Già che ci siamo, vorrei ricordare Livio Dante Porta degno allievo di Chapelon ( per fare più in fretta copio dalla wiki), che
nacque a Rosario, Santa Fe, e studiò ingegneria a Buenos Aires concludendo gli studi nel 1946, quando l'era del vapore stava già concludendosi in favore delle più efficienti locomotive elettriche in Europa e Diesel in America. Ciò nonostante circolavano ancora negli Stati Uniti d'America alcune tra le più grandi e potenti locomotive mai costruite, tra cui le Niagara di Paul Kiefer, le Big Boy o le Challenger.
Ancora ventiquattrenne Porta si imbarcò per l'Europa per fare pratica presso l'ingegnere francese André Chapelon, di cui fu studente ma soprattutto amico, lavorando tra le altre cose alla 242 A1, una tra le macchine più efficienti mai costruite in grado di rivaleggiare con le più moderne locomotive elettriche.
Chapelon, uno dei più importanti ingegneri del settore tra gli anni 1930 e 1950 fu uno dei primi progettisti ad applicare un rigoroso approccio scientifico in un campo dove si procedeva spesso per metodi empirici, arrivando a sviluppare sistemi ancora oggi usati persino sui moderni treni ad alta velocità elettrici. Porta imparò molto da lui, apportando modifiche su vecchi mezzi piuttosto che lavorare sullo sviluppo di nuovi veicoli.
Con l'uscita dal mercato, nei paesi più sviluppati, delle locomotive a vapore, Porta cominciò a lavorare a progetti per i paesi in via di sviluppo dove la scarsità di fondi e di risorse mantenevano le vaporiere in servizio attivo. La sua opera ebbe il massimo sfogo nel suo paese natale, l'Argentina, così come a Cuba e Sudafrica.
Porta lavorava secondo un metodo definito dai suoi successori olistico: il lavoro comprendeva forti interventi sull'intero sistema-trasporto, e non sul singolo apparato motore del veicolo, considerandone le ricadute sociali ed economiche. Un approccio così aperto e visionario consentì a Porta di concepire alcune idee assolutamente innovative, che forse sarebbero state stroncate con una metodologia puramente ingegneristica.
Questo però non deve spingere a sottovalutare l'accuratezza del suo lavoro. Pubblicò oltre 200 ricerche e lavori scientifici, anche di tipo puramente teorico, e mantenne costantemente una grande attenzione ai dettagli della progettazione specie per quanto riguardava gli spazi e le condizioni operative del personale.
Porta si rese conto che la maggiore insidia alla efficienza delle locomotive a vapore era la grossolana gestione della combustione nel focolare, e dell'efflusso dei fumi; con cura ed attenzione riuscì a rendere controllato ed affinato l'afflusso di combustibile e comburente, ottenendo la progressività ottimale della combustione, in modo da recare il massimo calore alla caldaia, riducendo il logorio ed i danni al focolare che non era più inutilmente arroventato.
Molte delle innovazioni erano piccole modifiche di componenti spesso sottovalutati, o mai adeguatamente studiati: arrivò a intervenire su filtri, canali di lubrificazione, su una più oculata scelta delle leghe metalliche in uso, sul profilo delle ruote e persino sui rivetti, sui criteri stessi di progettazione che, oltre ad essere ottimale per il funzionamento, riducesse le necessità di manutenzione, e rendesse anche più facili e soprattutto veloci le riparazioni.
Era una persona colta, in grado di parlare agevolmente cinque lingue; uomo aperto e disponibile, attirò intorno a sé un circolo culturale altamente specializzato. Alto e magro, portava dei sottili baffi che gli davano un aspetto caratteristico. Appassionato del suo lavoro, occasionalmente svolgeva personalmente il compito di macchinista o addirittura di fuochista, i suoi interventi "sul campo" gli permisero di osservare direttamente i singoli eventi di malfunzionamento ed anomalie, ma anche semplici condizioni operative, candidate di miglioramento.
http://5at.co.uk/index.php/modern-steam ... porta.htmlhttp://www.portatreatment.com/porta/ldp-biog-css.htmhttp://www.trainweb.org/tusp/porta.htmlviewtopic.php?f=16&t=52388&hilit=vaporera