facilitare lo scorrimento reciproco -entro certi limiti- in caso di dilatazione e/o deformazione della struttura a listelli. Per lo stesso motivo potete osservare che sulla destra, tra la base dell'elicoidale ed il muro, ho lasciato uno spazio di qualche centimetro. Questo inoltre facilita il posizionamento e la rimozione dei moduli quando ho necessità di lavorare su uno solo alla volta.

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Ma veniamo alla costruzione. Ognuno dei quattro elementi che forma la base è assolutamente identico agli altri 3. I due listelli più lungi sono da 53cm, fissati ad L con la solita combinazione di vite da legno a scomparsa e colla Mille Chiodi. I due listelli più corti sono invece da 10 e 12cm rispettivamente, con uno dei lati tagliato a 22.5°. La differenza di lunghezza è legata al fatto che uno dei due deve supplire lo spessore del listello che forma il lato. Le viti sul perimetro esterno sono sempre piantate in modo da comprimere le fibre del primo listello.

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Infatti, come potete vedere nello schema a destra, quando si collegano due moduli, i listelli da 10 e 12cm si trovano sempre affacciati e le due viti lavorano a 90° così da distribuire meglio di sforzi. Poiché la sola cornice esterna non sarebbe in grado di sostenersi, in quanto poggiante solo su quattro punti, per altro al centro dei lati, ho dovuto prevedere altri listelli. Anche se sarebbe stato sufficiente realizzare questa struttura di controventatura con i listelli da 15x15mm, ho preferito optare per quelli da 20x20 per aumentare la superficie di appoggio al tavolo e formare al contempo una base di appoggio uniforme.

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Come prima cosa ho realizzato questa T. La scelta di questa forma è stata dettata da due fattori. Innanzitutto avevo necessità di predisporre la base per i supporti l'elicoidale, che sono concentrici ai quadrati che formano la base dell'intelaiatura. In secondo luogo dovevo trovare il modo di fissare con viti i listelli, e non avrei potuto farlo se il lato lungo della T avesse raggiunto l'angolo, dove c'è già la vite che collega i due listelli della cornice. Terzo ma non ultimo, volevo aumentare la superficie di appoggio sulla gamba del tavolo.

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Una volta realizzata la forma della T, ho provveduto ad allinearla con un a squadra da carpentiere alla struttura esistente per verificarne il corretto posizionamento. Dopo di che, ho provveduto ad una buona passata di Mille Chiodi sulle superfici di incollaggio.

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A questo punto, mantenendo in posizione la T con due morsetti a ganascia, ho bloccato due cunei a 45° a circa 5cm dal vertice con l'ausilio di due morsetti a vite.

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La funzione dei cunei è più chiara in questa foto: mi servono per mantenere saldamente in posizione la T pur essendo questa angolata di 45°. I due morsetti laterali bloccano i cunei in posizione, evitando che scivolino via.

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A questo punto, bloccando l'escursione laterale della T con i morsetti a ganascia, ho praticato il foro guida per la vite di fissaggio ed il relativo scasso per far scomparire la testa della vite e garantire un perfetto affaccio dei singoli moduli. Vi consiglio di praticare prima il foro guida e realizzare solo dopo lo scasso utilizzando una punta da legno a tre punte come quella illustrata qui sotto.

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Per realizzare un foro inclinato a 45° con questa punta, iniziate a forare perpendicolarmente al listello senza esercitare particolare pressione: dovete solo iniziare ad incidere la superficie del legno tracciando una circonferenza. Poi iniziate ad inclinare progressivamente la punta: il foro guida farà sì che la punta centrale sia guidata nella direzione giusta. Le punte esterne provvederanno invece ad allargare il foro iniziale sino a raggiungere la forma voluta. Basta poca pratica, un po' di precisione e molta pazienza per ottenere ottimi risultati.

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Praticati entrambi i fori sul lato corto della T e invitate le viti di fissaggio, potete rimuovere i quattro morsetti e passare al fissaggio del lato lungo della T. Questo risulta particolarmente facilitato se avete preso bene le misure e se avete a disposizione un morsetto per incollare a squadro. Suggerisco di tagliare sempre mezzo millimetro più corto del necessario così da poter mettere in tensione il legno con il fissaggio e compensare eventuali dilatazioni termiche.

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Anche qui immancabile la vite a scomparsa per evitare brutte sorprese dal solo incollaggio. Essendo il foro ortogonale alla superficie del listello, la procedura è particolarmente semplice, ma il risultato finale è piuttosto soddisfacente.

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Ora è necessario fissare i due supporti laterali. Purtroppo il taglio non è particolarmente agevole, dato che l'angolo è da 11.25°: in questa fase mi è tornata particolarmente utile la mia fedele rettificatrice a disco della Proxxon, regalo di mio babbo! Grazie Liano! Anche se ho sacrificato un poco di legno è stato più facile partire da un taglio a 22.5° e poi eliminare il legno in eccesso verificando il profilo di volta in volta con un goniometro a bracci. Terminata la fase di taglio e rettifica, e spalmata un po' di colla sulle superfici di incollaggio ho posizionato il listello al suo posto e l'ho bloccato con un altro listello con un taglio complementare.

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Un secondo listello con lo stesso angolo di taglio blocca l'angolo opposto così da permettere un posizionamento saldo. Solito foro guida e scasso per la vite di bloccaggio ed anche questa parte è completata.

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Ho realizzato quindi una struttura analoga sul lato opposto e ripetuto tutto il lavoro che vi ho descritto per altre tre volte, ottenendo quattro moduli identici.

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L'assemblaggio finale della struttura si basa sui soliti tasselli da legno e bulloni con testa esagonale già descritti nei post precedenti. Il mio trapano è abbastanza piccolo da riuscire a passare senza problemi negli spazi laterali, ma vale la pena controllare prima di fissare con colla e viti. Se il trapano non passa, praticate i fori di collegamento prima di fissare i supporti, altrimenti rischiate di rovinare un buon lavoro con fori non correttamente allineati.

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Ed ecco il prodotto finito. Sono stato molto soddisfatto dalla regolarità della struttura e dalla facilità di assemblaggio. I listelli della Onlywood (link) si sono dimostrati veramente un prodotto valido ma dal prezzo accessibile. Sebbene siano presenti alcuni nodi, veramente pochi di essi presentavano curvature tali da impedirne l'uso. Inoltre un buon periodo di acclimatamento ed una casa particolarmente secca hanno sicuramente giovato.

Per finire ecco un dettaglio del punto di appoggio della struttura alla gamba del tavolo. Come potete vedere la testa della T appoggia proprio dove volevo e distribuisce bene il peso.

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A presto!!


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 Oggetto del messaggio: Re: PLASTICO: Il plastico di Caprazzino
MessaggioInviato: martedì 16 giugno 2015, 21:57 
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Iscritto il: venerdì 22 settembre 2006, 18:39
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Località: Casalecchio di Reno (Bo)
Buona serata ai miei lettori!

Sono finalmente arrivato ad un punto importante nella costruzione del plastico: tutto il piano -1, quello della stazione nascosta è finalmente completato. Ho finito anche il cablaggio e la programmazione degli scambi e dei servo-relè. Dopo avere fatto un po' di pulizia e ripulito il piano del plastico dai piani di appoggio, la prospettiva è questa.

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L'alone di luce che vedete a destra è semplicemente un faretto che ho puntato sulla zona degli scambi per lavorare meglio. Questa invece è la vista di infilata della stazione nascosta, con i suoi 7 binari.

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Ma quello di cui voglio parlarvi oggi riguarda il sistema di controllo del plastico, od almeno quanto ho realizzato finora. Quindi la foto più significativa è questa che segue.

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In primo piano in basso vedete il mio vecchio cellulare. Come potete osservare sul suo schermo c'è una replica fedele dell'immagine presente sullo schermo del PC. Avendo deciso di adottare RocRail come programma di controllo -almeno per ora-, e non volendo pagare il dazio per l'applicazione di controllo remoto su iOS -gratis per android...- ho optato per il servizio di controllo remoto offerto da VNC (link). Questo programmino permette di telecomandare un PC via rete anche tramite un cellulare, a patto che su questo siano installati i relativi programmi di controllo: tutto questo, fortunatamente a gratis.

A sinistra dello schermo invece, poco oltre il cappio di ritorno, trovate il booster DCC, altra autocostruzione. Mi permette di controllare tutto il plastico ed eroga una potenza massima di 55W. Al momento è tarato per disconnettersi automaticamente in presenza di assorbimenti superiori a 3A, oltre che in presenza di cortocircuiti. Lo vedete meglio qui sotto.

Immagine

Subito sopra, al centro della foto, protetto da adeguata schermatura, c'è l'alimentatore switching principale, acquistato su internet a circa 10€ (link). Era tarato per fornire 12V/10A, ma un comodo regolatore già installato nel circuito stampato mi ha permesso di elevare la tensione in uscita fino ai 14.5V regolamentari, conformemente allo standard NMRA S-9.1 (link).

Poco più a sinistra si trovano due moduli gemelli: sono i rilevatori di corrente. Mi servono come sensori di occupazione di tratta per le 8 tratte in cui è stata divisa la stazione nascosta, ovvero i 7 binari di stazionamento ed il cappio di ritorno.

Subito sopra, dove vedete convergere i cavi piatti in uscita dai rilevatori di correte, c'è un modulo LocoServo di Hans De Loof. Al momento è collegato a tutti i servo motori -in bianco, fissati da staffe ad L in legno- che comandano i deviatoi della stazione nascosta, ma questo cambierà al termine della costruzione del piano superiore. Accanto ai servo motori, si trovano i servo relè per la polarizzazione dei cuori.

Lo schema complessivo attualmente è questo che segue.

Immagine

Il PC è collegato ad un router WiFi che, oltre a garantire l'accesso alla rete ethernet di casa, permette anche l'accesso wireless. Normalmente il PC ha solo il monitor, seppure anche questo sia opzionale, in quanto tutto si controlla via cellulare tramite il programma VNC di cui vi ho parlato prima.

Una delle porte USB del PC è collegata al LocoBuffer (link): questo permette a programmi come RocRail di interfacciarsi al bus LocoNet per controllare periferiche e ricevere informazioni -ad esempio sulla posizione dei treni- dai sensori sparsi sul plastico.

Al bus LocoNet sono collegati attualmente un modulo LocoServo (link), per il controllo di 8 servo motori e 8 ingressi/uscite generici (I/O) , ed un modulo LocoIO (link) per il controllo di 16 I/O. A LocoServo sono collegati, tramite i moduli servo relè per la polarizzazione dei cuori, gli 8 servo motori per il comando lento degli aghi dei deviatoi.

Lo stesso modulo LocoServo riceve gli ingressi di 2 moduli rilevatori di corrente (link) per il controllo dell'occupazione delle 8 tratte. Questo controllo è utile per stabilire se un treno è presente all'interno di un blocco, ma non permettono di stabilire la posizione precisa del treno all'interno del blocco.

Il modulo LocoIO per ora si interfaccia soltanto ai 7 sensori ad infrarossi che ho autocostruito. Questi sensori mi servono per stabilire la presenza o meno di un treno in un punto esatto dell'impianto: in particolare individuano il punto di fermata dei 7 binari tronchi della stazione nascosta.

Il movimento dei treni sull'impianto è controllato direttamente dal PC tramite il booster DCC. E' il pc stesso, tramite RocRail, a generare il segnale DCC. Purtroppo ho dovuto ritoccare un po' il programma, dal momento che alcuni errori di stesura impedivano un corretto funzionamento a causa di reiterati reset del flusso dei pacchetti di controllo. Fortunatamente RocRail è sia gratis che open-source, ovvero è possibile accedere al listato da cui si genera il programma: questo mi ha permesso di lavorare senza ostacoli.

Un sistema di controllo presente sul booster interviene in caso di cortocircuiti in un tempo trascurabile (31.25ns per chi fosse interessato) e controlla periodicamente che il sistema sia tornato alla normalità prima di restituire il controllo al PC. Nel frattempo il malfunzionamento viene segnalato al PC, il quale, con i suoi tempi, provvede a disabilitare il segnale DCC ed avvisare l'utente.

Sino ad oggi il sistema di controllo è stato testato per oltre 500 ore, di cui 150 consecutive, e non ha generato alcun problema, quindi mi posso ritenere soddisfatto.

Per la prossima settimana spero di essere riuscito a provare 'andRoc', il sistema di controllo remoto di RocRail per Android, così ve ne parlo un po'.

A presto!!


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 Oggetto del messaggio: Re: PLASTICO: Il plastico di Caprazzino
MessaggioInviato: martedì 23 giugno 2015, 22:15 
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Iscritto il: venerdì 22 settembre 2006, 18:39
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Buona serata a tutti gli amici del forum!

Come promesso la scorsa settimana, negli ultimi giorni, ho fatto qualche prova con AndRoc (link). Devo dire che sono abbastanza soddisfatto: a parte la curva di apprendimento un poco ripida per chi come me è amante dello "sbagliando si impara" piuttosto che del leggere pedissequamente tutto il manuale, il programma è veramente ben fatto. Innanzitutto mi ha permesso di controllare tutto il plastico in maniera chiara da un solo dispositivo. In secondo luogo i tempi di risposta dei comandi inviati sono veramente ottimi. Vero è che per ora sto testando il tutto con una sola loco: vedremo ben più avanti come andranno le cose con più loco ed una tabella oraria degna di questo nome.

Ma veniamo al funzionamento. In questo momento vi sto scrivendo dal tavolo della sala: il plastico ed il sistema di controllo sono alimentati di là in studio ed io vi posso accedere tramite VNC, come vedete da questa foto.

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Sulla sinistra, tra le varie icone, trovano posto quella per far partire il server di RocRail (la terza dal fondo) e la sua interfaccia di controllo RocView (la seconda dal fondo). Facciamo partire il server con un bel doppio click e, avendo cura di aver disabilitato i messaggi di debug, otteniamo questo risultato.

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A questo punto, visto che sono ancora in fase di sviluppo, prima di far partire AndRoc, preferisco lanciare RocView: in questo modo posso controllare dallo schermo del PC che tutto fili liscio.

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Bene! Pare sia tutto in ordine: il software si ricorda che avevo lasciato il mio convoglio di test -la E190 CFI, un bagagliaio posta UIC-X in livrea MDVE e una semipilota MDVE- sul binario 7, anche se per ora non li "sente" dato che, seppure alimentati, il sistema di controllo è spento, come testimonia il pulsante non premuto a forma di lampadina in alto, sotto la barra dei menù. E' ora quindi di lanciare AndRoc.

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La schermata di lancio si presenta essenziale ma funzionale. Una volta inserito l'indirizzo del pc che controlla il plastico -basta farlo una volta, l'app se lo ricorda- e la porta a cui connettersi -io ho lasciato quella di default-, il programma si connette al server di RocRail e carica lo schema dell'impianto.

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Come potete vedere, questo ricalca fedelmente quanto compare sullo schermo del PC (lo vedete meglio nel post precedente). In alto trovate il nome del pannello relativo alla parte che vogliamo controllare: in questo caso 'Nascosta'. Io ho deciso di creare un pannello per ogni livello così da poter gestire meglio le manovre, anche se sarebbe stato possibile fare un unico pannello per tutto il plastico, dato che la struttura non è delle più complicate.

Ora, tenendo premuto il nome del pannello a lungo si accede al menù di controllo.

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Qui la traduzione dall'inglese ha lasciato un poco a desiderare. "Limitatore" in realtà dovrebbe essere tradotto tutt'al più come "Regolatore", in quanto permette di controllare la marcia di una delle loco sul plastico. Vediamo piuttosto di accendere il sistema. Facendo click su "Sistema" si accede a questa schermata.

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Anche qui la traduzione non ci viene sempre in aiuto, purtroppo... Accendiamo l'impianto tramite il pulsante "Accendi" e facciamo partire la modalità automatica con "Accensione automatica". Ora, dato che ho già configurato il sistema per far muovere alternativamente il convoglio di test dal binario 7 al binario 1 e ritorno, transitando per il cappio di ritorno -binario 8-, manca solo di dare il via alla locomotiva.

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Infatti ora tutto è pronto: il sistema rileva il convoglio sul binario 7 ed in particolare mi sta dicendo che è proprio all'estremo destro. Deduco questo dal fatto che la spia al centro, affianco alla sezione di blocco entro cui è scritto "test >" è accesa con luce rossa: questo vuol dire che su quella tratta c'è assorbimento di corrente. A sinistra c'è inoltre una seconda spia a luce rossa: questa corrisponde al rilevatore infrarosso che sta segnalando occupazione. Le spie sui binari 1-6 sono tutte spente dato che i binari sono vuoti.

Ora posso cliccare su "test": si apre questo menù, che mi permette di controllare la E190.

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Facendo clic su "loco" si apre questo secondo menù.

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Seleziono dal menù a tendina "schedule list" -scusate la traduzione incompleta...- ovvero dalla lista delle tabelle orarie la tabella di test e controllo che la loco sia correttamente assegnata alla sezione di blocco SN7, ovvero "stazione nascosta, binario 7".

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Ora posso premere su "avvia" ed il convoglio si mette in moto. Il percorso verso il binario 8 viene preparato e bloccato, indicato dal colore giallo.

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Ora il convoglio è entrato nella sezione di blocco, come testimoniato dall'accensione della spia corrispondente al sensore di occupazione. La prima spia resta verde, al momento, perché non ho ancora installato e cablato il sensore infrarosso corrispondente a quel punto di fermata.

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Viene ora prenotato e bloccato il secondo itinerario verso il binario 1...

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... che viene percorso dal convoglio di test fino all'ingresso nel blocco. Tre secondi dopo l'ingresso il treno decelera dal 50% al 20% della velocità massima preparandosi all'arresto ed inversione di marcia.

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L'arresto avviene in corrispondenza del sensore infrarosso che protegge la fine del binario: la spia si accende non appena il convoglio passa davanti al sensore.

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A questo punto, dopo una decina di secondi di pausa, il convoglio inverte la direzione e ritorna sul binario 7.

Immagine

Approfittando di una pausa tra le corse di test, qui sopra potete vedere il convoglio fermo sul primo binario.

La precisione del punto di arresto dipende da due fattori: prima di tutto, la velocità che ha la loco al momento in cui passa davanti al sensore. Questo è piuttosto intuitivo: tanto più va veloce, maggiore sarà lo spazio di arresto, soprattutto se il decoder installato è programmato per simulare accelerazioni realistiche. Ma c'è anche un secondo parametro, più subdolo, che è il tempo di risposta del sistema di controllo: infatti, tanto più tempo impiega il sistema a processare il messaggio inviato dal sensore, maggiore sarà lo spazio percorso dalla loco. Come potete vedere, però, è possibile ottenere una buona precisione: la E190 si è fermata a circa 3cm dalla fine del binario, 5cm dalla fine dell'impianto.

Per oggi è tutto.

A presto!!


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 Oggetto del messaggio: Re: PLASTICO: Il plastico di Caprazzino
MessaggioInviato: mercoledì 24 giugno 2015, 10:09 
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Iscritto il: sabato 27 ottobre 2007, 9:02
Messaggi: 2852
Località: Torino
Ciao, non sono molto esperto di smartphone ma non mi sembra che il OS che è installato sul Samsung in foto sia Android...mi ricorda più win 7 ... :? Mi sono perso qualche cosa? Esiste per caso una emulazione o VM windows x Android o è win 8 ? Ma i Samsung non sono solo android?

Scusa la raffica di domande...
Ciao
Despx


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 Oggetto del messaggio: Re: PLASTICO: Il plastico di Caprazzino
MessaggioInviato: mercoledì 24 giugno 2015, 11:10 
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Iscritto il: venerdì 22 settembre 2006, 18:39
Messaggi: 211
Località: Casalecchio di Reno (Bo)
Ciao Despx,
l'OS installato sul mio cell è un Android 4.4.4. Quello che vedi a schermo è legato al fatto che, usando VNC, mi collego al PC che controlla il plastico -su cui è installato win 7- e vedo sullo schermo del cell lo schermo del PC. In questo modo posso evitare di collegare tastiera, mouse e, volendo, anche il monitor.

Saluti,
Nicola


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 Oggetto del messaggio: Re: PLASTICO: Il plastico di Caprazzino
MessaggioInviato: mercoledì 24 giugno 2015, 14:56 
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Iscritto il: venerdì 29 gennaio 2010, 13:56
Messaggi: 2751
Località: Legnano (MI)
Sono sbalordito!!! E' tutto bellissimo, sia l'idea di base su cui ambientare il plastico, sia tutta la fase preparatoria!!! :shock:
Complimenti vivissimi!!! :)


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 Oggetto del messaggio: Re: PLASTICO: Il plastico di Caprazzino
MessaggioInviato: mercoledì 1 luglio 2015, 22:09 
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Iscritto il: venerdì 22 settembre 2006, 18:39
Messaggi: 211
Località: Casalecchio di Reno (Bo)
Buona serata agli amici del forum!

Con l'arrivo del periodo estivo il tempo per il modellismo si riduce ulteriormente dato che spesso trascorro i weekend al mare con mia moglie. Ovviamente questo non vuol dire fermare del tutto l'attività, ma passare ad attività per così dire "esportabili". Per questo motivo questa settimana salto un poco di palo in frasca e vi racconto qualcosa sugli edifici, partendo da uno dei più importanti e caratteristici per un plastico: la stazione o meglio, il fabbricato viaggiatori (FV).

E' sicuramente uno dei punti focali e di maggior interesse in un plastico come quello di Caprazzino, capace di caratterizzare con il suo stile tutta l'ambientazione. Ovviamente oltre allo stile è necessario scegliere le giuste dimensioni: che senso ha riprodurre come FV quello della stazione di Bologna C.le per poi metterlo davanti a solo 4 binari? Se amiamo tanto il nostro hobby da preferire modelli in scala esatta a modelli seppure pregiati ma non così perfettamente in scala, lo stesso discorso dovrebbe valere anche nei confronti di ciò che circonda la ferrovia, in particolare strade, vegetazione ed edifici. Nel mio caso, inoltre, il FV cade proprio al centro dell'impianto quindi sarà sicuramente uno dei punti focali per quegli occasionali visitatori che avranno l'ardire di osservare dal vero il mio lavoro. Quindi scegliere un edificio troppo grande sicuramente sarebbe un punto a sfavore del realismo dell'insieme.

Immagine
"Fermignano, ex stazione 01" di I, Sailko. Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons.

Inizialmente avevo pensato di riprodurre il FV di Fermignano (link): anche questa stazione è di diramazione tra due linee a binario semplice, ha un piano binari decisamente semplice e di tutti binario passanti, ed è bene inserito nel contesto della linea che vorrei rappresentare. Secondo me, però, ha una particolarità da non sottovalutare: è decisamente più grande di quello che ci si aspetterebbe per la tradizionale linea secondaria italiana.

Come ripartizione dei volumi infatti è decisamente maggiore rispetto alla cara, vecchia Casalecchio di Reno (link) che pure risiede lungo un asse di ben maggiore importanza. Questo mi ha portato a scegliere di usare il FV di Fermignano per il futuro plastico di Ponte Messa, decisamente più adatto per dimensioni e volume di traffico.

In attesa di trovare la giusta ispirazione, ho lasciato lo spazio del FV vuoto sullo schema del plastico. Ad Ottobre dello scorso anno ho trovato quello che mi serviva: con Silvia, mia moglie, recandoci in visita presso alcuni nostri amici, abbiamo avuto occasione di parcheggiare l'auto a due passi da una bellissima stazioncina delle FER: Budrio.

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Mi è piaciuta fin da subito per proporzioni e per la semplice eleganza della facciata, con i tre archi nella parte centrale a ricordare un po' i portici di Bologna. Ho pertanto deciso che sarà proprio questo il FV di Caprazzino. Tra l'altro anche Budrio era stazione di diramazione per le linee che da Bologna raggiungevano Massalombarda e Portomaggiore. Ottimo anche il piano binari, coerente con quello di Caprazzino come sviluppo ed estensione.

Ho approfittato di qualche giornata al mare per trasformare qualche foto scattata in quell'occasione in un modello 3D con Google Sketchup (link) sfruttando la funzione "Match New Photo". Si tratta in pratica di ricreare la posizione-luogo ed inclinazione- di scatto di una o più fotografie in un ambiente tridimensionale e di sfruttare questa informazione per ricostruire con uno strumento CAD semplice l'oggetto del desiderio.

Immagine

Quest'ultimo passaggio è reso più semplice dalla possibilità di lavorare in 3D direttamente sopra la fotografia, come potete vedere da questa immagine.

Immagine

Con molta precisione ed altrettanta pazienza si cerca di ricostruire il FV rispettando tutte le forme e proporzioni per arrivare ad ottenere un oggetto finale virtale che abbia le sembianze di quello reale.

Immagine
Immagine

Sta poi alla pazienza dell'autore ricreare quanti più dettagli possibili, così come le colorazioni e le tessiture dei materiali. Una volta terminato il lavoro, è possibile poi stampare in scala il risultato dei propri sforzi per realizzare con i materiali di propria scelta l'oggetto ricostruito.

Prometto di riprendere l'argomento quanto prima possibile.

A presto!


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 Oggetto del messaggio: Re: PLASTICO: Il plastico di Caprazzino
MessaggioInviato: giovedì 2 luglio 2015, 10:03 
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Iscritto il: venerdì 13 gennaio 2006, 17:29
Messaggi: 1801
Località: Torino
Correggimi se sbaglio, ma stai usando la genrazione del segnale digitale no da centrale digitale ma da pc. Alla lunga ti sconsiglio di abbandonare detta strada in quanto ti darà alcuni problemi con alcuni decoder loco. Allo stesso modo di avere un qualche Palmare "reale" indipendente dal pc per comodità;)


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 Oggetto del messaggio: Re: PLASTICO: Il plastico di Caprazzino
MessaggioInviato: mercoledì 16 settembre 2015, 8:48 
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Iscritto il: venerdì 22 settembre 2006, 18:39
Messaggi: 211
Località: Casalecchio di Reno (Bo)
Buona serata ai miei lettori!

Innanzitutto ringrazio Buddace del commento. Hai perfettamente ragione: prima di riuscire a far funzionare in maniera adeguata la generazione del segnale DCC dal PC ho dovuto lavorare un poco sui sorgenti di RocRail -fortunatamente è un programma gratuito e aperto- per eliminare alcune sviste di programmazione che in un progetto così grande sono non solo comprensibili ma inevitabili. Come ho segnalato sul forum di RocRail, se qualcuno è interessato mi contatti pure in privato.

Altra cosa che mi preme è che il mio booster sia in grado non solo di programmare correttamente i decoder digitali, ma anche di leggere le variabili di configurazione, le famose CV. Questo mi serve soprattutto per sistemare la curva di velocità dell'ultimo regalo che mi ha fatto mio padre: la E 191 003, ovvero la Vectron di FuoriMuro.

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Si dà il caso, infatti, che la suddetta loco sia decisamente corsaiola: da alcune recensioni che ho letto, la velocità massima in scala è di 295km/h quando in realtà dovrebbe assestarsi su un ben più modesto 160km/h. Avevo già predisposto HW e SW del booster per questa possibilità, ma il sistema si è sempre rifiutato di funzionare a dovere, quindi ho deciso di mettermi seriamente al lavoro per sistemare il problema.

Partiamo dalla teoria.

La maggior parte dei sistemi DCC tradizionali si basano su un sistema di trasmissione unidirezionale: dalla centrale ai decoder. Fanno eccezione almeno due soluzioni interessanti: il sistema RailCom (link) e BiDiB (link). La prima soluzione, introdotta dal Lenz nel 2000, prevede l'interruzione del flusso di pacchetti dati DCC tramite un cutout device, un apposito circuito elettronico, per far sì che il decoder installato sulla loco possa inviare alla centrale informazioni utili. La seconda soluzione, inizialmente proposta da Lenz e Tams nel 2009 e successivamente sviluppata da un gruppo di lavoro indipendente, invece è un vero e proprio protocollo di trasmissione dati bidirezionale.

In alternativa a queste soluzioni, il protocollo DCC tradizionale permette un'unica forma di trasmissione dati dai decoder alla centrale: il cosiddetto Acknowledge -meglio noto come Ack-. Il segnale di Ack viene normalmente inviato da un decoder che voglia notificare alla centrale il riconoscimento di un segnale di programmazione. E' un semplice segnale on-off: se viene trasmesso la risposta è positiva, altrimenti è negativa. Cosa centra quindi con la lettura? Semplice, dal momento che con questo sistema non c'è modo di leggere un valore, la centrale manda una serie di pacchetti DCC chiedendo al decoder se il valore della CV X è Y: se è così, il decoder risponde con un ACK.

E cosa fa il decoder per mandare il segnale di ACK se non ha a disposizione un sistema come RailCom o BiDiB? Fa l'unica cosa che ha a disposizione per inviare un segnale: assorbe corrente accendendo brevemente il motore della loco. In questo modo, se la centrale è in grado di tenere sotto controllo il consumo di corrente, è anche in grado di rilevare il segnale di ACK. E il mio booster fa esattamente questo: qui sotto potete vedere un grafico del consumo di corrente rilevato.

Immagine

Ogni riga orizzontale del grafico vale 500mV, mentre ogni riga verticale vale 1ms. Per comodità di lettura ho applicato uno scostamento verticale di 1V, quindi all'estrema sinistra il grafico riporta valori compresi tra 0 e 50mV. Potete anche osservare un aumento del consumo per circa 6ms, del tutto compatibile con lo standard NMRA 9.2.3 (link) che prevede un aumento di almeno 60mA per 6ms. Il sistema di rilevazione di corrente del mio booster converte la corrente in volt in proporzione praticamente 1:1, quindi 60mA corrispondono a 60mV.

Ed ecco dove stava il problema: io avevo imposto come corrente di soglia contro i corto circuiti una corrente di 1A, ovvero 1V. Bene: vedete quel picco quasi al centro dello schermo? Ecco, è proprio superiore ad 1V. E questo succede praticamente tutte le volte che una loco manda il segnale di ACK a causa delle interferenze elettromagnetiche. Applicando lo standard NMRA 9.2.3 alla lettera, un assorbimento di 1A è sicuramente superiore a 60mA, quindi non mi posso certo lamentare. Però devo ammettere che non mi aspettavo così tanto! Pensavo, e qui mi sono sbagliato, che si trattasse di 100mA al massimo, conformemente a quanto mostrato sul sito opendcc.de (link).

Immagine

Portando la soglia contro i corti a 2A e ritoccando un poco i filtri per evitare quei fastidiosi picchi di corrente, il booster ha iniziato a rispondere correttamente a tutti i segnali di ACK inviati dalla loco. Problema risolto? In buona parte sì, tranne per il fatto che RocRail, scrive il valore giusto della variabile sul decoder, ma legge sempre uno in più. Ovvero, se nella CV 1 -ovvero nell'indirizzo della loco- scrivo 3, RocRail legge 4; se scrivo 4, leggo 5 e così via...

Ok, c'è ancora del lavoro da fare. Mi occuperò di questo il prima possibile, e vi farò sapere.

A presto!!


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