Marco Rivola ha scritto:
Quanto ai tagli in Italia, fin dove si può arrivare? Ancora tagli alle forze dell'ordine, ai vigili del fuoco, alla sanità, alla scuola, agli enti locali, già tutti in difficoltà adesso?
Difficoltà... tutti siamo in difficoltà, si tratta solo di imparare a gestire meglio i soldi a disposizione, cosa che nel pubblico almeno qui in Italia sembra pura utopia. Io ho ancora qualche barlume di speranza, ma questi tecnici ultimamente ci stanno mettendo molto del loro per togliermi anche quella...
Marco Rivola ha scritto:
Inoltre anche i tagli, per quanto strano possa sembrare, hanno effetti recessivi.
Non è per nulla strano anzi, è una logica conseguenza. Fondamentalmente però se vuoi rimettere in ordine i tuoi conti le scelte sono sempre quelle due lì: o aumenti le entrate (tasse) o diminuisci la spesa. Ci sono un sacco di teorie economiche che propendono per l'una o per l'altra soluzione.
Personalmente penso che per uscire da questa crisi le politiche di sola austerity da scuola austriaca (quelle per inteso "imposte" dalla Germania) non siano le più appropriate: vero che riducendo i salari si aumenta la competitività e si riesce a far ripartire l'economia, ma bisogna vedere anche da che livello si riparte...
D'altro canto non mi convincono per nulla neanche le proposte neokeynesiane: un aumento della spesa pubblica, magari accompagnato dalla stampa di moneta avrebbe effetti positivi SOLO in presenza di riforme che possano rendere il Paese più competitivo e che mantengano stabilmente sotto controllo il debito. In assenza di questo prerequisito fondamentale la maggiore liquidità prodotta da queste politiche espansive non farebbe altro che uscire dall'Italia per trasferirsi altrove per via della nostra scarsa competitività.
Insomma, si torna sempre lì: la spesa pubblica non è un male assoluto. Lo diventa quando viene fatta male. L'Italia è purtroppo uno dei paesi europei con la più bassa efficienza di spesa.
Politiche neokeynesiane pure possono andare bene ad esempio in Svezia, paese nel quale un alto grado di civiltà a cui consegue un alto livello di efficienza ANCHE nel pubblico, consentono un alto livello di competitività anche in presenza di una forte tassazione.
In un paese come l'Italia invece questa cosa è nei fatti praticamente impossibile: diciamoci una volta per tutte la verità, NON NE SIAMO CAPACI!
Sappiamo fare un sacco di altre cose che gli svedesi o i tedeschi non sanno fare ma da quel punto di vista lì non c'è trippa per gatti.
E questa non è una questione di mancati introiti per via dell'evasione: è proprio una questione di soldi spesi male!
In assenza di efficienza nella spesa quindi a noi non resta che il "piano B": quello indicato dalla BCE qualche mese fa e quello che i mercati hanno ribadito con l'ultima asta di titoli di stato spagnoli, con rendimenti letteralmente crollati proprio perchè la strada intrapresa è quella di una maggiore libertà economica (con conseguenti minori garanzie sociali). Noi abbiamo fatto la scelta opposta ed il nostro spread è "stranamente" inchiodato a 500: i mercati in questo modo ci dicono semplicemente che se vogliamo proseguire su questa strada, il fallimento è l'esito più probabile.
Noi siamo il tipico paese per cui vale l'assioma "il privato è più efficiente del pubblico". Non perchè il privato sia particolarmente efficiente, ma proprio perchè il pubblico italiano (salvo rarissimi casi) è altamente inefficiente. Finchè questo assioma continuerà a valere (e l'evidenza dei fatti dimostra purtroppo che in Italia pubblico = inefficienza), a noi non resta che la strada di ridurre la spesa: non c'è proprio scelta.
Ciao,
Lorenzo