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Questo invece è un articolo pubblicato sul "Gazzettino" a firma del giornalista Gigi Bignotti.
Omnibus
Treni a Nordest, puntuali solo i tagli - Il Veneto la regione più colpita
VENEZIA (2 gennaio) - Il gruppo Ferrovie dello Stato taglia più in Veneto che in altre regioni d’Italia: da quando, nel 2000, è nata la società passeggeri, ovvero Trenitalia, l’organico dei due compartimenti veneti (Venezia e Verona) è sceso da ventimila unità alle settemila attuali ovvero del 65 per cento mentre nel resto d’Italia il calo è stato molto meno marcato attestandosi attorno al 50 per cento: da 200 mila addetti agli attuali 96.500. Solo i dirigenti sono raddoppiati: da 600 a 1200 in 25 anni.
I motivi - secondo la società - sono da ricercare nell’ingresso delle nuove tecnologie (che in Veneto, però, sono meno presenti che su tratte come la Roma-Napoli o la Milano-Bologna) e nell’elevato costo del personale che porta ad affidare molti servizi a ditte esterne.
I sindacati protestano: «Siamo ai minimi storici e si continuano a penalizzare i pendolari». Questi ultimi sono 41mila in Veneto (4. regione d’Italia) e assicurano introiti per circa 380 milioni l’anno. Gli stessi bilanci evidenziano meno perdite a Nordest, ma la "scure" ha colpito lo stesso.
Il Veneto è la regione più penalizzata d’Italia dal gruppo Ferrovie dello Stato, una vera Cenerentola quanto a organici (in termine tecnico risorse umane) e questo poco invidiabile record arriva nonostante i buoni risultati di gestione ottenuti in questi ultimi anni, senz’altro migliori di molte altre regioni.
I tagli, in effetti, hanno interessato un po’ tutta Italia: dal 1985 l’Ente Ferrovie dello Stato ha infatti intrapreso una cura dimagrante che ha portato il personale dalle 216.310 unità di 23 anni fa via via fino ai 96 mila attuali. Ma a Nordest il taglio negli anni è stato ancora più pesante: dai 24 mila addetti di fine anni Novanta ai settemila di oggi. Partendo dal 2000 mentre in Italia l’organico si è poco più che dimezzato, nelle 7 province venete il calo è stato ben più consistente malgrado l’aumento dei passeggeri, soprattutto pendolari e di conseguenza l’incremento degli introiti "sicuri". Non solo: i bilanci dei due ex compartimenti veneti (Verona e Venezia) sono fra i migliori d’Italia grazie ai 135 mila passeggeri di media al giorno e ai circa 50 milioni di euro assicurati dagli abbonamenti. Ma si tratta di elemneti che l’ente non tiene in considerazione e sui quali, comunque, gli alti manager Fs non vogliono fare commenti.
Ci sono comunque delle spiegazioni: a influire sui tagli del personale nel modo più pesante sono stati senz’altro da una parte l’utilizzo delle nuove tecnologie che però sono entrata di prepotenza in tutto il Paese (anzi su tratte come la Milano-Bologna e la Roma-Napoli anche più che a Nordest); in secondo luogo ha influito l’elevato costo del personale cui l’azienda ha fatto fronte con il ricorso a ditte esterne di vari servizi.
Va però ricordato un paradosso: in Italia i dirigenti Fs, 25 anni fa, erano 600 su oltre 200 mila dipendenti (uno ogni 330 unità) e oggi sono 1200 su 96 mila quindi uno ogni 80 addetti con un rapporto che è cresciuto di oltre 4 volte.
«I due ex compartimenti veneti sono ai minimi storici di personale - ricordano Claudio Capozzucca e Gaetano Antonello, segretari regionali dei ferrovieri e della Fit Cisl - dai 24.000 dipendenti di 15 anni fa siamo scesi ai ventimila del 2001 ai circa settemila ancora in organico oggi. Le altre regioni, in media, hanno visto tagli del 50%, ma nessuna del 70% come in Veneto».
I settori più "colpiti" dai ridimensionamenti, secondo i confederali - oltre alla Cisl anche la Cgil Trasporti - sono quelli di fondamentale importanza per la sicurezza ovvero la "Manutenzione dei rotabili" (quindi le 10 Officine) e la "Manutenzione infrastrutture" (ovvero i Binari e la linea elettrica). «La presenza sempre più marcata di imprese esterne - spiega ancora Capozucca - fa abbassare notevolmente la qualità delle lavorazioni ed i livelli complessivi di affidabilità, al solo scopo di una competizione economica e dei servizi offerti».
«Sotto la patina dorata della nuova Alta Velocità - attaccano i vertici regionali di settore di Cisl e Cgil, Capozucca e Momentè - si nasconde la decretata fine del Trasporto merci ferroviario con la chiusura della Divisione Cargo e l’abbandono del trasporto pubblico regionale. Lasciare a piedi decine di migliaia di lavoratori pendolari e studenti che quotidianamente usano il treno è dannoso a tutto il sistema perchè significa congestionare le strade con auto e smog alle stelle».
«Il "core business" di Fs è ormai l'Alta Velocità - concordano i confederali e tutti i comitati degli utenti - e su quello punta il gruppo senza farne mistero, ma è grave che per rastrellare risorse in quelle direzione si tagli dove non si dovrebbe e si rincarano gli abbonamenti».
A proposito degli ultimi tagli (soppressione di treni e sostituzioni con autopullman) la Regione Veneto è riuscita a portare a 36 passeggeri il limite di frequentazione sotto cui cancellare i convogli e ha concordato nel 5% il sovrapprezzo per gli abbonamenti "unici" (regionali+Eurostar). «In effetti Trenitalia sta mettendo in atto il proprio piano decennale - ricorda Gaetano Antonello (Fit Cisl) - quindi le uscite del personale erano in qualche modo previste, ma è pur vero che i settori dove tagliare sono decisi dall’azienda che dovrebbe riequilibrarli. Assieme al blocco delle assunzioni sono state varate negli ultimi anni 9 campagne di prepensionamento per uscite incentivate che hanno innescato processi imprevisti per l’incapacità di programmazione. L'esito è un aggravio dello squilibrio della forza lavoro».
I raffronti con il personale delle altre regioni vicine, Lombardia ed Emilia su tutte visto che quelle a Statuto speciale godono di regole più favorevoli, non è possibile in quanto vi operano altre società: la prima ha le Ferrovie Nord (colosso a controllo regionale con 185 mila passeggeri di media al giorno ovvero 50 mila più del Veneto) mentre a Bologna c’è la "Fer". Il "sogno nel cassetto" è che anche a Nordest si possa creare un’alternativa locale a Trenitalia: c’è in verità la Sistemi Territoriali spa che però gestisce solo i 57 km della Mestre-Adria. Il capitale è appena passato tutto nelle mani della Regione che ha messo a bilancio 33 milioni di euro per rilevare la quota residua di Trenitalia. Che sia un segnale?
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