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Dunque, a mio modesto avviso, il problema di fondo è una "privatizzazione" che, così come è stata concepita e realizzata in Italia, risulta essere il solito "pastrocchio all'italiana". Ben venga la separazione tra la gestione delle infrastrutture (RFI) e il servizio (Trenitalia), ma mentre la prima doveva rimanere a completo carico dello Stato, la seconda doveva essere completamente affidata ai privati, aprendo aste per la fornitura delle tratte o degli itinerari da gestire, che rimarrebbe a completa responsabilità e gestione della ditta che vincesse l'asta, così come già avviene in GB, garantendo un minimo di servizio in determinati orari per ciascuna tratta, con eventuali penalità applicate in caso di disservizi e cancellazioni. La gestione delle infrastrutture deve essere necessariamente affidata allo Stato, perché questa è fondamentale per un corretto funzionamento delle ferrovie, dovendo garantire sicurezza e affidabilità, e non può essere dettata da rigidissime regole di mercato, che ne condizionerebbero la gestione. In tale modo non si avrebbe avuto il "far west" attuale, con un'azienda (?) che fa il bello e cattivo tempo, e le altre che devono arrancare e lottare, a volte rosicando ciò che quest'ultima concede loro. Altrimenti, avrebbe dovuto rimanere tutto in mano allo Stato, così come era fino alla metà degli anni '90, quando il servizio, anche se in taluni casi non eccellente, almeno era garantito (fosse cascato il mondo, ma un treno se doveva partire partiva, non vi erano cancellazioni all'ultimo secondo che tenessero). Saluti
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