|
Se non si è mai stati nel mondo del commercio l'esempio che ho fatto non è immediatamente comprensibile da tutti (provate a farvi la lavatrice comprando i ricambi). La mia esposizione è solo una delle possibili pratiche applicabili. L'affidare la commercializzazione, del nuovo o del ricambio che sia, ad un terzo è una delle tante possibilità (in Italia lo usano due ditte che producono fermodelli) (negli elettrodomestici è di fatto la prassi da decenni). Quindi ogni mercato nazionale fa storia a se: norme nazionali, usi, consuetudini, targhet della clientela di riferimento, ecc.. Quindi avere la sede legale o/e di tassazione in Italia piuttosto che in un altro paese cambia parecchio le carte in tavola. Anche i prezzi non seguono una regola lineare, tipicamente vengono create delle fascie di prezzo, dove magari una carrozzeria costa 5 € e una vite 8 €. Ma anche i modelli non seguono un listino lineare: più grande/performante = più caro. Ogni oggetto immesso sul mercato ha un prezzo composto dalla somma algebrica di tre parti: copertura dei costi di produzione e commercializzazione + presenza di un prodotto concorrente + quanto è disposto l'acquirente a spendere per averlo, e la terza parte fa tanta, troppa, differenza (691 docet). Infine il grossista/distributore è una figura intermedia che cambia funzione a seconda delle zona di riferimento*: in alcune zone serve per avere tanti magazzini locali per via dei grandi volumi di vendita immediata per piccole quantità, oppure per avere una base di appoggio in una vasta zona dove le vendite sono medio/basse: in questo caso la gestione dei ricambi è un optional.
* Ad esempio io ditta vado dal grossista come vado dal fornaio per le medie/piccole quantità, ma se faccio un impianto con grandi quantità di materiali, mi arrivano i bancali direttamente dal magazzino centrale della casa madre, ma con fatturazione tramite il grossista, e pure a prezzo diverso.
|