Miura ha scritto:
Cita:
meno che esercizio non voglia dire una ventina di binari e viadotti che attraversano il plastico da una parte all'altra...allora siamo campioni ,visto che si fanno i plastici ancora con la concezione dei manuali rivarossi degli anni 60.
Non so se di palstici ne abbia visti pochi o molti, italiani o stranieri ma, fino ad oggi quello che per me rimane insuperabile per rappresentazione realistica è l'italianissimo plastico dei "trecento treni" vecchio di trent'anni fa. Con tutte le sue imprecisioni e grossolanità, viste con l'occhio precisino odiermo, è l'unico che mi faceva vivere veramente una giornata in stazione.
E per me i plastici con la concezione dei manuali rivarossi sono molto più divertenti dei presepi a tema ferroviario. Il plastico è qualcosa dove ci sono tanti binari e tanti treni che circolano, si chiamava modellismo dinamico apposta. Purtroppo da quando il modellismo statico, con le sue esasperate concezioni del realismo, ha messo il naso nel nostro mondo l'ha stravolto portando in auge la concezione del presepe a tema ferroviario, dove i treni sono finiti ad essere solo un accessorio, spesso non indispensabile.
Condivido con te il fascino del trecentotreni, che restituiva pienamente il ruolo della ferrovia del tempo. Tuttavia, tutto dipende alla fine dall'epoca di ambientazione. Il "trecentotreni" delle ferrovie 'anni '50 era bellissimo, proprio perché era il regno della varietà delle composizioni, delle manovre, della varietà dei colori e dei tipi di treno: la ferrovia come sistema di trasporto dominante, per i passeggeri e per le merci.
Il plastico trecentotreni in ambientazione attuale (basta guardare dal treno la rotonda di Firenze o i traffici di RM smistamento) riprodurrebbe un deposito vuoto, o al più frequentato da treni reversibili uno uguale all'altro e una desolata stazione di smistamento luogo al più di accantonamento di carri, con metà dei binari smantellati e metà affogati nell'erba, ed un andirivieni di treni a composizione bloccata, intervallati da qualche raro convoglio IC.
Le linee secondarie? Beh, occorre intendersi su cosa significa "secondario". Negli anni '60 sulla "secondaria" stazione di Aosta giungevano non solo automotrici, ma vari treni a composizione ordinaria che effettuavano manovre, composizioni e scomposizioni, corrispondenze con i treni elettrici per PSDidier, mentre il traffico merci era ricco alimentato dalla Cogne.
A Biella arrivavano i misti, i diretti per Torino, i merci in doppia intercalata, ed anche una stazione come Palazzolo S.Oglio vedeva un traffico tutt'altro che fatto di una locomotiva e di una automotrice che si alternano su due binari.
C
ondivido il fatto che il treno nei plastici deve essere protagonista, e non accessorio. Però in un plastirama, in pratica, c'è solo il treno, essendo, anche per spazio, gli accessori ridotti a poco o nulla!
Poi, è chiaro che una stazione di transito o anche un plastico passerella fatto di sola piena linea, al di là della alternanza di uno o trenta tipi di treni, alla fine offre sempre meno di un "sistema ferroviario". Vignano, bello, bellissimo, è assai meno "ricco" in termini di potenzialità di una stazione di testa nella medesima dimensione con adeguata coulisse, o di un plastico con tracciato chiuso "alla Rivarossi", a patto che sia integrato da adeguate stazioni ombra.
Ma un plastirama non è un presepe, anzi! Nel presepe c'è il villaggio a fianco della grotta, il ponte, il laghetto, il venditore di torte, il pozzo e il dromedario tutti uno affastellato sull'altro, prorpio come i plastici del manuale Rivarossi.... stazione "di sopra" e stazione "di sotto" a quattro passi una dall'altra, deposito e rotonda a Dubino, raccordo della cava di pietra, funicolare, tram, città, mulino a vento uno a fianco dell'altro!
Poi, alla fine, ciascuno deve fare conto con le proprie possibilità, di spazio, di tempo, di denaro, ed ai propri obiettivi, per realizzare qualcosa (si legga "muovere le mani") che soddisfi la propria aspirazione, accettando, qualora pubblichi o proponga qualcosa, le crtitiche (purché costruttive e motivate) del "proprio pubblico", ovviamente con l'innegabile diritto di replica.
Però, che qualcosa si faccia e non ci si limiti alle discussioni sui massimi sistemi modellistici e plasticistici!
Antonio