Stamattina, come al solito, quando si ha il tempo di dormire, ci si sveglia presto e non ci si riesce a riaddormentare... Dunque ho pensato ad un progetto alternativo, posto lungo le pareti della stanza.
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Immaginiamo di essere a bordo di un treno, chessò un IC anni '90 diretto verso la Puglia sull'Adriatica (in quelle zone, insomma, il sapore è quello). La linea, in questo tratto è a doppio binario elettrificato. Sbuchiamo da una piccola macchia e transitiamo per una vecchia fermata disabilitata da tempo: i marciapiedi sono infestati dagli arbusti ed i cartelli sono sbiaditi se non mancanti, anche il FV non è poi in così buono stato, porte e finestre sono sprangate. Superiamo un PL che era governato da un casello, oggi ancora abitato ed in perfetto stato; la piccola strada vicinale attraversa la ferrovia formano un dosso piuttosto pronunciato: la ferrovia è in rilevato. Poco più avanti, infatti, i binari scavalcano su un ponte a travata metallica un ampio alveo fluviale, in secca per gran parte dell'anno e che va a tuffarsi nel mare poco più avanti. La Tartaruga che traina l'IC fischia ripetutamente, stiamo passando accanto ad una grande masseria, dove l'attività si svolge frenetica: la visione idilliaca dura poco, perchè le avvisaglie della città sono vicine. La ferrovia scompare sotto il cavalcavia della tangenziale...
Nel progetto i binari poi proseguono dietro lo sfondo, incrociano a raso la linea a TD, protagonista della seconda scena, e si ricongiungono con se stessi dall'altro lato della stanza, incrociando ancora la linea a Td e la diramazione e passando sulla parte amovibile che rende possibile l'accesso alla stanza. La circolazione su questo tratto sarà puramente sequenziale, gestita dal blocco automatico.
Per la seconda parte, immaginiamo di essere su un lungo diretto trainato da una D445, proveniente da una città del nord. Siamo praticamente nel tacco dello stivale: il caldo è torrido, siamo in estate, l'erba è bruciata dal sole, il treno, senza aria condizionata, è un forno. Ci accingiamo ad entrare in un'importante stazione: la cittadina è piuttosto importante e genera un intenso traffico. Una serie di sobbalzi ci fa capire che stiamo percorrendo la radice scambi: a destra notiamo un'ampio scalo merci, mentre a sinistra delle rimesse. Il treno si ferma, in attesa dell'incrociante. Il caldo all'interno della carrozza è insopportabile ed i discorsi stupidi del mio vicino mi hanno cotto. Decido di scendere a dare un'occhiata alla stazione: tira una brezzolina rinfrescante. Al servizio passeggeri sono destinati 3 binari serviti da marciapiede, altri sono destinati alla sosta dei merci; a proposito, lo scalo è composto da due tronchi ai lati del magazzino ed uno che termina proprio dritto ad un portone nel MM, per il carico in testa. Una campanella Leopolder comincia a suonare, cerco di apprestarmi a salire sul treno, quando noto una variopinta automotrice venirci incontro: è sì una ALn 668, ma porta le insegne di una società in concessione. Solo ora mi accorgo che nelle rimesse i mezzi sono tutti della concessa: 668, automotrici di vecchio tipo, più o meno strane, locomotori diesel piuttosto particolari, alcune carrozze, non tutte di provenienza italiana. Un’altra campanella principia a tintinnare: oh, finalmente arriva l’incrociante! L’attesa si faceva snervante. Invece no. Dietro ad una rimessa sbuca, nuova fiammante, una piccola automotrice a scartamento ridotto, che si attesta su un piccolo fascio binari a fianco del FV. Caspita, solo ora mi accorgo della cosa più interessante: passo i successivi 5 minuti ad osservare le manovre per il caricamento di un carro a scartamento ordinario sui sottocarrelli. Finalmente suona la campanella giusta: ad una velocità spropositata arriva, sul corretto tracciato, una coppia di rombanti ALn 668, che inchioda tutto d’un colpo, andando anche un po’ lunga. Il segnale si è già disposto al verde, quando il CT del regionale scende e corre incontro al nostro. Da quel che intuisco c’è qualcosa che blocca la linea, pecore, forse. Ripartiamo: al nostro fianco i binari della concessa, appena riarmati con rotaie su traverse biblocco e la massicciata pulita e bianchissima, quasi abbagliante. I nostri, di binari, sono piuttosto malconci, invece, al contrario di quelli che avevamo percorso prima del nostro arrivo: evidentemente i lavori di elettrificazione, per ora, termineranno qui. Stiamo cautamente riprendendo velocità, quando il maestro comincia a strombazzare: la rapida segue immediata. Ci affacciamo dal finestrino… Dannate pecore!
Le linee, concessa e FS proseguono affiancate, incrociando la linea a doppio binario e perdendo quota, facendo il periplo della stanza, fino a giungere nella stazione nascosta, posta sotto alla principale. Da qui si diparte la linea che torna sopra, salendo in contropendenza rispetto a quella che scende… La linea a SR invece termina in una piccola coulisse che trova posto sulla parte amovibile. Il fascio binari è ristretto, ma completo: oltre alla rimessa ed alla piccola piattaforma girevole, c’è anche lo scalo di trasbordo con le FS.