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 Oggetto del messaggio: Re: locomotive U.S. ARMY
MessaggioInviato: martedì 8 giugno 2010, 19:04 
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Località: Ovunque, in sella alla vespa...
Insomma, non ti piacciono proprio eh?
Continuo a pensare che nel bene e nel male siano parte della nostra storia ferroviaria.


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 Oggetto del messaggio: Re: locomotive U.S. ARMY
MessaggioInviato: mercoledì 9 giugno 2010, 0:00 
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Mai detto che non mi piacciono o che sono brutte. Io obiettavo sulla possibilità di un recupero funzionale, Se una di queste macchine se la compera un'associazione disposta a spendere il giusto per recuperarla, non ho nulla da obiettare. Ma se questo dovesse venire richiesto allo storico di Trenitalia, ad essere recuperata preferirei allora che fosse una macchina italiana.


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 Oggetto del messaggio: Locomotive ad altri residuati bellici
MessaggioInviato: giovedì 10 giugno 2010, 10:05 
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Gli angloamericani alla fine della seconda guerra mondiale lasciarono in Italia una quantità enorme di residuati bellici: "carri armati, locomotive, rimorchi, 150 mila (!!!) tra camion, automobili e motociclette in gran parte in buono stato, montagne di pneumatici d'ogni grandezza, cannoni" ecc. (G.FIORI, "Una storia italiana. Vita di Ernesto Rossi", Einaudi, 1997, p. 221).
Quei residuati aiutarono l'economia italiana a rimettersi in movimento, anche perchè Ernesto Rossi, che era un galantuomo e presiedette l'ARAR (http://it.wikipedia.org/wiki/Azienda_Ri ... _Residuati), impedì ai soliti furbi di far spedire tutti gli autoveicoli alla demolizione e di vendere il resto del materiale in grandi stock, ad esclusivo vantaggio di grosse aziende.

Quanto alle locomotive, esse, pur con tutti i limiti ed i difetti dovuti alle esigenze di una costruzione rapida ed economica, secondo un criterio dell'"usa e getta" non troppo diverso da quello delle navi "Liberty", servirono a colmare una parte dei vuoti lasciati dalla guerra tra il materiale da trazione.


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 Oggetto del messaggio: Re: locomotive U.S. ARMY
MessaggioInviato: giovedì 10 giugno 2010, 20:27 
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Località: Ovunque, in sella alla vespa...
Appunto. Si potrebbe quasi affermare che il surplus nelle scorte degli alleati contenesse la premessa per il Piano Marshall e il superamento dell'emergenza dovuta alle distruzioni.
Come potevamo sperare di vincere la guerra contro una potenza che aveva una capacità produttiva smisurata?
Ai posteri l'ardua sentenza.
Tornando alle S160, alcune sono rimaste in servizio in Cina fino agli anni Novanta. Quanto alle S100, ce ne dovrebbero essere un paio ancora funzionanti in Vietnam, in un impianto siderurgico dalle parti di Hanoi.
Mi pare che anche in Serbia ci sia qualche Djuro Djakovic ancora operativa.


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 Oggetto del messaggio: Re: locomotive U.S. ARMY
MessaggioInviato: giovedì 10 giugno 2010, 20:59 
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Iscritto il: mercoledì 9 agosto 2006, 18:08
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Gli americani lasciarono in Italia, così come in molte altre parti del mondo, una quantità enorme di materiale per il semplice fatto che non ne avevano più bisogno e che il rimpatrio sarebbe costato una follia. Lasciando tutto questo in disponibilità dei Paesi vinti avrebbero inoltre fatto una bella figura nei confronti di quei popoli. Ovviamente i Paesi più industrializzati ben poco utilizzarono di tutto questo surplus e/o se ne liberarono appena in grado.
Tutto sommato l'Italia già a metà degli anni cinquanta potè fare a meno di gran parte di questi residuati. Io ricordo benissimo, ero bambino, i numerosi autocarri a tre assi ex USA che venivano usati soprattutto nei cantieri edili ma già nei alla fine degli anni cinquanta/primi anni sessanta erano praticamente spariti,così come i vari Dodge e Chevrolet del Truck Pool.
Saluti


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 Oggetto del messaggio: Re: locomotive U.S. ARMY
MessaggioInviato: giovedì 10 giugno 2010, 23:37 
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Iscritto il: venerdì 3 febbraio 2006, 13:31
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Non ti preoccupare che con i trattati di pace fatti sottoscrivere ai vinti se li sono ripagati alla grande.


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 Oggetto del messaggio: Re: locomotive U.S. ARMY
MessaggioInviato: venerdì 11 giugno 2010, 10:07 
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Iscritto il: mercoledì 22 novembre 2006, 11:04
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Giancarlo Giacobbo ha scritto:
Non ti preoccupare che con i trattati di pace fatti sottoscrivere ai vinti se li sono ripagati alla grande.


sarâ anche vero... ma vuoi paragonarli con i trattati (ed il trattamento) che i russi hanno fatto con i polacchi, cechi, ungheresi etc (che neanche erano nemici...)?

Se un camion o una locomotiva ha servito anche solo i primi 5 anni dopo la fine della guerra, ha giâ dato un bell'aiuto alla ricostruzione, e poi.. anche la Fiat e la Breda voleva di nuovo produrre e vendere, no?


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 Oggetto del messaggio: Re: locomotive U.S. ARMY
MessaggioInviato: venerdì 11 giugno 2010, 14:46 
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Hai perfettamente ragione e ringrazio anche il cielo che la pace sia stata fatta con gli americani.


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 Oggetto del messaggio: Re: locomotive U.S. ARMY
MessaggioInviato: venerdì 11 giugno 2010, 17:24 
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Sì, molto meglio la pace con gli americani (che, tra l'altro, tennero a freno gli inglesi che a guerra finita avrebbero voluto farcela pagare cara), che con Stalin.


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 Oggetto del messaggio: Re: locomotive U.S. ARMY
MessaggioInviato: venerdì 11 giugno 2010, 19:56 
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Nome: Alessio
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 Oggetto del messaggio: Re: locomotive U.S. ARMY
MessaggioInviato: venerdì 11 giugno 2010, 22:58 
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Sono anch'io dell'idea che lo stiamo ancora pagando, in special modo all'Inghilterra e in minor parte alla Francia. C'è chi ha detto per 99 anni.


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 Oggetto del messaggio: Re: locomotive U.S. ARMY
MessaggioInviato: venerdì 11 giugno 2010, 23:02 
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Iscritto il: sabato 4 luglio 2009, 22:25
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Purtroppo soppravvivono ancora nostalgici " comunisti "! Per fortuna gli alleati ci liberarono da costoro ,altrimenti sarebbe finita come con l'occupazione jugoslava di Trieste
(di Riccardo Basile)

Siamo a fine aprile del 1945. Il 28, a Dongo, MUSSOLINI è ucciso dai partigiani. Anche nell'estremo nord d'Italia, tacciono le armi. Ovunque la Pace s'avvicina e con essa la gioia per la ritrovata Libertà! Il Gen. Heinrich von Vietinghoff, Comandante supremo delle forze germaniche in Italia, accetta la resa imposta dal Gen. Harold Alexander, Comandante nello scacchiere mediterraneo delle Truppe Alleate. Trieste sta vivendo una vigilia densa di trepide attese.

All'alba del 30 aprile 1945 imbraccia le armi contro i Tedeschi: questi ormai sono retro-guardie, pur combattive e non disposte a cedere. Il grosso delle Truppe della Wermacht e della Kriegsmarine, è già sulla via del ritorno. L'insurrezione è capeggiata dal Col. Antonio Fonda Savio e da un religioso, D. Edoardo Marzari. Tra le migliaia d'insorti troviamo i rappresentanti dei risorgenti partiti politici italiani e molti Militari dei Carabinieri, della Guardie di Finanza, e della Guardia Civica. Fra loro non ci sono comunisti: costoro, in obbedienza ad una direttiva di Togliatti, da tempo staccatisi dal "Comitato di Liberazione Nazionale", agiscono inseriti nel CEAIS (Comitato Esecutivo Antifascista Italo Sloveno), operante a favore dell'OF "Osvobodilna Fronta", "Fronte di Liberazione Sloveno".

Dopo sanguinosi scontri a fuoco, nei quali lo sfortunato Colonnello perde lultimo figlio (gli altri due erano caduti sul fronte russo), i "Volontari della Libertà", a sera, hanno il controllo di buona parte della città, issano il Tricolore sul palazzo comunale e sulla Prefettura. I Tedeschi rifiutano di arrendersi per consegnarsi agli Alleati.

Il 1° maggio, fra lo stupore, che poi diviene costernazione, i "liberatori" che arrivano in città sono i partigiani jugoslavi. Fin dai primi contatti si avverte che questi non sono migliori dei Tedeschi!

Disconoscono i "Volontari della Libertà" e, costringono i partigiani del CLN a rientrare nella clandestinità. Invano i nostri Patrioti cercano punti d'incontro. Per la parola "Italia", per la Bandiera nazionale e per la Libertà "vera" ci sono soltanto porte chiuse. Per contro "stelle rosse", bandiere rosse con falce e martello e Tricolore con stella rossa al centro vengono imposti ovunque.

Le milizie Jugoslave, (IX Corpus Sloveno e IV Armata del Gen. Petar DRAPSIN), giunte a Trieste a marce forzate per precedere gli anglo americani nella "liberazione" della Venezia Giulia, non contengono nessuna unità partigiana italiana inserita nell'Esercito jugoslavo (formazioni garibaldine "Natisone", "Trieste" "Fontanot"), mandate a operare altrove.

E gli "Alleati"? Giungono a Trieste il giorno seguente, il 2 maggio con la 2A Divisione neozelandese comandata dal Gen. Bernard Freyberg; i "kiwi", avendo trovato il centro urbano occupato, si sistemano alla meno peggio.

Gli Slavi assumono i pieni poteri. Affidano il comando al Gen. Josip Cemi, sostituito, dopo pochi giorni, dal Gen. Dusan Kveder. Nominano un Commissario Politico, Franc Stoka, comunista filo slavo. Emanano ordinanze sconcertanti per la illiberalità. Impongono, a guerra finita!, un lungo coprifuoco (dalle 15 alle 10!). Limitano la circolazione dei veicoli. Dispongono il passaggio all'ora legale per uniformare la Città al "resto della Jugoslavia"! Fanno uno smaccato uso dello slogan "Smrt Fazismu - Svoboda Narodu", "Morte al Fascismo - Libertà ai popoli", per giustificare la licenza di uccidere chi si suppone possa opporsi alle mire annessionistiche di Tito. Danno carta bianca alla polizia politica, l'OZNA, le cui modalità d'azione superano quelle della Gestapo.
Prelevano dalle case i cittadini, in media cento al giorno!, pochi fascisti o collaborazionisti, ma molti Combattenti della Guerra di Liberazione: ciò perché agli occupatori sta a cuore dimostrare di essere solo loro i liberatori del capoluogo giuliano!

L'otto maggio proclamano Trieste "città autonoma" nella "Settima Repubblica Federativa di Jugoslavia", con le altre sei: Slovenia, Croazia, Bosnia Erzegovina, Serbia, Montenegro, e Macedonia. Sugli edifici pubblici fanno sventolare la bandiera Jugoslava affiancata dal Tricolore profanato dalla stella rossa. L'unico quotidiano è "Il nostro Avvenire", schierato in funzione anti italiana. La "Guardia del Popolo", detta pure "Difesa Popolare", è uno strumento per incidere nel tessuto cittadino e rimuovere i non marxisti.
E gli Alleati? Si limitano a osservare e riferire ai loro Comandi. In città vige il tenore, si scopre presto dove vanno a finire i prelevati Nelle foibe! O nei campi di concentramento, come quello di Borovnica, anticamera della morte. Arresti indiscriminati, confische, requisizioni, violenze d'ogni genere, ruberie, terrorizzano ed esasperano i Triestini che invano richiedono l'aiuto del Comando Alleato.

Le espressioni di Monsignore Antonio Santin, Vescovo di Trieste e Capodistria e dello scrittore Silvio Benco, descrivono l'atmosfera che si respirava in città.

Così Mons. Santin ("Al tramonto", 1978): "Vivissimo era l'allarme e lo spavento invadeva tutti.. .In città dominava la violenza contro tutto ciò che era italiano. Tutti i giorni dimostrazioni di Sloveni convogliati in città, bandiere jugoslave e rosse imposte alle finestre. Centinaia e centinaia d'inermi cittadini, Guardie di Finanza e Funzionari civili, prelevati solo perché Italiani, furono precipitati nelle foibe di Basovizza e Opicina. Legati con filo spinato, venivano collocati sull'orlo della foiba e poi uccisi con scariche di mitragliatrice e precipitati nel fondo. Vi fu qualcuno che, colpito, cadde sui corpi giacenti sul fondo e poi, ripresi i sensi per la frescura dell'ambiente, riuscì lentamente di notte ad arrampicarsi aggrappandosi alle sporgenze e ad uscirne. Uno di questi venne a Trieste da me e mi narrò questa sua tragica avventura".

Così lo scrittore Benco ("Contemplazione del disordine", 1946): "Su tutto il mondo rideva in quei giorni la Pace; a Trieste regnavano terrore e dolore. Ascoltavamo alla radio il giubilo di tanti popoli, il clamore esultante delle città liberate (...); su noi incombeva l'avvilimento dei beffati dal destino.

Tutto quello che la città aveva amato era atterrato, rinnegato, soppresso, coperto da miriadi di cartellini stranieri come da una coltre funebre; si foracchiava di proiettili il Tricolore della Nazione, si lordavano i monumenti, si bivaccava sullo zoccolo della statua di Giuseppe VERDI (...). Mai aveva Trieste sofferto così crudele deformazione del suo volto ed inversione dei suoi sentimenti.

Nè potevano gli Italiani credersi sicuri della vita: ogni notte, dalle case perquisite, ne erano portati via con gli autocarri alcuni che non tornavano più. Ogni giorno a migliaia fuggivano verso l'Isonzo, anche a piedi, i cittadini d'altre province d'Italia (delle altre città giuliane occupate dagli Slavi. Nota dell'autore) ; e quando un'immensa folla, quasi sprigionandosi da quella angoscia, s'accalcò sulle vie al grido "Italia! Italia!" si scaricarono su di essa le mitragliatrici (cinque Caduti in Via Imbriani. Nota dell'autore).
Pareva che la stessa parola Italia dovesse essere morta. Nel vasto mondo intanto s'inneggiava alla pace, anzi alla pace della giustizia, alla pace della Libertà".

Finalmente gli Angloamericani bisognosi di dispone del porto di Trieste per le linee di comunicazione verso l'Europa centrale, constatato che Tito si rivelava ogni giorno di più inaffidabile e simile ad Hitler, intimano alle truppe slave di ritirarsi aldilà della "Linea Morgan" (dal nome del Capo di Stato Maggiore del Gen. Harold Alexander che per primo l'aveva indicata).

Fanno affluire due Divisioni, ed alcune unità navali da combattimento. Il 9 giugno a Belgrado, il Leader iugoslavo, verificato che Stalin non era disposto a sostenerlo, fa arretrare le sue truppe, sottoscrivendo, con il suo Capo di Stato Maggiore, Gen. Arso Jovanovich, l'accordo proposto dagli Angloamericani.

"Finalmente se ne vanno", è il gioioso commento urlato dalla cittadinanza! Ma quell'accordo costituirà anche lo sciagurato prodromo della definitiva perdita dell'Istria Italiana...

Prima d'andar via prendono tutto ciò che riescono a caricare sui loro mezzi. Ripuliscono la Banca d'Italia, prelevando 183.000.000 di vecchie lire. Il 12 giugno del 1945 l'evacuazione ha termine. In città restano gli irriducibili, i sostenitori, che proseguiranno la lotta, non disdegnando il ricorso alla pratica delle foibe.

E oggi? I comunisti non hanno cambiato la loro fede. Sul Carso Triestino (a Monrupino), non èmai stata rimossa la tabella che ricorda il luogo da cui partì il "glorioso IX Corpus sloveno" per "liberare" la Città. Una scuola media resta intitolata al "1° maggio", il giorno della "liberazione" del capoluogo giuliano...

I nostalgici (ma non sono pochi! E una certa parte politica nostrana pare accettarli...) continuano a imbrattare con vernice rossa i nostri Monumenti, a inneggiare a Tito, giungendo alla spudoratezza di esibire la Bandiera della Jugoslavia!

Riccardo Basile

tratto da
"Guardia d'Onore" nov-dic 2004
TERRORE A TRIESTE


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 Oggetto del messaggio: Re: locomotive U.S. ARMY
MessaggioInviato: sabato 12 giugno 2010, 7:11 
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Nome: Alessio
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 Oggetto del messaggio: Re: locomotive U.S. ARMY
MessaggioInviato: sabato 12 giugno 2010, 8:31 
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centu centu ma possibile!
quindi: NON stiamo pagando,NON pagheremo per novantanove anni,
qui sopra hai letto i racconti di chi c'era(quelli che non sono stati infoibati ovviamente)gli anglo americani se sono andati e se ne volevano andare da subito,con le dovute differenze è successo anche quì,pur non avendo liberato nulla i partigiani chiesero di entrare per primi,lo
ottennero senza problemi,dall ultimo neozelandese al primo pakistano(si Bologna aveva il fronte
popolato di truppe del Commonwealth)volevano andare a casa e a parte alcuni politici inglesi
(quelli si, effettivamente volevano farcela pagare,non avevano dimenticato le frasi di Mussolini)
gli andava benissimo che decidessimo e da soli.
Il piano Marshall ci è servito e non poco(e da provinciali nessuno pensa che piani simili furono
approntati anche per altre nazioni e continenti),la differenza di sviluppo e benessere tra noi e
l'est europeo e solo e solamente la presenza o mancanza dei suoi effetti,stiamo parlando delle
loco di guerra OK,poco sopra si è scritto delle fonderie chiavi in mano,qualcuno ricorda che i
russi per avere una fabbrica la smontavano dalla Germania e la portavano via? Moratti e fratello
perchè hanno dei soldi? perchè ebbero l' occasione di prendere a prezzo di rottame una raffineria e rimontarsela dove è ora!
La storia ha tempi lunghi e cio' vale per i petrolieri,le linee ferroviarie o i ponti.
PS qualcuno vuole leggere le stesse frasi e argomentazioni usate contro il ponte sullo stretto
identiche di 50 anni fà contro l'autostra del sole?
Noi non comprendendo la realtà USA pensavamo alle USATC come alla nostre locomotive,guardatevi se non credete a mè quale fu' il destino delle piu' belle(a mio parere ovviamente)locomotive costruite,capaci ancora oggi di matenere lo stessa velocita di un IC,
MAI revisionate! demolite alla scadenza del primo utilizzo meno di 10 anni di vita tutta trascorsa
a quasi 100 km ora di velocità commerciale.
Le nostre 831 o 736 erano loco normali, si di guerra, ma non diverse dalle altre, siamo noi che da poveri pensavamo ad una loco di uso pluridecennale.


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 Oggetto del messaggio: Se a qualcuno piace Stalin...
MessaggioInviato: sabato 12 giugno 2010, 8:55 
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Iscritto il: sabato 19 luglio 2008, 8:55
Messaggi: 495
Località: Veneto
Se qualcuno in fondo avrebbe preferito Stalin agli americani vada a leggersi che fine hanno fatto nei paesi dell'est "liberati" molti resistenti antinazisti. Tanto per cominciare.

Il che non significa andare quotidianamente in visibilio per gli USA. E neppure a giorni alterni. Difetti, colpe e delitti del potere economico e politico americano li conosciamo e possiamo parlarne.


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