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 Oggetto del messaggio: Re: MUSEOGIOCANDO - Treni
MessaggioInviato: giovedì 31 dicembre 2020, 22:54 
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E guardiamolo passare...


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 Oggetto del messaggio: Re: MUSEOGIOCANDO - Treni
MessaggioInviato: martedì 5 gennaio 2021, 0:12 
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Eccoli insieme, i due diorami ambientati l'uno nel 1925 circa e l'altro nel 1965 o giù di lì.
Avrebbero dovuto essere uguali, ma un vano era largo 175 cm e l'altro solo 160, per cui nel secondo è stato necessario comprimere un po' la scena.


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 Oggetto del messaggio: Re: MUSEOGIOCANDO - Treni
MessaggioInviato: mercoledì 6 gennaio 2021, 16:28 
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Finalmente anche il plastico D comincia ad avere i suoi sfondi. Per ora due sui sei pannelli complessivi. Sono stampati su forex da 3 mm, e sono il frutto di complicate "fusioni" di varie immagini fotografiche, assemblate con photoshop.
I paletti e i morsetti verranno ovviamente tolti non appena la colla avrà fatto presa s.ui sostegni.


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 Oggetto del messaggio: Re: MUSEOGIOCANDO - Treni
MessaggioInviato: mercoledì 6 gennaio 2021, 23:46 
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Anche i diorami procedono: ecco qui il Ce 6/8 a fine carriera che sbuca ancora baldanzoso da un tunnel... senza purtroppo trovare la linea aerea...
Qualcuno sa dove potrei rimediate un paio di pali SBB in 1:45?
O devo proprio farmeli da me?


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 Oggetto del messaggio: Re: MUSEOGIOCANDO - Treni
MessaggioInviato: mercoledì 6 gennaio 2021, 23:51 
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Stessa scena, dal basso...


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 Oggetto del messaggio: Re: MUSEOGIOCANDO - Treni
MessaggioInviato: venerdì 8 gennaio 2021, 0:42 
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Non possiamo dire che al museo non c'è nemmeno un cane.
Uno c'è, e osserva con attenzione...


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 Oggetto del messaggio: Re: MUSEOGIOCANDO - Treni
MessaggioInviato: lunedì 15 febbraio 2021, 18:06 
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L'ultimo (in ordine cronologico) dei sette plastici di Museogiocando dovrebbe rappresentare lo stato dell'arte del fermodellismo. Per la sua costruzione, pertanto, era previsto che si facesse uso anche della stampante in 3D. Si contava di impiegare tale tecnologia per realizzare, fra l'altro, un lungo viadotto ferroviario ad archi.
Ecco il punto in cui deve essere sistemato il viadotto.


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 Oggetto del messaggio: Re: MUSEOGIOCANDO - Treni
MessaggioInviato: lunedì 15 febbraio 2021, 18:09 
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La messa a punto ha richiesto parecchio tempo, ma ora, finalmente, il viadotto sta prendendo forma: ecco una prima prova di stampa a grandezza ridotta di uno degli elementi.


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 Oggetto del messaggio: Re: MUSEOGIOCANDO - Treni
MessaggioInviato: lunedì 15 febbraio 2021, 18:11 
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Si provano ad accostare due piloni, sempre a grandezza ridotta. Quello a destra presenta ancora qualche imperfezione.


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 Oggetto del messaggio: Re: MUSEOGIOCANDO - Treni
MessaggioInviato: lunedì 15 febbraio 2021, 18:19 
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Ed ecco il primo pilone a grandezza definitiva (per linea a doppio binario).
Il dettaglio è preciso, ma la stampa ha richiesto ben 22 ore!
Considerando che servono otto piloni completi, più due spallette, è una fortuna che la stampante proceda
tranquilla, senza avanzare rivendicazioni salariali!


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 Oggetto del messaggio: Re: MUSEOGIOCANDO - Treni
MessaggioInviato: venerdì 19 marzo 2021, 23:46 
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Mentre Museogiocando è in fase di stallo per pandemia, prosegue la stesura delle storie dei marchi che hanno fatto la storia del modellismo, ferroviario e non solo. Ecco qualche riga sulla

KIBRI

La Kibri nasce nel 1895 a Böblingen, nella Germania meridionale, e fin dall’inizio si dedica alla produzione di giocattoli, realizzandoli in legno (principalmente) o latta. A fondarla sono un tecnico, Wilhelm Kindler, e un uomo d’affari, Adolf von Briel.
La prima ragione sociale della ditta è Kindler & Briel. Il marchio Kibri, già presente fin dagli anni ’30 su alcuni prodotti, verrà adottato ufficialmente solo dopo la seconda guerra mondiale.
Buona parte della produzione è per conto terzi: già ai primi del Novecento, l’azienda è uno dei principali fornitori esterni del gigante del giocattolo Gebruder Bing, con il quale ha un solido accordo commerciale. In quel periodo, gli articoli di maggior successo prodotti dalla ditta di Böblingen sono le cosiddette “cucine di Norimberga”, ovvero dei modellini delle grandi cucine dell’epoca, costruiti in legno e corredati di minuscole pentole e stoviglie. A queste si accompagnano riproduzioni di negozi di vario tipo (con tutti gli accessori del caso) e vere e proprie "case di bambole". A questo genere di giocattoli la Kibri rimarrà fedele fino ai primi anni ’70 del Novecento.
Dopo la prima guerra mondiale, tuttavia, l’attività comincerà a concentrarsi sui modellini di fabbricati destinati a corredare le ferrovie in miniatura. Le stazioni, i passaggi a livello, i ponti e i tunnel (questi ultimi con i portali in legno dipinto e la copertura in cartone e gesso miscelato a colla) per le grandi ferrovie giocattolo a scartamento 1 (45 mm) e 0 (32 mm) ottengono un discreto successo.
Nel 1916, dopo la morte di Kindler, suo figlio Wilhelm junior prende le redini dell’azienda insieme al cognato Rudolf Gussmann. Negli anni ’20 la produzione, prima quasi esclusivamente manuale, viene razionalizzata con l’introduzione di macchine utensili e per la decorazione dei giocattoli in metallo è adottata la tecnica della litografia.
Nel decennio successivo la Kibri continua a fabbricare articoli per conto terzi, fra cui accessori per le ferrovie in miniatura del marchio Trix, e viceversa a commercializzare giocattoli prodotti da altre ditte, come bambole e modellini di automobili.
E’ molto difficile risalire alle origini di questi ultimi, perché tutta la documentazione relativa è andata perduta nell’incendio – di origine dolosa – che nel 1973 ha completamente distrutto lo stabilimento di Böblingen, ma è probabile, ad esempio, che la bella riproduzione in scala 1:43 di una Auto Union con carrozzeria aerodinamica, fatta di leggerissimo magnesio, che ritroviamo in un catalogo Kibri della fine degli anni ’30, sia stato realizzato dalla ditta Mahle, la stessa che all’epoca forniva alla Auto Union alcune componenti meccaniche realizzate con questa speciale lega metallica. A quel tempo, la Kibri non disponeva della tecnologia per pressofondere quel tipo di materiale. E’ probabile, pertanto, che il modellino sia stato prodotto dalla Mahle, forse su commissione della stessa Auto Union, come oggetto promozionale, e poi commercializzato dalla Kibri.
Durante la seconda guerra mondiale l’attività prosegue, ma a causa della carenza di metallo vengono prodotti solo articoli in legno. Al termine del conflitto, gli articoli sono marcati "Kibri - made in US Zone Germany" e dopo il 1952 "Kibri - made in West Germany".
In questo periodo il marchio diventa popolare negli Stati Uniti perché molti militari americani di stanza in Germania acquistano i giocattoli Kibri e li portano con sé quando tornano in patria. Negli anni ’50 ci sono cataloghi Kibri in inglese, alcuni anche con i prezzi indicati in dollari.
Proprio da una pubblicità dell’epoca si apprende che il marchio produce “accessori ferroviari in scala 0 e H0, carriole, palette, secchielli e attrezzi da giardino, mazze da croquet, garage, stazioni di servizio, case di bambole e negozi”.
Dalla metà degli anni '50, la lavorazione dei metalli viene progressivamente sostituita dalla tecnologia di stampaggio a iniezione di materie plastiche. Il catalogo si arricchisce di decine di edifici storici, fattorie, impianti industriali e fabbricati ferroviari di ogni specie, per lo più basati su modelli specifici in Germania (come le stazioni di Bonn, Calw e Kehl, i municipi di Alsfeld e Michelstadt, il castello di Falkenstein e il faro di Westerheversand) accuratamente riprodotti in scala H0 (1:87), N (1:160) e Z (1:220). Insieme a Faller e Vollmer, Kibri diventa uno dei più importanti marchi di accessori per modellismo ferroviario, forniti sia già assemblati sia in scatola di montaggio.
Nell'ottobre 1973, come si è detto, un incendio distrugge la fabbrica di Böblingen, ma la produzione prosegue nella filiale di Schopfloch, vicino a Freudenstadt, e nel 1975 viene costruito un nuovo stabilimento a Böblingen-Hulb.
A differenza della maggior parte dei suoi concorrenti, oltre agli edifici e agli elementi paesaggistici, Kibri offre a partire dalla seconda metà degli anni ‘70 anche una vasta gamma di modelli in kit di veicoli stradali e ferroviari come camion, macchine edili, gru, veicoli da cantiere e trasporti eccezionali in scala 1:87. Fra questi si segnala la riproduzione della Gottwald AMK del 1990, all'epoca la più potente autogru del mondo.
Nei primi anni duemila la Kibri accusa difficoltà finanziarie perché le banche hanno ridotto le linee di credito. Nel 2006 si dimette lo storico amministratore delegato dell’azienda, Klaus Sick, e la Kibri viene acquisita dalla RiRe Maschinen di Wuppertal, che tre anni più tardi la cede alla Viessmann Modelltechnik, una ditta specializzata in accessori elettronici (soprattutto segnali) per modellismo ferroviario con sede ad Hatzfeld.
Lo stabilimento di Böblingen viene venduto, i 50 dipendenti licenziati e parte della produzione a marchio Kibri è trasferita in fabbriche della Viessmann in Ungheria e Romania.


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 Oggetto del messaggio: Re: MUSEOGIOCANDO - Treni
MessaggioInviato: venerdì 19 marzo 2021, 23:52 
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E su un altro marchio, sempre confidando che mi vigliate segnalare eventuali errori od omissioni importanti.

FALLER

La ditta Faller viene fondata nel 1946 a Gutenbach, nella Germania meridionale, non lontano da Friburgo in Brisgovia, dai fratelli Edwin e Hermann Faller. Inizialmente l’attività riguarda giocattoli di legno per la prima infanzia, ma a partire dagli anni ’50, quando cominciano a diffondersi le ferrovie elettriche in miniatura a scartamento H0, i fratelli abbandonano il mercato del giocattolo per indirizzarsi sugli accessori per il nascente modellismo ferroviario in scala 1:87.
Gutenbach si trova nella zona dello Schwarzwald, la Foresta nera. Logico, quindi, che i primi articoli a comparire nel catalogo Faller siano riproduzioni - in legno - delle caratteristiche case, fattorie e chiesette della regione. Oggi questi curatissimi, minuscoli edifici realizzati quasi interamente a mano sono diventati rari oggetti da collezione.
Ben presto, la plastica subentra al legno: la Faller è tra le prime aziende del settore ad impiegare il polistirene come materiale per i suoi modellini, che vengono venduti sotto forma di kit, con costi sensibilmente ridotti. Dal 1964 inizia la produzione in scala N (1:160) e pochi anni dopo anche quella in scala Z (1:220).
In un mercato, quello delle scatole di montaggio, che rapidamente diventa piuttosto affollato, i prodotti Faller non sono forse i migliori per accuratezza di dettaglio rispetto ai coevi Vollmer, Kibri, Pola, Wiad, Heljan, ecc, ma fin dagli albori la ditta di Gutenbach si distingue per l'adozione di avanzate tecnologie nei suoi prodotti: ci sono ad esempio il mulino a vento le cui pale sono mosse da un piccolo motore elettrico, la fontana, il mulino e la segheria ad acqua realmente funzionanti grazie ad una pompa di riciclo, i passaggi a livello con le sbarre che si alzano e abbassano lentamente come nella realtà, e molti altri interessanti gadget.
Questa particolarità rappresenta il punto di forza della Faller, che nei decenni successivi, accanto a una moltitudine di riproduzioni di tipo tradizionale di abitazioni, negozi, fabbriche, castelli, fabbricati ferroviari di ogni specie, ponti, vegetazione e accessori vari, sfornerà una serie di modelli animati sempre più complessi, come le attrazioni da luna park, con giostre, ruote panoramiche, ottovolanti e ogni genere di impianto realisticamente funzionante.
La propensione a realizzare modelli dinamici porta negli anni '70 al lancio del Faller Hittrain, ferrovia giocattolo a scartamento di 32 mm con binari, vagoni e locomotive di plastica (alimentate a batteria). Sulla stessa falsariga, ma in scala 1:32, è il successivo Faller Playtrain, studiato per integrare nel gioco i primi personaggi della Playmobil.
Dagli anni '50 agli anni '70, Faller offre anche kit di aeromodelli in scala 1:100, fra i quali il biplano Wright, i missili tedeschi V1 e V2, aerei tedeschi della seconda guerra mondiale e jet commerciali del dopoguerra come il Caravelle.
Nell’arco della sua storia, la Faller non produce riproduzioni statiche di veicoli in scala 1:87, limitandosi ad alcuni apprezzabili modellini di carri a trazione animale. Viceversa, negli anni sessanta introduce il sistema di piste slot Auto Motor Sport (AMS), (in scala 1:65), corredato da una ventina di autoveicoli piuttosto ben realizzati. Forse a causa del prezzo elevato, la novità non riscuote un grande successo.
Fra il 1969 e il 1979 vengono commercializzate le Hit Car, auto giocattolo in scala 1:43, simili alle Hot Wheels della Mattel, con carrozzeria in plastica e fondini di metallo. Prive di motore, funzionano con piccole catapulte e compiono acrobazie su piste di plastica. Nel 1992 c’è l’ingresso nel settore degli automodelli propriamente detti, con una serie di riproduzioni molto ben dettagliate, in materia plastica e in esatta scala 1:43, di classiche Mercedes-Benz (più un Maggiolino Volkswagen). La produzione dura solo qualche anno, poi viene interrotta a causa dei costi eccessivamente elevati.
All’inizio degli anni novanta, la Faller mette a punto un rivoluzionario sistema che consente a minuscoli veicoli in scala 1:87 di muoversi in modo estremamente realistico, senza le antiestetiche strisce metalliche e la fessura delle piste tipo slot car. I camion e gli autobus del Faller Car System (le vetture non sono ancora arrivate) sono dotati di motore elettrico alimentato da batterie ricaricabili e vengono guidati da una microscopica calamita collegata allo sterzo, che segue un filo metallico affogato nella “sede stradale”.
Il sistema non abbisogna necessariamente di piste preconfezionate: a chi voglia costruirsi da sé il percorso che preferisce, la Faller fornisce una minuscola fresa con la quale incidere il compensato e inserirci i fili di acciaio armonico (da occultare sotto un velo di stucco).
Il Faller Car System si evolve in seguito con possibilità di soste, sorpassi e deviazioni telecomandate, e con una recente versione digitale concettualmente molto vicina alle tecnologie di guida autonoma che vengono messe a punto per il traffico reale. Anche il parco veicoli del sistema si arricchisce con molti veicoli, in maggioranza adattamenti di riproduzioni di altri produttori (Herpa, Brekina, Wiking Rietze, ecc).
Nel 1997 la Faller rileva la Pola, che porta in dote diverse riproduzioni di edifici ferroviari in scala 1:22, per la ferrovia da giardino LGB. Successivamente, però, l’azienda incontra gravi difficoltà finanziarie e il 28 agosto 2009 dichiara fallimento per imminente insolvenza. Dopo un periodo di amministrazione controllata e l’ingresso di nuovi capitali, i problemi vengono risolti e oggi la Faller è leader mondiale nel mercato degli accessori per modellismo ferroviario, occupa circa 200 dipendenti e all’insegna di un orgoglioso Made in Germany concentra l’intera produzione nella sua sede di Gutenbach.


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 Oggetto del messaggio: Re: MUSEOGIOCANDO - Treni
MessaggioInviato: giovedì 8 aprile 2021, 11:07 
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Due marchi di produttori di automodelli in scala H0:

ROCO MINITANKS

I pochi fortunati che negli anni Trenta possedevano un plastico ferroviario 0 gauge, cioè a scartamento di 32 mm, potevano corredarlo con gli automodelli in scala 1/43 nati a tale scopo, come i famosi Dinky Toys, oppure con gli analoghi prodotti delle ditte americane A.C. Williams, Arcade, Tootsietoy, della tedesca Marklin, o delle francesi A.R. e C.D.
Quando invece, nel secondo dopoguerra, si afferma lo scartamento 16,5 mm - detto H0 (dall’inglese half zero) perché è la metà dello 0 gauge, e quindi in scala 1:87 - il problema è più grave, perché in giro ci sono solo gli automodelli pressofusi Tootsietoy in scala 1:70 e pochissimo altro, fra cui i Mercury della serie 1:90. Arrivano poi i Matchbox, ma sono incostanti nella scala, mentre gli Schuco Piccolo più che dei modelli sembrano delle caricature.
Meno male che c’è la Viking, che dal 1948 comincia a sfornare una serie di vetture e di autocarri di plastica in scala 1:100. Sono un po’ troppo piccoli, ma dal 1952 adottano la scala 1:90, più vicina all'H0. Verranno poi tutti gli altri, a partire da Norev, Anguplas, Eko, etc.
Nel 1962 fa ingresso nel mondo dell'H0 una Casa austriaca: la Roco fondata nel 1960 dall'ingegner Heinz Rössler. La sua produzione comprende una serie di modelli militari denominati Minitanks e riguarda all’inizio carri armati, autoblindo e automezzi della seconda guerra mondiale, allargandosi successivamente a soggetti alleati e russi più recenti.
Si tratta di modellini in plastica di colore verde oliva scuro, montati a incastro, talora un po' fragili a causa di numerosi pezzi riportati, fedeli nell'estetica e, inizialmente, venduti a prezzi modesti. Si prestano bene anche per giocare alla guerra.
I Minitanks ottengono un grande successo soprattutto con l'esportazione negli Stati Uniti. Nei decenni successivi la loro qualità migliora tantissimo, ma di pari passo i prezzi salgono, e non di poco, e ciò ne limita la diffusione. Accanto a questi, a partire dal 1980, la Roco, che nel frattempo ha comprato la Rowa e avviato la produzione di raffinatissimi treni elettrici in H0, sforna una serie di veicoli civili.
Lasciando ad altre affermate Case le autovetture, l’azienda austriaca si orienta sui fuoristrada (sfruttando così gli stampi delle versioni militari) e gli autocarri pesanti. Ricchi di dettagli anche se un po' fragili, sono i primi modelli H0 ad essere dotati di sterzo funzionante.
Dopo una crisi che ha investito quasi tutte le grandi aziende del settore del modellismo ferroviario, il 15 luglio 2005 la Roco dichiara fallimento. Dal 25 luglio, con una nuova proprietà, l'azienda riprende la produzione come Modelleisenbahn GmbH, ma continuando ad utilizzare il marchio e il logo originari Roco. Il 1º ottobre 2007 la distribuzione della serie di prodotti Minitanks viene ceduta al costruttore tedesco di automodelli Herpa.


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MessaggioInviato: giovedì 8 aprile 2021, 11:09 
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ROSKOPF

La Roskopf Miniaturmodelle viene fondata nel 1955 a Berlino da Marcel Roskopf e adotta come logo un triangolo con inserite le lettere RMM. I primi prodotti sono dei modellini in plastica in scala 1:87 di carri agricoli trainati da cavalli.
Successivamente, tali articoli vengono ceduti alla Preiser (che li manterrà molto a lungo nel suo catalogo) e la Roskopf si dedica alla produzione di veicoli militari in plastica in scala 1:100. Queste accurate riproduzioni riscuotono un discreto successo commerciale, tanto da costringere la ditta a trasferirsi nel 1958 in più ampi locali siti a Traunreut.
La gamma cresce progressivamente, e nel 1974 c’è un nuovo trasloco, stavolta in uno stabilimento appositamente realizzato a Traunstein. Due anni dopo, Marcel Roskopf rimane vittima di un grave incidente, per cui affida buona parte dei suoi compiti manageriali alla moglie.
L’attività della ditta comunque prosegue e nel 1982 viene introdotta una serie di riproduzioni in scala 1:87, sempre realizzate interamente in materia plastica, di moderni autocarri tedeschi e francesi, ai quali fanno seguito altri modelli di mezzi industriali e commerciali degli anni ’20 e ’30.
Nel 1990, la Roskopf viene rilevata dalla tedesca Sieper Werke (Siku) che ha già acquisito anche la Wiking. A quanto sembra, Marcel Roskopf (poi deceduto nel giugno 2002) si accorda affinché i suoi modellini siano stabilmente inseriti nel catalogo Wiking, accamto a quelli creati da Karl Friederich Pelzer. Viceversa, poco dopo, l’intera gamma dei mezzi militari va fuori produzione, e via via anche gli altri Roskopf scompaiono dal catalogo.
Nel 2002, ricompare, unico e solo, il trattore Hanomag del 1928, ora marcato Wiking..


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MessaggioInviato: martedì 3 agosto 2021, 18:33 
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Il viadotto realizzato con la stampante in 3D ha finalmente trovato posto sul plastico di Piticchio.
Eccolo, ancora in materiale grezzo, posizionato prima dell'incollaggio in sede, davanti alla fedele riproduzione dell'edificio che ospita Museogiocando.


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