Ringrazio dei vostri pareri. Accantonerei ora l’argomento muschio e tornerei al topic: la costruzione di una vetrina trasformabile in ovale di binari e viceversa.
I punti di riferimento del mio progetto sono:
1) Innanzitutto divertirmi a lavorare il legno con le attrezzature a mia disposizione, con un occhio di riguardo ai tagli inclinati.
2) Costruire dei ripiani lunghi 1828 mm (pari a due flessibili Peco) e larghi 150 mm, sufficientemente rigidi da non flettere in centro quando vi saranno appoggiati i modelli ferroviari e asportabili dalla vetrinetta per il tempo necessario alla composizione di un grande e semplice ovale dove far girare i treni (sono uno che si accontenta).
3) Riprodurre l’esatta sezione di una linea a doppio binario, con i camminamenti laterali, la linea TE e una eventuale galleria in testa al modulo.
4) Prevedere che questa linea sia rialzata di qualche centimetro rispetto al piano del tavolo, in modo da divertirmi a costruire piloni come quelli già pubblicati qui. Comunque alienabili alla vista quando venisse posizionata lateralmente una scenografia riproducente un tratto scosceso o un rialzo del terreno.
5) Utilizzare una serie di profili in legno auto costruiti e assemblabili parallelamente, in modo da poter lavorare agevolmente a parte su ognuno di essi, ottenendo rifiniture “pulite” ed evitando così di dover raggiungere posizioni scomode dell’impianto
6) Avvalermi il più possibile di materiali naturali (già scartato il muschio, peraltro, per il paesaggio mi rimane comunque la terra vera, vedremo)
7) Sperimentare l’utilizzo di materiali di uso comune (vedi seconda foto, ma il pezzo è da colorare)
Avere un occhio di riguardo alla silenziosità della marcia dei treni
Il tutto diventerà un “Lego” componibile e trasformabile a piacere, con la realizzazione di scenografie sempre diverse ed eventualmente del tipo “usa e getta”, che saranno posizionate soltanto su uno dei due rettilinei a scopo fotografico o di ripresa video.
In pratica mi sono ispirato alle tecniche di allestimento teatrale, dove l’unica cosa certa è il tavolato, mentre fondale, quinte, scenografie, attori, regista, titolo della rappresentazione e quanto altro diventano delle variabili a piacimento. Il tutto senza limiti di spazio e tempo, per il puro piacere di creare.
In questi giorni ho lavorato a un simulacro di uno di questi ripiani, lungo solo 30 cm, nel quale ho cercato di concentrare un po’ tutte le situazioni geometriche, di robustezza e praticità, un po’ per vedere dove cambiare, migliorare, modificare, ma soprattutto perché preferisco sbagliare prima, piuttosto che a lavoro finito.
Spero che le foto qui di seguito esprimano più semplicemente il mio intento, ma vi ricordo che è soltanto un tentativo.