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come si lavora(va) nei caselli
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Autore:  Roberto Morandi [ martedì 7 marzo 2006, 13:16 ]
Oggetto del messaggio:  come si lavora(va) nei caselli

E' una domanda a cui non so rispondere e che mi incurioscisce. Come si lavorava in un casello o in una stazione a DU?
Ciò che non capisco è questo: il casellante o l'assuntore lavorava davvero da solo per tutto il giorno, tutti i giorni? Se veniva sostituito da qualcuno, questo entrava e lavorava praticamente in casa sua?

Mi sembra ovvio che la risposta varierà a seconda degli anni e dei contratti del personale: diciamo che si potrebbero prendere in considerazione gli anni '60-'70-'80.

Per esempio: consideriamo la stazione di Candia Lomellina o un casello della linea Casale-Mortara: quanti ferrovieri servivano per presidiare (si dice così?) questi due punti?

Scusate davvero se non riesco ad impostare la domanda in maniera più chiara, forse partendo dalle risposte potrò chiarire meglio... :oops: :oops: :oops: :oops:

Roberto Morandi

Autore:  ALe 582 [ martedì 7 marzo 2006, 18:06 ]
Oggetto del messaggio: 

Probabilmente sbaglierò per la mia giovane età, comunque...

Sentendo racconti in famiglia, per quanto riguarda i caselli (almeno, negli anni '60-70 e su una linea «trafficatissima» come la Canicattì - Gela), non c'era solo il casellante, bensì più famiglie che praticamente si davano il cambio...insomma, il casello sembra fungesse da vera e propria abitazione
Di più non so :oops: , mi aggrego anche io alla domanda...

Ciao

Autore:  668.2402 [ martedì 7 marzo 2006, 18:53 ]
Oggetto del messaggio: 

Il DU dovrebbe essere quello che stava in ufficio in stazione su grandi fogli con matita blu e rossa.
Più precisamente non so ma il padre di una amica mia, era prima capo stazione poi DU in pensione dal 2000 ed alla prima occasione mi farò spiegare compiutamente.

Caselli.
Fino agli anni 30/40/50 in un casello (abitazione) abitava una famiglia il capo famiglia dipendente delle ferrovie aveva molte funzioni la chiusura dei cancelli, la pulizia del tratto di linea a lui affidato, compiti di segnalazione (es. posare i petardi in caso di nebbia).
In seguito a fianco di alcuni caselli sono comparse alcune garitte, le più recenti si possono vedere in cemento prefabbricato.
Il casellante aveva la sola funzione di chiusura e apertura dei PL, e quindi l'abitante del casello (abitazione) svolgeva i turni con altro personale che non abitava il casello ma che durante il turno di lavoro non entrava nel casello abitazione ma stava nella garitta.
Es. dalle 5 alle 13 turno del casellante abitante il casello, poi turno dalle 13 alle 21 altro casellante che non abitava il medesimo casello.

Questo è il poco che io so!

Autore:  alle668 [ martedì 7 marzo 2006, 21:11 ]
Oggetto del messaggio: 

Penso che le cose fossero diverse a seconda delle amministrazioni. Io posso dirvi come funzionava un casello di un PL sulle Ferrovie Reggiane.
ciao

Autore:  Davide(Vi) [ mercoledì 8 marzo 2006, 9:14 ]
Oggetto del messaggio: 

Eh, e allora?

Parla, su, non esser timido...

8)

Autore:  Roberto Morandi [ mercoledì 8 marzo 2006, 11:28 ]
Oggetto del messaggio: 

La questione della garitta inizia a chiarirmi un po' la questione, aspetto altri contributi.
Grazie a tutti.
Roberto

Autore:  668.2402 [ mercoledì 8 marzo 2006, 14:02 ]
Oggetto del messaggio: 

Roberto Morandi ha scritto:
La questione della garitta inizia a chiarirmi un po' la questione, aspetto altri contributi.
Grazie a tutti.
Roberto


Però in anni remoti, fino anni '30 e '40, il casellante abitante, coadiuvato dalla la famiglia gestiva il tratto di linea affidatogli, dalle 5 del mattino fino alle 22.
A volte chiudeva i pesanti cancelli (cancelli non sbarre) di due PL distanti fra loro, correndo su un sentiero lungo la linea a piedi o se l'aveva in bici.
A volte per esempio uno veniva chiuso dal casellante e l'altro in direzione opposta lo chiudeva la moglie o un figlio.
I tempi di chiusura dei PL erano eterni, ma bisogna considerare lo scarso traffico automobilistico dell'epoca.
Inoltre chi viaggiava a piedi, in bici o con carro e cavallo/buoi alla sosta al PL aveva l'occasione per riposarsi e/o fare riposare le bestie.

Roberto hai presente il passaggio a livello di Momo sulla Novara Domodossola, quello a ridosso della stazione, sulla strada proviciale per Oleggio?
Strada che anche negli anni '70 era mediamente trafficata.
Ebbene quello rimase a cancelli almeno fino al 1975/1977 e veniva chiuso ed aperto dal manovale di stazione.
Ai PL a cancelli la prima auto doveva sostare distante dal raggio del cancello, altrimenti aprendo il cancello lo stesso veniva a sbattere sul muso della macchina.

Autore:  Roberto Morandi [ mercoledì 8 marzo 2006, 20:09 ]
Oggetto del messaggio: 

Speravo in un tuo intervento, sapendo che vivevi vicino ad un casello... Una situazione come quella di Momo credo esistesse, giusto a titolo di ulteriore esempio, anche a Barco, près de Montecchio Emilia, sulla ACT Reggio Emilia (Alle668, confermi?), ancora fino agli anni settanta.

Da quel che tu dici negli anni '30-'40 gli orari di lavoro pesantissimi facevano sì che ogni punto della linea (casello o stazione secondaria con assuntore) fosse "coperto" da un solo ferroviere (+relativa famiglia), mi piacerebbe sapere di quanti ferrovieri necessitava una stazione in tempi successivi. Eventualmente domani provo a porre la questione in modo più chiaro partendo da uno dei pochi orari "d'epoca" che ho disposizione, quello della Fortezza-San Candido riportato sul libro dedicato alla linea della Val Pusteria.
Roberto

P.S.:sapete chi si cela dietro lo pseudonimo di Aristarco Scannabue? I due articoli pubblicati su TT con questa firma erano stupendi, specie quello sulla Dirigenza Unica.

Autore:  668.2402 [ mercoledì 8 marzo 2006, 20:44 ]
Oggetto del messaggio: 

Roberto Morandi ha scritto:
Speravo in un tuo intervento, sapendo che vivevi vicino ad un casello... Una situazione come quella di Momo credo esistesse, giusto a titolo di ulteriore esempio, anche a Barco, près de Montecchio Emilia, sulla ACT Reggio Emilia (Alle668, confermi?), ancora fino agli anni settanta.

Da quel che tu dici negli anni '30-'40 gli orari di lavoro pesantissimi facevano sì che ogni punto della linea (casello o stazione secondaria con assuntore) fosse "coperto" da un solo ferroviere (+relativa famiglia), mi piacerebbe sapere di quanti ferrovieri necessitava una stazione in tempi successivi. Eventualmente domani provo a porre la questione in modo più chiaro partendo da uno dei pochi orari "d'epoca" che ho disposizione, quello della Fortezza-San Candido riportato sul libro dedicato alla linea della Val Pusteria.
Roberto

P.S.:sapete chi si cela dietro lo pseudonimo di Aristarco Scannabue? I due articoli pubblicati su TT con questa firma erano stupendi, specie quello sulla Dirigenza Unica.


Vivo tuttora vicino alla ferrovia Novara Varallo, la mia camera da letto, il mio letto sono a meno di 20 mt dai binari!

Qui nel mio comune vive ancora una donna molto anziana, la quale era casellante quando io ero bambino.
Ella viveva nel casello con la famiglia, rimasta vedova fu assunta dalle Ferrovie in vece del marito defunto.
Quando molti PL della Novara Varallo furono automatizzati, in uno dei suoi ultimi incarichi, la ricordo a un PL di Borgomanero.

La stazione di Momo (ora impresenziata) sulla Novara-Domodossola è quella dove i treni (anche incroci) avvengono "sulla strada"
Ovvero il marciapiede è in prossimità della stazione, poi si interrompe in prossimità della strada, poi riprende dall'altra parte della strada.
Il treno sosta perpendicolare alla strada.

Autore:  alle668 [ mercoledì 8 marzo 2006, 21:19 ]
Oggetto del messaggio: 

Per Davide e gli altri (non era timidezza....non avevo tempo :P )
Allora sulle Ferrovie Reggiane (parlo degli anni 60/70) i caselli erano gestisti nella straganza maggioranza da donne le quali erano in molti casi le mogli di agenti o ferrovieri delle stesse Reggiane. Norlmalmente vi era una sola famiglia per casello visto anche che l'orario di lavoro era in prevalenza diurno (5.30-20.30)....sicuramente lunghissimo in confronto ai tempi di lavoro odierni ma (forse) normale per quei tempi. Una casellante aveva di solito in gestione più di un passaggio a livello. Normalmente ma non necessariamente, quello vicino al casello era quello più importante (come tipo di strada) in più si gestivano 1, 2 a volte anche 3 PL a distanza con le cosiddette "barriere a filo". Le tre linee delle Reggiane erano gestite col D.U. che dava "la partenza" del treno alla casellante dalla stazione importante più vicina al casello, da questo momento la gestione era ad orario. Vi erano PL poco importanti che rimanevano chiusi anche parecchi minuti, altri, come quello sulla Via Emilia lato Modena che venivano chiusi all'ultimo momento visto il grande traffico presente sulle strada (non vi erano ancora tangenziali e simili). Era compito della casellante anche esporre il "disco" rosso nei caselli dove il treno effettuava la fermata "a richiesta", disco che di sera veniva integrato dal "fanale" rosso, che era quella tipica lanterna FS con i tre colori, rosso, verde e bianco con un sistema tutto particolare per far passare le lenti davanti alla luce. Se il treno non doveva fermarsi il disco era di lato (non si vedeva) la sera il fanale con luce "bianca" (via libera).
Da quello che ricordo io, fino agli anni 70 la casellante gestiva il tutto 7 giorni su 7 a parte i periodi di ferie(brevi) dove intervenivano alla sostituzione altri agenti. Poi iniziò il periodo delle automazioni. Dapprima i Pl più importanti furono dotati di barriere a comando elettrico (sempre da parte del casellante) e il disco sostituito da "semafori" con luce rosso o verde che veniva attivato direttamente dagli eventuali viaggiatori in partenza dal casello. Poi, e arriviamo praticamente ai giorni nostri, tutti i PL dell'intera rete Reggiane sono automatizzati e i viaggiatori in partenza dalle "fermate a richiesta" attivano il semaforo (ora con una sola luce rossa che accende in caso di fermata al contrario rimane spenta) e sistemata prima della fermata stessa. Molti caselli sono abbandonati, altri demoliti qualcuno affittato e il mestiere di casellante praticamente sparito.

Autore:  alle668 [ mercoledì 8 marzo 2006, 21:26 ]
Oggetto del messaggio: 

Inoltre...(scusa ma non avevo visto che parlavi di "Barco")...
Il casello di Barco sulla strada per Montecchio, che ora è la "fermata di Bivio Barco" è stato uno degli ultimi PL delle Reggiane che ha avuto i cancelli nonostante la strada fosse sempre stata importante. Forse perchè i tempi di "ammodernamento" in ferrovia sono biblici...fattostà che tale PL passò direttamente dai cancelli alle semibarriere automatiche comandate direttamente dal treno. Il casello di barco gestiva anche un piccolo PL con barriere a filo in direzione Reggio.....non ricordo altro...non sono poi matusalemme!!! ciao

Autore:  Rgs [ mercoledì 8 marzo 2006, 21:35 ]
Oggetto del messaggio: 

Sul libro di Panconesi dedicato alla Ferrara-Cento-Modena della SV
c'è un capitolo dedicato appunto alla vita nei caselli.
Anche in altri suoi libri se ne trova traccia: sempre attento anche ai temi
non strettamente tecnici il nostro Maurizio.

Alle, mi fai venire in mente il PL di Castenaso , sulla Bo-Portomaggiore l'unico a mano che ho visto manovrare: era effettivamente una signora a svolgere le funzioni di casellante.

Ciao a tutti

Autore:  il vero giangi [ mercoledì 8 marzo 2006, 21:39 ]
Oggetto del messaggio: 

........

Autore:  Rgs [ mercoledì 8 marzo 2006, 21:40 ]
Oggetto del messaggio: 

Roberto, hai detto bene: le testimonianze di "Aristarco Scannabue"
erano effettivamente splendide.

Ciao

Autore:  centu [ mercoledì 8 marzo 2006, 22:13 ]
Oggetto del messaggio: 

:?:

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