Avevo promesso qualcosa di
Cita:
piccolo ed adattissimissimo a chi è alle prime armi
e mantengo la promessa:
PLASTICHETTO 240 x 120, STAZIONE DI SAN MATTEO SUL PANARO
Questa volta ho voluto rimanere sul semplice-semplice-semplice: è un plastichetto direi ideale per chi comincia ma che, seguendo i dettami di TTM, è adattissimo ad un esercizio realistico ed a fare tante manovre.
La parte più interessante, più particolare, diciamo, è lo spirito: ogni binario proviene dall'assortimento PIKO A GLEIS, flessibili e binari di altre marche sono stati banditi, ogni cm è costituito da binario a sezioni, il che facilita notevolmente il lavoro del neofita. Anche le dimensioni sono "tradizionali": il classico tavolone 240 per 120, l'ambientazione è tutta in piano, non si devono quindi costruire montagne o cose simili, volendo potrebbe essere costruito anche sul pavimento! La costruzione ad ovale, inoltre accontenta anche chi desidera veder girare i propri treni, senza dover per forza intervenire.
Nonostante ciò, si sono voluti mantenere e rispettare gli aspetti più moderni nella realizzazione dei plastici.
- Dietro ad uno sfondo (che al limite può essere costruito con un banale foglio di compensato dipinto in azzurro con le nuvolette), trova posto un'ampia stazione nascosta, costituita da 3 binari passanti più uno tronco: volendo, la si potrebbe ampliare, ma in tal caso si dovrebbe usare una diversa geometria di binari e scambi, o accontentarsi di accorciare i binari);
- I raggi minimi in piena linea sono superiori ai 48 cm (scendono a 42 solo sugli scambi in curva della stazione nascosta ed in una S nei raccordi industriali, zone quindi da percorrere a bassa velocità);
- La stazione nascosta ha binari da 72 cm (doppia di ALn) a 160 cm (loco + 4 carrozze unificate (5 di tipo antiquato)), oltre ai vari tronchini, la stazione a vista ha binari anche più capienti (sui 180 cm), il che garantisce che un treno non occuperà mai per intero tutta la stazione da scambio a scambio;
- Le occasioni per divertirsi facendo manovre non mancano, essendo presenti 2 raccordi e lo scalo merci di stazione;
Veniamo quindi alla descrizione dell'impianto: ipotizziamo di essere nella seconda metà degli anni '80 (va bene anche in epoca attuale, ma 30 anni fa il tutto era più interessante), l'economia di questa fetta di Pianura Padana è florida, e la ferrovia trasporta una buona quantità di merci, prodotti da e per le industrie meccaniche, conserviere, tessili, oltre che per l'agricoltura. La linea è di una certa importanza, facendo parte dell'itinerario di alcuni "corridoi" internazionali, pur essendo a binario singolo, ma elettrificato: il traffico, sia passeggeri, che merci, è piuttosto intenso, in transito o meno.
Il nostro treno è partito da un'ipotetica stazione sulla Milano-Bologna, siamo in viaggio una mezz'oretta attraverso la "Bassa", lambendo il fiume Panaro, tra industrie, campi, vigneti e frutteti sparsi senza soluzione di continuità, quando incontriamo le avvisaglie di un'ulteriore stazione: tante ce ne sono, più o meno piccole, data la vicinanza tra i paesi, e la necessità di avere frequenti punti di incrocio a distanza bene o male ravvicinata tra loro. Sbuchiamo da un piccolo agglomerato di alberi, alla nostra destra scorgiamo uno stabilimento industriale; superiamo un piccolo PL e ci fermiamo sul secondo binario, di corsa, posto di fronte alla stazione, un piccolo fabbricato a tre luci, che sembra minuscolo al cospetto degli imponenti capannoni che lo circondano.
Ci affacciamo al finestrino del nostro locale, svolto quest'oggi da una coppia di anziane ALe 880: oltre al FV, vediamo il fabbricato delle latrine ed uno scalo piuttosto ben attrezzato, con magazzino e piano caricatore, pesa e sagoma limite. Una sogliola sta manovrando alcuni carri: seguendo i suoi lenti movimenti notiamo la presenza di una fitta trama di raccordi che escono dal recinto di stazione, uno entra nel cortile della fabbrica vista poco fa, l'altro, accessibile tramite un'asta di manovra parallela al muro di cinta dell'industria, entra attraverso il passo carrabile in un altro stabilimento. I manovratori hanno un bel daffare a bloccare le auto passanti sulla strada della stazione, oltre che a sganciare e riattaccare carri. Nel frattempo scopriamo perchè ci stiano facendo attendere tanto: sul primo dei due binari di circolazione della stazione arriva placido il merci raccoglitore, trainato da una scalcinata E.626, seguita da una teoria di carri di diversi tipi e diverse amministrazioni.
Il nostro convoglio può dunque ripartire, facendosi scorrere a fianco l'asta di manovra dello scalo merci; gli alberi sulla sinistra nascondono (davvero bene) una enorme villa, costruita a forma di castello a inizio secolo: il viaggio può proseguire: il nostro trenino, attraversato il Grande Fiume, giungerà sulla Milano-Venezia, capolinea. Tanti altri treni, invece, proseguono oltre, scavalcando le Alpi e giungendo in Austria e Germania, provenendo anche da Firenze o Roma...
Prossima puntata, piano binari e foto...