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La discussione è molto interessante. Che posso dire al proposito? Non lo so, ma mi sento di intervenire solo per il fatto di identificarmi, quando con qualcuno, quando con altri. In fondo le nostre esperienze si sovrappongono almeno in parte.
Credo che la nostra passione faccia parte di una sorta di "imprinting" che abbiamo ricevuto da piccoli. Credo di appartenere a coloro che hanno ricevuto questo imprinting con un trenino Lima. Il più improbabile, credo, locomotiva a vapore a due assi e sequenza di carri tutti diversi tra di loro, senza alcun nesso logico, solo per il fatto di avere un gancio ad occhiello davanti e uno dietro. Fine.
I miei primi treni "veri", alla stazione di Saline di Volterra: ALn772 e ALn990. Ma solo molti anni dopo capii che quei numeri e lettere facevano parte di una anagrafe, ferroviaria, dove una coppia di numeri erano come un nome ed un cognome.
Quei nomi e cognomi hanno cominciato a far parte di una mia "cultura" quando ho cominciato a comprarmi le riviste, anno 1991 circa. Pezzo a pezzo, tassello dopo tassello. Ogni frase letta con avidità ed attenzione; finito il numero, cominciava l'attesa per il successivo "che ci sarà nel prossimo mese?"
E poi capisci che altre persone hanno pubblicato libri, li cerchi, li trovi per caso e i tasselli appresi sulle riviste cominciano a legarsi tra di loro, i buchi si colmano e le cose quadrano. I numeri, o i nomi e i cognomi, diventano storie di persone, società, evoluzione tecnica, storia di un Paese.
Ecco, ancora più che "fermodellista", io preferirei definirmi "appassionato di treni". Definizione più generale e pertinente che non "modellista", "plasticista", "contachiodi", "vetrinista" o quant'altro.
La passione non è la misura del quanto sappiamo od abbiamo o abbiamo costruito o collezionato, bensì della curiosità e della voglia di approfondire in misura sempre maggiore la nostra "cultura", il nostro bagaglio di conoscenze.
E' in buona sostanza quel grado di "lesione mentale" di cui parliamo nei nostri ritrovi, di quella "insanità mentale" che ci differenzia notevolmente da quelle persone, che in qualche modo invece compatisco, che non hanno curiosità verso nulla, che non si sono mai sforzati di sapere niente di più di quanto non serva per la sola ed esclusiva vita materiale. Che credo sia il più alto grado di miseria. Mentale.
Il senso del mio intervento? Non lo so. So soltanto che molto spesso le cose che ci portiamo dentro sono frutto di anni di letture e che magari ci possono girare le scatole quando qualcuno pretende di sapere in quattro e quattro otto quello che abbiamo impiegato anni per poterlo apprendere.
Ma credo anche che faccia molto piacere poter comunicare con altre persone che si interessano alla stessa cosa.
Secondo me, quindi, credo che esista una sorta di "codice di comportamento", non scritto. Che ci impone una misura di rispetto, sia quando chiediamo che quando rispondiamo.
Da un lato, se siamo appassionati, poter trasmettere qualcosa agli altri è bellissimo. Personalmente, non riesco a godermi appieno una cosa da solo. La gioia si moltiplica a dismisura quando è condivisa.
D'altra parte, mi piace capire le cose da solo, ricevere pappe scodellate lo trovo maledettamente noioso. E la ricerca personale invece appassionante.
Penso che la finalità di un forum di appassionati vada ben oltre il dare le notizie di base, che per la generalità degli argomenti sono reperibili digitando semplicemente su un motore di ricerca.
Ben diverso è un approccio del tipo "mi interessa la cosa X, in rete ho trovato solo queste notizie, sapete dirmi dove posso trovarne altre?"
Questa è la vera passione, il non sapersi fermare al primo aspetto, alla consumazione mordi e fuggi dell'informazione generica.
Passione è anche il saper aspettare, il costruirsi il proprio bagaglio, la ricomposizione dei tasselli, il farsene una propria personale visione.
Vabbè, mi viene sonno. Penso anche a voi, a questo punto.
Perciò, buona notte e buoni treni
ciao
Marco
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