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| sfruttamento della potenza https://www.forum-duegieditrice.com/viewtopic.php?f=20&t=3275 |
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| Autore: | silvio [ mercoledì 19 aprile 2006, 19:03 ] |
| Oggetto del messaggio: | sfruttamento della potenza |
sfruttare la potenza oraria di una loco elettrica significa che dopo un'ora di funzionamento a tale regime si può passare al quello continuativo o si deve fermare la macchina? |
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| Autore: | dola [ mercoledì 19 aprile 2006, 19:14 ] |
| Oggetto del messaggio: | |
significa che dopo un'ora è alla massima temperatura di esercizio ammissibile, quindi può funzioare alla potenza continuativa per un tempo illimitato senza che la temperatura aumenti. Ciao |
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| Autore: | archeofer [ giovedì 20 aprile 2006, 14:26 ] |
| Oggetto del messaggio: | |
La potenza oraria tiene conto della temperatura massima che gli avvolgimenti possono sopportare,le varie classi esempio B per 645/646,H per 656. Teoricamente la temperatura dei motori è considerata 25°,dopo un'ora di corrente oraria bisognerebbe scendere a quella continuativa oppure fermarsi e aspettare che la temperatura sia tornata a 25°... |
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| Autore: | sly [ martedì 28 giugno 2011, 11:30 ] |
| Oggetto del messaggio: | Re: sfruttamento della potenza |
quindi il macchinista ha la possibilità di visualizzare sul banco di comando la temperatura degli avvolgimenti, giusto? operativamente, con una loco di vecchia generazione (quelle col maniglione tipo E636/645 per intenderci) la potenza oraria si raggiunge con una combinazione specifica dei motori (parallelo) ad una determinata tacca, in dipendenza della massa del treno da trainare, esatto? Il macchinista può calcolarla a priori? |
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| Autore: | ROBINTRENO [ martedì 28 giugno 2011, 16:03 ] |
| Oggetto del messaggio: | Re: sfruttamento della potenza |
Cita: quindi il macchinista ha la possibilità di visualizzare sul banco di comando la temperatura degli avvolgimenti, giusto? Non credo proprio; non mi risulta che sia mai stata visualizzata tale informazione sui banchi di nessuna locomotiva. Sapranno darti risposte più precise ma ritengo che il limite della potenza oraria sia più teorico che pratico. Non riesco a immaginare in quale condizione una loco potrebbe sviluppare una potenza max per un'ora di fila! Neanche la livelletta più terribile dura così a lungo da impegnare i motori al massimo della loro resistenza oraria, e le accelerazioni (dove si sfrutta tutta la riserva di potenza) non durano che manciate di minuti, non certo un'ora. |
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| Autore: | sly [ martedì 28 giugno 2011, 16:14 ] |
| Oggetto del messaggio: | Re: sfruttamento della potenza |
magari su livelletta no (modane e brennero) perchè, per quanto lunghe e acclivi, ai tempi delle E636 ci mettevano una terza macchina in spinta. Però su un vecchio Voies Ferres ed. ita una breve parlava di straordinari estivi sulla bologna-milano con 18 carrozze, tra cui alcune WL, trainate da E636 (con tanto di foto) al limite di prestazione (e, non essendo merci che possono anche avere una traccia larga) a 70-80 orari. Lì se non hai potenza ci metti più di tre ore da Bo Centrale a Mi Centrale... |
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| Autore: | Andrea F.S. [ martedì 28 giugno 2011, 22:13 ] |
| Oggetto del messaggio: | Re: sfruttamento della potenza |
La potenza oraria, diciamo più correttamente, la corrente oraria, è quella teorica che la locomotiva è in grado di assorbire per un tempo di 60 minuti e che dopo tale limite, si arriva ad un rapido deterioramento dell'isolamento del motore per surriscaldamento (resina isolante delle matasse di campo, bendaggi in fibra di vetro dell'armatura, cavi). Tale situazione, oltre ovviamente a causare masse verso terra, scariche spinterometriche ai portaspazzole, scatto dei rele differenziali, porta alla messa fuori uso della locomotiva con grave danno alla macchina e all'esercizio. Il limite di corrente oraria ce lo da il costruttore del motore e, oltre ovviamente alle caratteristiche elettriche, questo limite dipende dalla classe di isolamento e dalla ventilazione che rivestono un ruolo fondamentale. Un bravo macchinista riesce a sfruttare la potenza oraria solo per brevi periodi; a patto di conoscere bene la locomotiva, le sue curve caratteristiche e la linea. Da prove relative fatte, la potenza oraria, comincia ad essere presa in considerazione quando l'ascesa della linea, supera il 10 per mille. La temperatura dei motori, non è segnalata in cabina con nessun strumento; il macchinista, dispone delle segnalazioni relative alla corrente, tensione, numero di giri, tramite il terminale della diagnostica. Sulle reostatiche invece si poteva leggere il valore della corrente tramite l'amperometro. La corrente oraria, quindi la potenza, non si raggiunge in una determinata "tacca", ma in una determinata "combinazione motori"; il discorso della "tacca", vale per le diesel. Questo perchè se si dovesse lasciare il "maniglione" in una tacca intermedia, si brucerebbe il reostato; oltretutto non sarebbe possibile applicare i gradini di shuntaggio. Sulle elettroniche invece non si tiene conto della corrente oraria, ma del sovraccarico massimo, che in genere non supera i 20 minuti. Saluti, Andrea |
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| Autore: | ste.klausen21 [ giovedì 30 giugno 2011, 22:40 ] |
| Oggetto del messaggio: | Re: sfruttamento della potenza |
A conferma di quanto avete affermato, l' ing. Franco di Majo, recentemente scomparso, nella trattazione delle locomotive, scriveva (1) : "I limiti della potenza sono condizionati anche dal tempo durente il quale la potenza stessa viene sviluppata. In tutte le macchine lo sviluppo o l' assorbimento della potenza è accompagnato dalla produzione di calore, che in parte viene disperso all' esterno e in parte aumenta la temperatura della macchina. Quando la macchina o una sua parte ha raggiunto una temperatura oltre la quale non si può salire senza pericolo di danneggiamenti, il calore prodotto dalle perdite deve essere tutto evacuato all' esterno. La potenza a cui corrisponde a regime una produzione di calore evacuabile col massimo salto di temperatura ammesso rispetto all' ambiente esterno si definsce potenza continuativa o potenza del regime continuativo. Fino a quando la macchina non ha raggiunto la temperatura limite, una parte del calore prodotto può essere assorbito dalla massa termica della macchina. La potenza sviluppabile in questo periodo è perciò superiore alla potenza continuativa. La potenza che una macchina inizialmente fredda (a temperatuura ambiente) può sviluppare in un' ora raggiungendo alla fine dell' ora la temperatura limite si definisce potenza oraria" Non aggiunge molto a quanto avete affermato, ma mi piace la chiarezza espositiva. Stefano Minghetti (1) Franco di Majo "Costruzioni di materiale ferroviario" Editrice Levrotto & Bella 1979 |
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