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MessaggioInviato: martedì 31 luglio 2007, 8:16 
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Un vero peccato che siano ferme. Tobruk, sei sicuro che la richiesta dei freni a disco - allucinante ma vera, come se su una balilla si chiedesse di montare un motore euro 4 altrimenti inquina- sia stata fatta dal Cesifer e non dalla locale Motorizzazione dalla quale dipendevano le FCE? Perchè a memoria mi pare fosse andata così e per quanto anche il Cesifesr ogni tanto faccia richieste strane, mi sembra impossibile che, conoscendo assai bene i freni a ceppi, si sia avventuarato in una follia simile. Le FCE poi hanno adeguato o no la automotrice alla folle richiesta??

Ciao, Franco


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MessaggioInviato: martedì 31 luglio 2007, 11:52 
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Località: Ovunque, in sella alla vespa...
E' successa la stessa cosa con l'Aln 40 della FTN.


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MessaggioInviato: martedì 31 luglio 2007, 12:21 
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Invece le due loco ex FCL stavano bene....cmq, se non erro, il materiale rimasto a Paliano è quello del Principe, Di Giacomo i suoi rotabili se li portò via


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MessaggioInviato: martedì 31 luglio 2007, 15:38 
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franco.tanel ha scritto:
Tobruk, sei sicuro che la richiesta dei freni a disco - allucinante ma vera, come se su una balilla si chiedesse di montare un motore euro 4 altrimenti inquina- sia stata fatta dal Cesifer e non dalla locale Motorizzazione dalla quale dipendevano le FCE? Perchè a memoria mi pare fosse andata così e per quanto anche il Cesifesr ogni tanto faccia richieste strane, mi sembra impossibile che, conoscendo assai bene i freni a ceppi, si sia avventuarato in una follia simile.


Non ero io che parlavo di Cesifer. A me risultano disposizioni USTIF anche se non ci metto la mano sul fuoco. Sulla base del Decreto 29.9.2003 gli USTIF territoriali eseguono i controlli relativi alla sicurezza non solo degli impianti ma anche del materiale rotabile nuovo, rinnovato o modificato e rilasciano eventualmente nulla osta ai fini della sicurezza ex art.4 del noto DPR 753/80.

Cita:
Le FCE poi hanno adeguato o no la automotrice alla folle richiesta??


Quella in foto (AL 56.01) no. L'altra (56.06) è regolarmente rientrata in servizio, quindi suppongo che tutte le prescrizioni siano state rispettate.

Eccola:

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MessaggioInviato: martedì 31 luglio 2007, 15:40 
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Non vorrei dire una sciocchezza ma ho l'impressione che un'altra Al sia parcheggiata presso la stazione capolinea della FCE di Riposto.
Ne sapete qualcosa?


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MessaggioInviato: martedì 31 luglio 2007, 15:54 
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FERROVIANDO ha scritto:
Non vorrei dire una sciocchezza ma ho l'impressione che un'altra Al sia parcheggiata presso la stazione capolinea della FCE di Riposto.
Ne sapete qualcosa?


No, quelle accantonate a Riposto sono del gruppo ADe 01-03, non c'entrano con queste.


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MessaggioInviato: martedì 31 luglio 2007, 16:24 
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Scusamo Tobruk per aver attribuito a te il riferimento al Cesifer. Ottima la tua precisazione su USTIF e data dal quale ha la competenza sul materiale rotabile. Rimane la follia tecnico/storica della richiesta. Ciao, Franco


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MessaggioInviato: martedì 31 luglio 2007, 18:39 
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Dev'essere un accanimento contro le automotrici Fiat della prima generazione, perché anche l'Aln 40 di Torino è stata fatta dotare di inutili e antistorici freni a disco.
I mezzi di Paliano sono stati proprio del Principe Ruffo di Calabria, che tra l'altro era il proprietario della tenuta stessa.
Pare che all'epoca di furono divergenze tra alcuni soci del Graf sul fatto di aprire al pubblico o meno l'anello della Selva, il che ha portato alla solita italica conclusione.
La cosa comica è che le due 400 furono restaurate nel '72 proprio per una serie di viaggi che il Graf organizzò in Calabria sulle linee FCL.
L'anello di Paliano è stato, se così si può dire, in esercizio tra il 1980 e il 1984/85 circa.
Un momento di gloria c'è stato quando con una delle due 400 è stata girata la scena finale di "Non ci resta che piangere" in cui Leonardo da Vinci si presenta ai protagonisti con il treno che loro gli avevano suggerito di inventare.
Se la collezione che è stata presente a Paliano fosse visibile al pubblico, si potrebbero ammirare altre Emmine, una o due Winterthur dalla Sardegna, una Mallet serie 200 sempre dalla Sardegna, alcuni carri ex Spoleto-Norcia, una r370 FS, la 358 a quattro assi FCL (almeno quella oggi è esposta in quel del museo di Piana delle Orme vicino a Latina), eccetera eccetera eccetera.
I mezzi in questione fanno parte di collezioni private, ma mi piacerebbe fare un appello ai signori Di Giacomo e De Grisantis per rendere un giorno questo tesoro visibile al pubblico: anche perché si tratta forse di una delle raccolte più importanti al mondo di materiale a scartamento ridotto.
In ogni caso è la summa di tutto ciò che è stato il materiale a scartamento 0,95 nel nostro paese.


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MessaggioInviato: venerdì 3 agosto 2007, 21:30 
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Iscritto il: martedì 6 febbraio 2007, 19:20
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tobruk ha scritto:
franco.tanel ha scritto:
Tobruk, sei sicuro che la richiesta dei freni a disco - allucinante ma vera, come se su una balilla si chiedesse di montare un motore euro 4 altrimenti inquina- sia stata fatta dal Cesifer e non dalla locale Motorizzazione dalla quale dipendevano le FCE? Perchè a memoria mi pare fosse andata così e per quanto anche il Cesifesr ogni tanto faccia richieste strane, mi sembra impossibile che, conoscendo assai bene i freni a ceppi, si sia avventuarato in una follia simile.


Non ero io che parlavo di Cesifer. A me risultano disposizioni USTIF anche se non ci metto la mano sul fuoco. Sulla base del Decreto 29.9.2003 gli USTIF territoriali eseguono i controlli relativi alla sicurezza non solo degli impianti ma anche del materiale rotabile nuovo, rinnovato o modificato e rilasciano eventualmente nulla osta ai fini della sicurezza ex art.4 del noto DPR 753/80.

Cita:
Le FCE poi hanno adeguato o no la automotrice alla folle richiesta??


Quella in foto (AL 56.01) no. L'altra (56.06) è regolarmente rientrata in servizio, quindi suppongo che tutte le prescrizioni siano state rispettate.

Eccola:

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Complimentoni per le foto!
:shock: :shock: :P :D :wink:


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MessaggioInviato: sabato 4 agosto 2007, 17:59 
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G-master ha scritto:
..... a Paliano fosse visibile al pubblico, si potrebbero ammirare altre Emmine, una o due Winterthur dalla Sardegna, ....


Per l'esattezza le Winterthur dalla Sardegna sono 6.
Giancarlo


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MessaggioInviato: sabato 4 agosto 2007, 19:33 
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Non pensavo! A maggior ragione penso che sia un peccato che questo ben di dio non sia visibile al pubblico.
Intendiamoci, un collezionista privato fa quello che vuole, però un patrimonio del genere meriterebbe davvero un altro trattamento.


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MessaggioInviato: sabato 4 agosto 2007, 21:10 
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Località: Roma
G-master ha scritto:
Non pensavo! A maggior ragione penso che sia un peccato che questo ben di dio non sia visibile al pubblico.
Intendiamoci, un collezionista privato fa quello che vuole, però un patrimonio del genere meriterebbe davvero un altro trattamento.


Pur avendo la possibilità, non vuole spendere soldi suoi. Forse se ci fosse qualcuno che li tira fuori al posto suo lo farebbe. Solo se esposte in maniera statica ci sarebbe da riempire un grosso capannone. Pesa solo se li desse in gestione, come ha fatto con quelli dati in comodato a LFI, alle aziende di origine in Calabria o in Sardegna, che ritorno d'immagine avrebbe. La gente ci verrebbe da tutto il mondo per vederle in funzione.
Giancarlo


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MessaggioInviato: domenica 5 agosto 2007, 3:27 
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Località: Ovunque, in sella alla vespa...
Vero è che siamo in un paese in cui dei treni a scartamento ridotto importa solo a qualche decina di appassionati (noi) e a qualche comitiva di anglotedeschi che si organizza il viaggio per tempo e senza badare a spese.
E' anche vero che qualche volta ci vorrebbe un po' più di coraggio.
L'iniziativa di Paliano, se fosse stata portata avanti, sarebbe stata una delle più interessanti d'europa, e volendo una miniera d'oro.
Màh.
Comincio a pensare che l'Ingegnere in questione sia come quei collezionisti di modellini che sono contentissimi di tenere i loro balocchi chiusi in scatola.
Chissà se legge il forum: in fondo a conoscerlo non sono poi così pochi.


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MessaggioInviato: domenica 5 agosto 2007, 10:46 
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Beh, G-Mast, ma se volesse tenersi tutto al chiuso non avrebbe creato Nettunia Sud e non avrebbe fatto immatricolare alcuni rotabili presso la LFI. Forse, come dice Giancarlo,aspetta una buona occasione o qualcuno che si faccia avanti con una buona offerta. Pensa che per lo meno il materiale del Di Giacomo è al chiuso mentre invece il materiale che era del principe ormai probabilmente è da buttare o quasi per la lunga permanenza all'aperto. Tra l'altro leggevo tempo fa su un giornale dell'area di Frosinone che anche lo stesso parco de La Selva di Paliano è stato un pò abbandonato dopo la mrote del primcipe, e che le stessa società che lo gestiva era fallita e l'area era stata posta sotto sequestro. SUl fallimento della ferrovia di Paliano....non sarà che oltre a divergenze di vedute tra i vari soggetti abbia pesato anche il discorso economico?Per quanto tutto il lavoro era stato fatto volontariamente,e, come per l'armamento, acquistandolo di seconda mano, a lungo andare avresti cmq avuto dei costi che non so se li avessero potuti coprire semplicemente con la vendita dei biglietti. Anche perchè credo che, specialmente per le loco a vapore,la revisione della caldaia sia un qualcosa di molto oneroso


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MessaggioInviato: domenica 5 agosto 2007, 12:55 
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Località: Ovunque, in sella alla vespa...
Per come la so io, la questione di Paliano naufragò per diversi motivi.
Il primo fu che l'Ingegnere e il Principe non si misero affatto d'accordo sul fatto di aprire al pubblico o meno l'anello. Il primo avrebbe voluto farne un'attrazione per il pubblico, esattamente come per il parco naturale lì vicino, il secondo preferiva usarlo come plastico in 1/1.
Intorno alla storia delle tenute di Paliano c'è un progetto di speculazione edilizia andato male: inizialmente tutto il complesso avrebbe dovuto costituire un'enclave residenziale di lusso con varie attività sportive, dalla caccia al poligono di tiro a ristoranti e quant'altro.
Non so quanto l'Ingegnere fosse coinvolto nella parte non ferroviaria della questione, ma non dimentichiamo che ha pur sempre una delle più grosse imprese di costruzione di Roma.
Quanto alla gestione dei rotabili a scartamento normale, a parte le e626 che ogni tanto spuntano ad Arezzo con qualche merci, il resto giace a Pescaiola.
Ci sono pezzi interessanti ancora in servizio, come le e624 ristrutturate, ma sono completamente ricoperte da graffiti e scritte. Ed è meglio così, perché da tempo non hanno più la livrea bianco/marrone, ma un'accozzaglia post-sovietica di verde bianco e azzurro.
E con questo penso di essermi defiitivamente giocato la possibilità di fare un'incursione alla Bufalotta...


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