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(ripubblico)
Vacanze di Natale
No, non spaventatevi, non si tratta di una riedizione di qualche orrendo film dei Vanzina… Visto che sembrate apprezzare i racconti, ho deciso di raccontarvi un’esperienza che ho vissuto da bambino, grosso modo a metà anni settanta, non ricordo bene (facevo le medie).
Insomma, in carrozza, che si parte.
Stazione Centrale di Milano.
Mio padre mi ha accompagnato a prendere il treno per Torino, dove trascorrerò le vacanze di natale con gli zii. Mio zio è macchinista. Lo stiamo aspettando, perché sarà proprio lui a guidare il treno che mi porterà a Torino. Eccolo che arriva. Saluti, abbracci, baci, mio padre mi consegna, armi e bagagli, allo zio.
“E cosa c’hai in quelle borse? Hai svaligiato un negozio?”
Il fatto è che mi sono portato dietro tutto il mio materiale ferromodellistico! Una Gr851, un E428, un po’ di binari e vagoni (tutto orgogliosamente Rivarossi!!!)
Mio zio sorride e dice “non era necessario fare il biglietto. Viaggi in cabina con noi.”
COSA?!?
Insomma, d’un tratto mi trovo davanti una E636, enorme… Guardo là in alto la porticina in cui si è infilato mio zio, che mi fa segno di passargli la borsa coi miei “tesori”. Salgo anch’io. Ecco com’è un cabina! Lo zio mi presenta il suo vice, uno giovane, anche lui meridionale mi sembra (mio zio è pugliese). Mi guardo in giro da tutte le parti, piuttosto intimorito. Non è esattamente come mi aspettavo… Le porte hanno un aspetto… boh? Da “casa dei nonni”… con strane traforature decorative.
Arriva il momento della partenza. Il vice ha portato un sedile anche per me, mi piazzano in mezzo e un po’ indietro… Lo zio branca quella manetta strana con le cremagliere (?!?), armeggia… si muove! Sssssstoriaaaaahhhh!
Insomma, si parte.
Il viaggio procede, nebbia e gelo.
Ogni tanto un cicalino fortissimo mi fa fare un salto: lo zio spiega che quella è la “ripetizione dei segnali”… fantascienza! Poi c’è un ticchettio continuo… il tachigrafo, perché poi gli controllano se non correva troppo (??? Misteri!)
A Novara ci fermiamo in stazione. Lo zio e il vice chiacchierano, rispondono alle mie domande. Ecco il segnale di partenza. Lo zio riprende la manetta strana, armeggia… riarmeggia… parte una bestemmia e riarmeggia ancora mentre il vice si avvicina preoccupato… insomma, in un amen è il panico! La 636 non vuol più partire. Lo zio si fionda di dietro, dove c’è tutta la “roba elettrica”, che a me fa una paura dell’ostrega… Armeggia, smanaccia, e il vice dietro anche lui… E io che ogni tanto chiedo “Zio, perché non parte? Ma poi parte?” (mi sa che lo zio avrebbe voluto strozzarmi…)
Insomma, a un certo punto si getta la spugna, si chiama un’altra locomotiva. Lo zio dice che gli spiace, che faremo il resto del viaggio con davanti un’altra locomotiva e che non “guideremo” noi… Poi per scaramanzia riprova a smanettare.
La 636 parte!
Di nuovo concitazione, fischi, avvisi… si riparte.
Boh!
Il viaggio prosegue senza altri problemi. Arriviamo a Torino e scendo dalla 636… me la guardo da davanti, e vedo che sui respingenti si sono formati dei bellissimi cristalli di ghiaccio, che contrastano stranamente con il grasso lurido e nero.
Si perde un po’ di tempo in un ufficio dove lo zio deve scrivere un rapporto.
Poi via, Torino, parenti, panettone… a Natale, sorpresa! Lo zio mi ha regalato UN CAIMANOOOOOH! Un leggero disappunto perché è “Lima”, ed è una marca da bambini, non da modellisti… ma lo provo subito e vedo che non va poi male, anche se è un po’ lento e rumoroso.
E poi arriva il giorno clou della vacanza torinese: il viaggio a Modane!!!
Sempre in cabina, manco a dirlo!
Insomma, la mattina si salta in macchina e via, al deposito locomotive.
È pazzesco! Ci sono binari ovunque! E un fracco di locomotive, dio quante!
Mi aspettavo che ci fosse un signore che avrebbe detto “voi pendete quella lì”, invece lo zio e il vice ne passano in rassegna alcune e devono sceglierne una.
“Zio, prendiamo un caimano!”.
E lo Zio che mi spiega che no, il caimano non va bene per andare a Modane, perché non ce la fa a tirare. Ma come?!? È la locomotiva più bella del mondo, me l’hai appena regalata… E via, che mentre passiamo in rassegna delle 645 lo zio mi spiega che una di queste sarebbe meglio, ma porca zoccola…
Insomma, non ho capito perché, ma alla fine la 645 lo zio non può prenderla, e prende… Cazzarola, il caimano! Io non sto più nella pelle, mio zio è un po’ incavolato perché per arrivare a Modane dovranno metterci davanti un’altra locomotiva, però mi sa che il mio entusiasmo lo liscia un po’.
Saliamo e… caspita, ragazzi! Ecco com’è una vera cabina! Manopole (di quelle con le palline nere in cima, mica con le cremagliere!!!) e pulsanti da tutte le parti, indicatori, spie!
Si parte. Dobbiamo portare la locomotiva a Porta Nuova, e per farlo attraversiamo il deposito… che spettacolo!
Arriviamo, ci attestiamo al treno (ma chi se ne importa del treno! Conta solo la locomotiva!), si aspetta il segnale, si parte.
Che macchina!
E via, si ricomincia con le domande e le spiegazioni, ed ecco che salta fuori un concetto che mi spiazza: lo “shunt”.
Insomma, quello che ho capito è che se “gli dai lo shunt” tira di più… boh?
“Ma come, è una parola che si usa anche comunemente, non so, come dire ‘shuntare qualcosa’, no?”
Ma la userete voi macchinisti!
A un certo punto, in una stazione, ci attaccano davanti un’altra locomotiva. Non è che il caimano non è tosto abbastanza, è che ha un rapporto da pianura, per correre, non per arrampicarsi – questa è più facile da capire dello shunt.
La attaccano, e durante le operazioni sono solo in cabina – mi hanno detto di star buono e non farmi notare… Mi annoio. Comincio a giocare con la pompa lavavetri, la roba più innocua che posso immaginare in un locomotore!
E invece lo zio si fionda in cabina imprecando, che li sto lavando tutti, là sotto!
Oops!
E via, si riparte in doppia.
Quello davanti a volte fischia e mio zio risponde, però mi spiega che non è strettamente necessario, che si può capire da soli cosa bisogna fare per aiutare quello davanti.
Arriviamo a Modane. C’è la neve. Staccano il treno ma non vedo attaccare la locomotiva francese perché dobbiamo portare via il caimano.
Passa del tempo – che noia! Ripartiamo o no?
Si riparte. Questa volta stiamo davanti noi – e vorrei vedere! Siamo in discesa!
Tutto liscio come l’olio, arriviamo in pianura che ormai è buio… la macchina fila veloce, è un rettilineo un po’ noioso.
E a quel punto vedo mio zio che si gira verso il vice e gli fa “Ora o mai più” e il vice gli fa cenno che lui è d’accordo…
Mi fanno sedere ai comandi!!!
Tira lì, spingi quello, dagli uno shunt… insomma, non è so bene cosa sto facendo, ma per bacco baccone! Sto guidando un caimano!!!
Poco dopo – ma a me sembra un’eternità – è ora di smettere e lo zio riprende i comandi, ma io sono elettrizzato… ho guidato un caimano! E adesso HO anche un caimano!
Madonna, che natale!
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