Carissimo Minghetti,tu ci metti il nome ed il cognome alle tue idee.ben altro livello! Le tue sono analisi lucide di chi conosce il mondo delle ferrovie. Difficile che trovino una corrispondenza dialettica con coloro i quali,questo mondo, credono di conoscerlo dai cataloghi della Rivarossi o da quanto” leggicchiato “dalle riviste del settore.
Ma parliamo di merci! Indimenticabili i treni derrate degli anni ottanta che con i bianchi carri Interfrigo,anche 40 carri a convoglio,risalivano la penisola al traino di E 428 ed E626...Mentre "appassionati" dalla “capoccia di coccio” emettevano gridolini di entusiastica approvazione,immaginando chissà quali rosei sviluppi per le nostre ferrovie attesi nei decenni avvenire.In realtà essi non sapevano che il "de profundis" delle medesime si stava già celebrando malgrado i Moretti fossero ben lungi da averne preso parte!
La partita si era giocata molti anni prima. Esattamente a cavallo tra la fine degli anni cinquanta e la prima metà dei sessanta.
Nel settore merci le nostre ferrovie,ossia LO STATO,aveva ereditato la logistica e gli impianti realizzati nel ventennio fascista perché, vuoi o non vuoi per motivi ideologici,durante il fascismo la ferrovia aveva giocato nella vita della Nazione un ruolo di primo piano ed aveva goduto non solo di ingenti risorse economiche per il suo aggiornamento ma anche di una palese strategia statale(appunto)che affidava ad essa un ruolo di punta!
Era accaduto lo stesso anche prima del 1905 ma solo per quelle aziende private che nel perseguire una politica di massimizzazione dei profitti,avevano avuto la fortuna di avere a capo dei loro CdA,figure di alta capacità professionale ed aziendale.
Il neo Stato italiano da questi giochi di potere economico aveva dovuto giocare di rimessa,in un settore fondamentale dell’ economia nazionale che soprattutto in quegli anni che vedevano la nascita dell'Industria pesante,avrebbe avuto necessità di un ben altro apporto...e dopo il 1905 questo avvenne!
Nel dopoguerra ancora tutto il comparto produttivo nazionale,composto,si, da grandi aziende ma anche da una neonata "pletora" di medie e piccole,si trovava nella necessità di dover ridefinere,in modo moderno,tutta la catena distributiva della Nazione. Negli altri Paesi europei, i loro Stati,avevano continuato ad investire,come prima cosa nella logistica e non hanno MAI smesso di farlo! Nel Dopo guerra e sopratutto,in pieno Boom economico,il nostro Stato non lo FECE! Continuò attraverso le Ferrovie dello Stato che altro non sono che fedele esecutrice di volontà statale,ad apportare miglioramenti ad una logistica ferroviaria della gestione delle merci non più attuale,come tu lucidamente scrivi,ma dispendiosa,macchinosa,improduttiva e sopratutto del tutto inadeguata alle necessità che i potenziali clienti industriali,si sarebbero attesi!
Fu la stessa velocità di trasformazione dei mercati e l'incapacità del nostro Stato (o volontà) a perseguire una politica di effettivo disimpegno dal vettore ferroviario, a rendere reali, le fondamenta della situazione attuale.
Non c'è colore politico che abbia le mani pulite in questa situazione. Tuttavia non sono tra quelli che ci vedono una lucida strategia volta alla monopolizzazione del settore da parte dell’autotrasporto con l’aiuto statale.
Ovviamente,in Italia,le lobby esistono! Sicuramente fecero in questo senso, il loro lavoro,però lo Stato le fece”fare” con la stessa" noncurante(colpevole) disinvoltura con la quale decise di tralasciare di regolamentare il settore delle frequenze radiotelevisive,(quando avrebbe dovuto farlo come prima cosa)all’indomani della famosa sentenza della Corte Costituzionale.
Con inveterata consuetudine,il nostro Stato è solito regolamentare solo a “posteriori” quanto la Nazione produce oggi! Col chè,i più furbi sono ben” abili a scegliersi i posti migliori.”
Verso gli anni settanta,le necessità distributive di tutto il comparto industriale italiano,oltre che essere evidenti,erano già in mano all’autotrasporto e le grandi Aziende,si erano pure impossessate di quegli strumenti che la logistica moderna metteva loro a disposizione! Le nostre Aziende si organizzavano per fare da se! Tra la fine degli anni settanta e la metà degli ottanta,la totale inadeguatezza della terminalizzazione delle merci del settore ferroviario,era del tutto evidente,aggravata dalla tendenza,ormai irreversibile verso il trasporto combinato che a questo punto rendeva superate anche le vecchie tipologie costruttive dei carri ferroviari che ancora si producevano massicciamente .e che però non erano più graditi(né richiesti) dagli utenti finali.
Lo Stato aveva timidamente guardato alla ferrovia solo qualche anno addietro,nel 1973,a seguito della crisi petrolifera! Quella fu veramente,l’ultima occasione utile,per decidere una politica dei trasporti merci su ferrovia,degna di uno Stato moderno. Negli anni novanta,il colpo di grazia alla ferrovia, e a questo modo di considerarla e gestirla,avvenne all’indomani della caduta del muro di Berlino e più in generale,con la banalizzazione dei mercati. (Una morte naturale!)
Neppure ,l’autotrasporto nostrano ne potè gioire,Persino le Aziende come la "Domenichelli" che pure nei decenni addietro avevano costruito “qualcosa”ben poco seppero opporre ai grandi gruppi esteri che riuscirono a calare nel nostro mercato….e quando accaduto lo subiamo oggi!
Già a fine anni novanta i conti erano fatti! Tra aziende italiane emigrate all’estero e quelle che avevano chiuso i battenti c’era ben poco da trasportare in ferrovia con la logistica che era ancora quella di quarant’anni fa . Per non parlare delle centinaia di carri di vecchio tipo ancora in esercizio…Morto anche il settore postale per lo strapotere dei corrieri espresso. “Vivacchiante”,quello dei trasporti siderurgici e dei rifiuti. Potenzialmente fiorente quello dei treni completi a casse mobili e dei semirimorchi dei TIR ma che per essere realmente adeguato alla richiesta avrebbe avuto bisogno di interventi economici cospicui all’infrastruttura(terminali e adeguamento di sagoma di molte gallerie)
I piazzali sarebbero comunque rimasti vuoti…..di carri e manovre!
Produrre,oggi,un travasamento di merci dalla gomma(cosa richiesta dagli stessi autotrasportatori che con la crisi sono anche loro al collasso)diciamo di un 6% è ancora fattibile ma richiede una precisa volontà da parte dello Stato da reiterare senza oscillamenti,per i prossimi cinque anni e un investimento mirato di qualche miliardo di Euro. Servirebbe anche una visione lungimirante delle reali attese e mutazioni dei mercati da cogliere pur in presenza di un lasso temporale così lungo:pena il venir meno degli obbiettivi attesi e dell’investimento effettuato)
Dubito che uno Stato capace in questi anni di correre a malapena dietro alle emergenze,riesca a fare tanto(chiunque sia al governo) Realisticamente,si potrebbe veicolare molto del traffico merci sulle principali autostrade che avviene su TIR,obbligando questi a viaggiare su ferrovia. L’investimento nell’infrastruttura sarebbe assai minore e pure l’esercizio,si potrebbe effettuare con materiali a composizione bloccata con funzionamento a navetta.
Però queste cose che si possono fare e comporterebbero per il nostro Stato un risparmio di molti miliardi di euro presuppongono, un indirizzo politico evidente che certo non può originare dal gruppo Ferrovie dello Stato e da chi lo dirige.
In conclusione caro Minghetti,ciò che mi fa incazzare,non sono le diverse opinioni di cert’uni:la diversità dialettica è accrescimento culturale,in definitiva…ma la “sfocalizzazione” dell’analisi che vuole colpevoli di fatti che coinvolgono in pratica tutti,compresi noi singoli cittadini, per la mancanza di senso civico e per come trattiamo e consideriamo la cosa pubblica,solo "singoli personaggi" o categorie professionali che invece anche in situazioni negative come la nostra,svolgono dignitosamente e pure con qualche eccellenza il loro lavoro,quando i “veri”colpevoli di scelte sbagliate sono ben altri che per incapacità o “ancora peggio”,si sono adoperati magari sotto un etichetta politica che a parole esprimeva taluni principi e nei fatti ne faceva altri di segno opposto!
Questi non vengono colpiti da nulla neppure da chi non trova il coraggio di “mettere il nome ed il cogmome”su ciò che sostiene! Neppure in presenza(tra i tanti esempi) di opere costruite coi nostri soldi e mai attivate o addirittura demolite perché una volta consegnate erano inutili.
Ma tanto la gente di oggi raramente si indigna e se lo fa e tramite social network! Chi scende più in piazza o erige barricate? Roba da altro secolo!
Minghetti meno male che c’è l’AV e il trasporto locale altrimenti la ferrovia rimasta era veramente quella del “catalogo”
Saluti Massimiliano Marchetti