Mooolto amichevolmente
Innanzi tutto il treno è un mezzo di trasporto (pubblico) e non un cartellone pubblicitario adibito al trasporto di persone. Va da sé che chi lo usa per la propria mobilità è un utente (del trasporto pubblico appunto) oppure un viaggiatore, non certo un cliente.
Come qualcuno ha già scritto, il castano/isabella dava il senso della povertà di una nazione contadina da poco uscita dalla guerra ma, seppur contadini, non sentivano il bisogno degli spot pubblicitari nel bel mezzo di Canzonissima o del Festival di Sanremo: era sufficiente consultare l'orario (Pozzo)

, recarsi alla stazione, salire sul treno e arrivare comodamente a destinazione. Se nel frattempo avevano bisogno di fare pipì si recavano alla toilette (sempre funzionante e persino pulita - almeno sui treni locali) e se ne tornavano nel loro scompartimento senza essere disturbati da bambini urlanti e trilli di telefonini muniti di suonerie polifoniche con melodie spesso aberranti...
Dimenticavo: mentre attendevano in stazione che il loro treno arrivasse, potevano sedersi comodamente su una panchina che di solito era situata in un bel giardinetto con le piante e le aiole curate e senza l'ombra di vandalismi nonché di orrendi graffiti spacciati oggi per opere d'arte.
Quindi non stavano certo a preoccuparsi del troppo sobrio castano della livrea o, peggio, per il triste grigio ardesia: il treno era il treno, un mezzo di trasporto sicuro e tutto sommato affidabile ma alla fine sempre e solo un mezzo di trasporto.
E veniamo al modellismo... Tutti (credo) abbiamo iniziato con la confezione iniziale regalataci per Natale, soddisfatti di veder sfrecciare il trenino - spesso con composizioni inverosimili - nell'ovale (o peggio, nel cerchio) di binari montato sul pavimento.
Però dopo alcune settimane si acquistavano i primi deviatoi, altri tratti dritti e curvi e si sviluppava il tracciato, di conseguenza si cominciava a studiare il futuro plastico (a tale proposito ti farei vedere gli appunti su fogli a quadretti che ho ritrovato nel mio Manuale dei tracciati e dei circuiti elettrici Rivarossi).
Per farla breve, noi non avevamo vetrine, guantini e via di questo passo: avevamo una E424 o una D342, i più fortunati una E646, un E428 e li facevamo girare magari su di un doppio ovale montato su un tavolato e con una parvenza di paesaggio...
Oggi, grazie alla tecnologia, quelli che il modellismo lo intendono come lo intendo io cercano di riprodurre (magari su di un diorama) uno spaccato della realtà cercando di far rivivere il fascino di una ferrovia o di una località che è rimasta loro nel cuore: ben altra cosa dalla mera collezione fine a sé stessa...
Detto ciò, il modellismo rimane comunque un hobby e ognuno è padrone di destinare i propri soldi come meglio crede...
Scusandomi per la prolissità di questo intervento vi invito comunque a connettervi ai forum francesi (LR Presse ad esempio): chissà, magari cambiate idea...
Assonnati saluti,
Bruno