Roberto Morandi ha scritto:
Speravo in un tuo intervento, sapendo che vivevi vicino ad un casello... Una situazione come quella di Momo credo esistesse, giusto a titolo di ulteriore esempio, anche a Barco, près de Montecchio Emilia, sulla ACT Reggio Emilia (Alle668, confermi?), ancora fino agli anni settanta.
Da quel che tu dici negli anni '30-'40 gli orari di lavoro pesantissimi facevano sì che ogni punto della linea (casello o stazione secondaria con assuntore) fosse "coperto" da un solo ferroviere (+relativa famiglia), mi piacerebbe sapere di quanti ferrovieri necessitava una stazione in tempi successivi. Eventualmente domani provo a porre la questione in modo più chiaro partendo da uno dei pochi orari "d'epoca" che ho disposizione, quello della Fortezza-San Candido riportato sul libro dedicato alla linea della Val Pusteria.
Roberto
P.S.:sapete chi si cela dietro lo pseudonimo di Aristarco Scannabue? I due articoli pubblicati su TT con questa firma erano stupendi, specie quello sulla Dirigenza Unica.
Vivo tuttora vicino alla ferrovia Novara Varallo, la mia camera da letto, il mio letto sono a meno di 20 mt dai binari!
Qui nel mio comune vive ancora una donna molto anziana, la quale era casellante quando io ero bambino.
Ella viveva nel casello con la famiglia, rimasta vedova fu assunta dalle Ferrovie in vece del marito defunto.
Quando molti PL della Novara Varallo furono automatizzati, in uno dei suoi ultimi incarichi, la ricordo a un PL di Borgomanero.
La stazione di Momo (ora impresenziata) sulla Novara-Domodossola è quella dove i treni (anche incroci) avvengono "sulla strada"
Ovvero il marciapiede è in prossimità della stazione, poi si interrompe in prossimità della strada, poi riprende dall'altra parte della strada.
Il treno sosta perpendicolare alla strada.