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Anche se a qualcuno può non piacere, esistono bambini superdotati, cioè con un livello di intelligenza fuori dal comune, diversa da quella degli altri, sono il 5% della popolazione infantile. Un altro 5% è rappresentato dai molto dotati, che mostrano cioè un livello d'intelligenza molto alto.
I bimbi particolarmente dotati sono quasi sempre precoci: date le condizioni indispensabili perché possano conoscere ed evolversi, imparano più presto e più velocemente degli altri qualunque cosa, associano ciò che apprendono in modo più complesso ed articolato, sono più curiosi, e quindi "producono" cose migliori di quelle dei bimbi della stessa età.
Il bambino superdotato ha un pool di sensibilità straordinario, e più della media si accorge di ciò che gli succede intorno e, se non compreso ed adeguatamente seguito, reagisce ritirandosi in se stesso, sminuendo la sua intelligenza per essere più simile agli altri.
Ma l'intelligenza fa per lo più paura, perché evoca una superiorità.
L'adulto teme il bambino superintelligente, perché pensa di perdere il controllo su di lui, e di non poterlo dominare. La società teme il superdotato per lo stesso motivo. Perciò la tendenza sia individuale, sia sociale, è di dequalificare il bambino superdotato.
A livello scolastico, il non riconoscimento si esprime col non istituire gruppi di bambini di livello intellettivo particolarmente alto, e col non prevedere programmi differenziati ed una preparazione specifica per gli insegnanti.
La nostra "squola" presuppone invece un insegnamento uguale per tutti, ottuso ,rigidamente inquadrato dall'ideologia imperante.
Il bambino superdotato, costretto a passare il suo tempo d'apprendimento in mezzo a bambini diversi da lui, cresce generalmente sentendosi inadeguato, strutturalmente solo, poco compreso, poco in sintonia.
Per quanto riguarda le lezioni scolastiche, esse sono calibrate sulla media dei bambini. Il bambino superdotato si annoia profondamente alla ripetizione della stessa cosa, ai limiti imposti, all'impossibilità di porre tutte le domande che gli vengono spontanee. I suoi interventi spesso risultano disturbanti per la classe e per gli insegnanti, perciò provocano rimproveri e fastidio. La sua attenzione quindi cala, ed il bambino può mostrarsi, a seconda delle caratteristiche personali e delle reazioni dell'insegnante, isolato, troppo fantasioso, polemico, aggressivo, oppure adeguarsi al ritmo degli altri limitando così le proprie possibilità.
Ma i bambini superdotati, se non adeguatamente seguiti, si abituano a poter in breve tempo imparare ciò che gli altri devono studiare a lungo. In questo modo non compredono la fatica dello studio, non si accorgono dell'esistenza di argomenti "difficili". Quando, nelle classi superiori, si trovano davanti a materie che richiedono uno studio approfondito ed una complessa memorizzazione, sono spiazzati. Il non riuscire più ad imparare in un attimo quanto richiesto, il non capire sempre tutto al volo, uniti all'ignoranza della disciplina dello studio, li fa sentire improvvisamente incapaci, spesso li deprime e li porta a troncare gli studi.
Molti ragazzi che abbandonano gli studi sono superdotati.
E tutto questo costituisce uno spreco, perchè costoro sono un bene prezioso, se opportunamente guidati potrebbero apportare immensi benefici alla società.
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