Partiamo dal fondo: "Trenitalia è privatizzata". Trenitalia è una S.p.A. (privata) che fa parte di un gruppo (FS S.p.A. - privato) di cui il Ministero delle Finanze (pubblico) ha la piena proprietà. Pubblico? Privato? In realtà siamo proprio nel bel mezzo della terra di nessuno: in teoria essendo Trenitalia una S.p.A., questa dovrebbe seguire le cosiddette "regole del mercato" quindi in sostanza produrre utili e non costare troppo. D'altro canto la proprietà è interamente pubblica e, fino a quando le cose rimarranno così, una certa attenzione al "ruolo" del servizio ferroviario nella vita del paese dovrebbe essere d'obbligo. In sostanza quindi allo stato delle cose forse non è corretto affermare "tout court" che Trenitalia è privata, così come non è corretto affermare il contrario.
Quanto al fatto di essere azionisti da un certo punto di vista è vero: noi come italiani in un certo senso siamo "azionisti" del nostro paese. La nostra azione vale 1/60.000.000 circa del capitale sociale e dà diritto di voto (se tutto va bene) una volta ogni 5 anni. Con il nostro voto si elegge il Parlamento, il quale indica un Presidente del Consiglio che a sua volta nomina il Ministro delle Finanze, proprietario del gruppo FS che a sua volta è proprietario di Trenitalia. E' un giro un bel po' lungo vero? Sono proprio la lunghezza di questa catena e le enormi cifre in ballo il motivo per cui il singolo da solo può lamentarsi ed "ululare alla luna durante il plenilunio" quanto vuole: a nessuno "ai piani alti" importerà nulla! A questo proposito la class action potrebbe essere un buon modo per far sentire la propria voce. Ma su che cosa? La class action si può proporre su specifici disservizi, non contro o a favore di una "politica aziendale" in senso lato. Facciamo un esempio: un tribunale condanna Trenitalia perchè i treni sono sporchi. Trenitalia deve pagare i danni a chi ha proposto la class action e magari il giudice obbliga l'azienda a far pulire tutti i treni prima di ogni partenza. Trenitalia a questo punto dice "non ci riesco" e semplicemente toglie dall'orario i treni che non riesce a pulire. Può farlo con qualsiasi tipo di treno che non sia oggetto di contratti di servizio già firmati e comunque è libera di farlo alla scadenza dei contratti medesimi. A questo punto se non subentra nessuno (magari subentrasse qualcuno!), si passa dal viaggiare su un treno sporco a farsela in auto magari in coda sulla tangenziale...
I manager pubblici sono bravissimi a spendere i nostri soldi, dal momento che non "vivono" sulla loro pelle il rischio di impresa: lo stesso discorso vale anche per la stragrande maggioranza dei manager privati. Se le banche fossero state guidate da "banchieri" e non da "manager" (differenza sottile ma importantissima) la crisi economica che il mondo vive ormai da più di 3 anni non sarebbe certo stata tale!
Ultime parole sulla "gestione Moretti". Può piacere o meno ma il nostro ingegnere non sta facendo nient'altro che quello che gli è stato chiesto: tenere a galla il gruppo senza pesare troppo sulle già dilaniate finanze statali, a qualsiasi costo e senza tenere conto del ruolo che il trasporto ferroviario ancora ricopre in questo paese. Da qui partono le varie decisioni di spacchettamenti, chiusure, esternalizzazioni e licenziamenti vari (o prepensionamenti per usare un termine un po' meno crudo ma che sostanzialmente vuol dire la stessa cosa).
Detto questo però bisogna anche tenere conto di un paio di cosette che ad alcuni probabilmente non faranno piacere: innanzitutto è innegabile che negli anni il gruppo FS è sempre stato usato come una spece di ammortizzatore sociale. L'alto numero di esuberi dipende molto probabilmente da questo scellerato tipo di assistenzialismo oltre che dal calo di servizi erogati (che comunque è evidente). Poi sul fatto che i licenziati vengano scelti tra i "ferrovieri" e non tra i "colletti bianchi" beh, qui bisogna far parte dell'ufficio personale per capirci qualcosa...
La seconda questione è invece il frazionamento del gruppo in varie società più o meno grandi, più o meno efficienti, che si limitano a fornire una singola tipologia di servizio: in linea di principio, se fatta bene, questa ripartizione non è una cosa malvagia ed in genere consente (a parità di servizi erogati) una riduzione dei costi ed un flusso di controllo-responsabilizzazione migliore. Ad esempio la suddivisione tra le attività "a mercato" (le frecce) ed il servizio pubblico è una cosa sacrosanta: le frecce non dovrebbero neanche far parte del gruppo FS ma lavorare in diretta concorrenza ed a parità di condizioni con NTV e gli altri che magari un giorno si cimenteranno con l'AV italiana. Lo stesso discorso vale per le attività regionali cha a mio modo di vedere potrebbero comprendere anche pezzi di rete (quantomeno quella complementare): troppo spesso si assiste, quando qualcosa non funziona, al rimpallo di responsabilità tra Ferrovie, Stato e Regioni, con i nostri Governatori che costantemente si lamentano per il servizio scadente, salvo poi tagliare ad ogni sessione di bilancio qualche fondo qua e là precedentemente destinato al trasporto pubblico. La "regionalizzazione" potrebbe essere un ottimo modo per mettere di fronte alle proprie responsabilità i vari livelli di decisione che intervengono in materia di servizio ferroviario.
Mi fermo qui perchè sono già stato fin troppo lungo...
Ciao e non preoccupatevi (per ora) del fallimento delle nostre Ferrovie: i nostri "capi" al momento hanno altre cose a cui pensare...
