Ciao a tutti, sono nuovo di questo forum e la mia passione per le ferrovie in miniatura è iniziata quando, negli ormai lontani Anni ‘90, durante il ponte di Ognissanti, i miei genitori mi portarono a visitare una mostra di fermodellismo a Fossano, nel Castello degli Acaja.
In quel periodo, affascinato da questa esperienza, avevo deciso di incominciare ad avventurarmi nel mondo dei trenini, grazie anche a una mia compagna di classe che mi aveva regalato un locomotore e un cerchio di binari, quel che rimaneva di un vecchio start set H0 della compianta Lima, a quell’epoca marchio assurto a tappa iniziale obbligata per gli oramai ex bambini appassionati di trenini nati agli inizi degli anni Ottanta e cresciuti nel decennio successivo.
I primi acquisti furono, dopo una infruttuosa ricerca di ricambi per la prima locomotiva, un locomotore elettrico SNCF 67001, comprato usato e di marca sconosciuta (bruciai il motore per l’uso intensivo di questo mezzo), un ovale di binari (quelli vecchi erano ossidati ed ormai irrecuperabili) ed un carro per il trasporto di autovetture (quante volte ho fatto volare via le Fiat 131 in dotazione!); come fonte di energia elettrica era sufficiente il trasformatore grigio mutuato dal vecchio trenino Lego, che mi consentivano di divertirmi sul tappeto della mia camera.
In quel periodo riuscii ad acquistare, pagandolo diecimila lire ad un mio coetaneo che aveva necessità di liquidi, un vecchissimo locomotore a vapore da manovra, che non riproduceva alcun modello reale, quindi un Caimano 656.519 di V° serie, anch’esso della Lima, ed infine una vera e propria chicca: una 646.035 di II° serie della Rivarossi (quella vera di una volta) in livrea Treno Azzurro: questi ultimi mi erano stati ceduti in blocco a centomila lire (altri tempi!) dal papà di un mio compagno di scuola, il quale mi regalò anche una fascina di binari misti di diverse marche con differenti codici, percui i miei locomotori saltellavano su una accozzaglia di armamenti diseguali. Memorabile la fluidità di marcia della 646 Rivarossi in confronto alle rumorosità ed agli impuntamenti del vecchio motore G Lima con i suoi ingranaggi che periodicamente dovevo oliare con poche gocce di olio Singer.
Grandi nemici di questo hobby furono, all’epoca, la scuola, fonte continua di preoccupazioni e di brutti voti (quanti pezzi in H0 che mi erano stati promessi in regalo sono andati in fumo per questo!), la mancanza assoluta di tempo libero ed infine una generale carenza di risorse economiche: il poco materiale rotabile venne confinato nelle scatole originali nello sgabuzzino in mansarda e quasi dimenticato.
Per più di quindici anni, l’oblio più totale ha coperto quella che pareva una semplice infatuazione giovanile, ripresa come una fortissima febbre circa un anno fa nell’ammirare, nell’ufficio di un mio collega, una ben assortita vetrina di modellini ferroviari in H0, tra cui il famoso “Treno Azzurro” che ai tempi della scuola non ero mai riuscito a completare.
Ho ripreso ad informarmi, ho scoperto cose di cui non sospettavo l’esistenza, come il digitale (approdato anche ai trenini come in tutti gli altri settori della vita quotidiana), del quale vorrei dotare almeno una parte delle mie macchine, e nella mia mente sta prendendo forma l’idea di realizzare un plastico, sempre che il tempo e la disponibilità economica me lo consentiranno.
Piccola puntualizzazione, non fatevi ingannare dal nick, è di mio padre, io sono del 1981.
