O anche "The Time Machine". Ci sono molti modi per descrivere il viaggio in ferrovia da Venezia a Cluj Napoca che ho avuto la fortuna di compiere la settimana scorsa per ragioni di lavoro: per partito preso non uso l'aereo quando c'è un percorso via terra: non è paura, è uso efficace delle risorse ed anche risparmio.
Cominciamo coi biglietti. Per una volta il sito di Trenitalia ne esce vincente perché mi permette di fare i biglietti fino a Budapest, mentre quello della MÁV al momento dell'acquisto parlare in in ungherese e ti saluto. Il biglietto A/R per Cluj lo faremo a Budapest, avendo scelto di pernottare nella capitale ungherese per non stancarci troppo, abbiamo tutto il tempo.
Il treno è ovviamente l'EN 441 Venezia Santa Lucia - Budapest, un treno coloratissimo per la presenza di carrozze di varie amministrazioni. Lo avevo notato anni fa, ed il materiale ungherese mi era sembrato moderno, ai livelli delle nostre EUROFIMA... In realtà la carrozza letti è un po' arretrata, manca l'aria condizionata e con la calura di Agosto quando il treno è fermo si cuoce - e quando passi per le gallerie slovene c'è un zinzin di rumore

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Ma il bello deve ancora venire, la macchina del tempo comincia a scattare al confine con la Croazia. Il cambio di trazione a Villa Opicina me lo aspettavo, i timbri sul passaporto pure, ma il cambio di trazione tra Slovenia e Croazia e lo stare col treno fermo sotto i riflettori apparentemente nella terra-di-nessuno molto meno.
Si continua. La vista di Zagabria dalla stazione rende ancora più fuori luogo le barriere doganali: la città è dannatamente europea, dai grattacieli ai graffitti sui muri lungo i binari.
Si dorme di nuovo, fino all'uscita dalla Croazia (di nuovo timbri) ed all'ingresso in Ungheria, dove siamo trainati da una V43. Di nuovo il sonno fino al Balaton, costeggiato su una linea a binario unico su cui sperimentiamo incroci, incroci con precedenza e tutto il repertorio della circolazione a binario unico. Notiamo anche varie Bzmot e la palificazione dipinta di verde, verde brillante quando nuovo. Bisogna dire che però il panorama distrae da argomenti ferroviari.
Arrivati su una linea a doppio binario scopriamo che anche gli ungheresi tengono la destra sui binari, aggiungerli all'elenco. Arriviamo a Budapest Keleti, una meravigliosa stazione dell'epoca I, strutturalmente simile a Zurich HBF, ma qui ci sono ancora 4 binari (dal 6 al 9) che entrano sotto la volta come in origine.
Le manovre in stazione sono fatte in velocità con le V46,macchine elettriche ad avancorpi con due carrelli a 2 assi. Individuiamo materiale Gysev, taurus gialloverdi e giallo/rosso/verdi e le taurus blu e gialle della MÁV.
Sosta in albergo e a zonzo per la città trasportati dai tram: si parte dalla linea 24 con capolinea vicino alla stazione, si passa alla 2 per una corsa lungo il Danubio, poi i lunghissimi convogli della linea 6 per arrivare a Buda, ed un 40-qualcosa - il 41 che volevamo noi era fermo - per raggiungere un ristorante.
Il giorno dopo IC per Cluj Napoca, il 365 "Ady Endre". Il treno non ha una composizione particolarmente pesante, e si parte trainati da una TRAXX in livrea blu. La carrozza di prima classe ha l'aria condizionata (ma che va e viene) e nessuna presa di corrente.
Ma ad un certo punto, cambio di trazione, ci attaccano una macchina diesel ed il treno si infila in una linea non elettrificata - anche se inizialmente si nota la palificazione, ed a binario singolo (ma l'aria condizionata ora non perde un colpo!).
È la linea che porta in Romania, con un simpatico traffico merci (di cui ricordo una teoria di verdi tramoggie slovacche al traino di una massiccia e compatta 6 assi), traffico locale, stazioncine rurali e posti di movimento sempre presenziati fino alla bella stazione di Biharkeresztes, bella architettura, ben tenuta, imbandierata allegramente all'uso degli Ungheresi. Nuovo cambio di trazione e controllo dei documenti, e poi avanti piano. Una serie di cartelli marcano il punto del passaggio di confine che avviene tra una vegetazione molto fitta. Stop successivo per il controllo documenti all'ingresso in Romania ("Passport please" ci dice il doganiere, poi controlla e li ritorna con un cordialissimo "Grazie e buon viaggio"). E se prima era stato divertimento, qui comincia lo spasso. A Oradea cominciamo col vedere la bellissima 142.044 per poi essere sorpresi da un convoglio regionale SNCF in livrea RER ed un treno in linea trainato da una diesel ex DR ma in livrea DB bianca/rossa. Il pesantissimo convoglio che attraversa Oradea lo vedete qui:
http://www.youtube.com/watch?v=_yPTdG3gXhA.
Si passa oltre industrie che paiono abbandonate e fasci carichi di carri merci in servizio attivo fintanto che la linea, a binario unico, entra in un territorio splendido, verdissimo, con una vegetazione rigogliosa ed inizia la sua salita verso Cluj, la Clausa che i romani costruirono al posto del villaggio di Napoca. In tutte le stazioni e le cabine c'è il responsabile che verifica di persona il corretto transito del convoglio completo. Anche qui incroci, con un bel merci discendente e la sosta attendendo che il merci che ci precede liberi la tratta e si metta in buca per lasciarci passare. Oramai la luce cala e non si distinguono più molti particolari.
Arriviamo a Cluj che è buio pesto, dopo 7 ore di viaggio che diventano 8 per il cambio di fuso orario. Molti particolari ce li si perde, li vedremo quando lasceremo Cluj Napoca un paio di giorni dopo con qualche rimpianto per i luoghi e le persone incontrati.
È con la luce del mattino appunto, che un paio di giorni più tardi, noto come sia ancora presente ed in uso l'azionamento a cavi per PL, segnali e scambi. E dai segnali una sorpresa. Mentre siamo ancora nella parte finale a doppio binario - il doppio binario me lo ero perso col buio, vedo prima un segnale di avvertimento di foggia inglese/italiana a coda di pesce, ed in seguito segnali ad ala di foggia tedesca. Ora nessuno potrà fiatare per le commistioni che ci saranno sul plastico della Gianozia Orientale

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Questa volta siamo in una carrozza Rumena a salone. Nuova, comoda, e con le prese di corrente. Brutta sorpresa dalla carrozza ristorante MÁV, la cucina è pesante e scadente. Un vero insulto al cibo magiaro.
L'Ungheria si rifarà con l'albergo che ci aspetta a Budapest ed il tram e11, di oltre 100 anni, dove viaggeremo ospiti di un equipaggio giovane ed entusiasta: "Guidi questo tram per lavoro o devrtimento ?" "Per DIVERTIMENTO! Mi piace farlo e POSSO FARLO!!!!". Non mi resta che confessare ridendo la mia scherzosa invidia, l'entusiasmo dei due tramvieri si sente ed è una delle cose che rendono splendido viaggiare su quel gioiellino. Certo guidarlo per divertimento è un conto, ma guardandolo bene ci si rende conto di come il progressi tecnologico abbia liberato l'uomo da fatiche inutili lasciandogli però il gusto ed il divertimento di conservare la memoria. Ed il pensiero non può che andare alla 880...