A me invece ha fatto riflettere. Con una tonante botta finanziaria ho comprato sia il TTM che il TT.
L'editoriale mi trova alquanto d'accordo, anche se mi permetto di spezzare una lancia a favore dei "scatolari": lo spazio per il sognatissimo plastico spesso non c'è; e qui sopperisce dove possibile l'appartenenza ad una associazione che voglia fare un plastico sociale. Ma non è la stessa cosa.
Dunque: giusto dire ed esortare la gente a fare plastici, ma una parola di conforto per chi non ha le centinaia di migliaia di euro per comprarsi 'na casa con stanza ad hoc (sono il tipo di appassionato che non tollera vedere robe punto a punto che percorrono stanze "ordinarie" o plastici che si calano dai soffitti...tengo più a moglie e famiglia che ai treni).
Detto questo, ho riflettuto sulla passione ferroviaria in sè: bella la definizione all'inizio dell'articolo, quando l'autore parla della "profondità" dell'hobby ferroviario, al quale si affianca una componente culturale non indifferente. Per tutto questo ci vuole attenzione e tempo. Il tempo medio di attenzione di un ragazzino\a di oggi è....dieci minuti? Un quarto d'ora? Fatemelo sapere, magari mi sbaglio, ma quello che mi sta intorno mi dà questa sensazione (e questo discorso è estensibile a tutti i vari aspetti della conoscenza....poveri noi con i dottori di domani
)
Terza considerazione: la scatolatura in sè. Ringrazio l'autore per le sue parole su quanti non toccano il modello dopo l'acquisto....faccio parte di quella categoria di appassionati che gli aggiuntivi li adatta, li dipinge e li attacca, e faccio correre i modelli sul plastico di turno (che ho contribuito a costruire, nelle mie possibilità..)...ma è vero , si compra troppo e personalmente ho preso atto che stavo comprando male. Grazie, per la bella tirata di freno a mano che ora mi impongo.