I rotabili



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Gli accessori





Cataloghi
1936

1938

Nel 1956 Bub iniziò la produzione di modelli in H0, distribuiti tramite grossisti di giocattoli e società di vendita per corrispondenza come: Bauer, Neckermann, Quelle, Schöpflin, Schwar, ed anche grandi magazzini come: Karstadt, Kaufhof, Migros in Svizzera, e V & S nei Paesi Bassi, e La Rinascente in Italia.
dal catalogo 1962




Qui finisce la storia della “karl Bub”.
Latta - Tinplate – Tôle – Blech,
tanti nomi per indicare un lamierino di ferro dolce sulla cui superficie è stato depositato un sottile strato di stagno. Il procedimento consente di ottenere oggetti (nel nostro caso trenini) nel contempo dotati della robustezza del ferro, e della resistenza dello stagno all’azione corrosiva esercitata dagli agenti atmosferici.
Queste caratteristiche resero la latta un materiale molto utilizzato per contenere alimenti, per realizzare piccoli oggetti di uso quotidiano e, fino a tempi recenti, per costruire giocattoli.
Il lamierino è ricavato mediante laminazione fino al desiderato spessore (in genere 0,20-0,35 mm); prima della laminazione si esegue un trattamento di decapaggio con acido solforico diluito (4-5%) a 80-90 °C per circa 10 minuti, dopo la laminazione si procede ad un successivo decapaggio in acido più diluito (2%) a 70 °C, per 3-5 minuti, poi a sabbiatura e lavaggio in acqua.
In origine i lamierini venivano stagnati mediante immersione in vasche contenenti stagno fuso ricoperto da uno strato di cloruro di zinco onde impedire l’azione ossidante dell’aria: la quantità di stagno era dell’ordine di 30 g/mq.
Poi dal 1937 si utilizzò il procedimento elettrolitico, che consente di ridurre i tempi di stagnatura e di dimezzare il materiale occorrente (la quantità di stagno è dell’ordine di 10 g/mq), ottenendo così una significativa riduzione dei costi.
Quando lo strato protettivo viene applicato mediante elettrolisi, il lamierino viene definito banda stagnata.
Litografia: come si fa a litografare la latta?La litografia (" disegno su pietra") è un vecchio processo di stampa basato su reazioni chimiche tra olio ed acqua, inventato nel 1798 dal tedesco Alois Senefelder.
Il funzionamento è estremamente semplice: un particolare tipo di pietra, opportunamente levigata e quindi disegnata con una matita grassa, ha la peculiarità di trattenere nelle parti non disegnate (dette contrografismi) un sottile velo d’acqua, che il segno grasso (detto grafismo) invece respinge.
Passando l’inchiostro sulla pietra così trattata, questo viene respinto dalle parti inumidite, ma trattenuto dalle parti grasse. Al torchio, perciò, il foglio di carta riceve solo l’inchiostro che si deposita sulle parti disegnate e non sulle altre.
E' ancor oggi uno dei migliori metodi per la creazione di accurate stampe artistiche, ma ovviamente non adatto per le grandi tirature, perciò la lastra di pietra (estremamente pesante ed ingombrante) venne sostituita da lastre di zinco.
Tuttavia c'è anche un altro problema: il metodo non funziona molto bene su una superficie non assorbente e perfettamente piatta come latta, proprio per questo motivo i primi trenini venivano dipinti a mano.
La faccenda venne risolta nel 1875 dall'inglese Robert Barclay con l'invenzione della stampa offset, ovvero di un metodo definito planografico perché i grafismi ed i contrografismi sono sullo stesso piano, ed indiretto in quanto l'immagine inchiostrata non viene a diretto contatto con il supporto, ma l'inchiostro viene dapprima trasferito ("offset") ad una piastra ricoperta di gomma, e da questa alla superficie da stampare.
Oggi la cromolitografia offset si esegue con macchine provviste di due cilindri, dei quali uno, ricoperto da uno spesso foglio di gomma elastica, riceve la prima impressione dei disegni o i trasporti dalla pietra, il secondo, che funziona da compressore, preme il foglio di latta contro l'altro permettendo all'immagine di rimanervi impressa.
È logico che trattandosi di un controstampo, disegni e scritte dovranno essere rovesciati, ossia sono diritti sulla pietra, rovesci sulla gomma, e nuovamente raddrizzati sulla latta.
Non offrendo questa una superficie assorbente, i colori seccherebbero in un tempo relativamente lungo e solo dalla parte riversa all'aria, quindi non avendo aderenza al metallo, non avrebbero stabilità. Perciò le lastre di latta inchiostrata vengono essicate per un paio d'ore in forno ad 80 gradi, sotto costante controllo onde evitare la calcinazione dei colori.
Ovviamente tutti questi passaggi debbono essere ripetuti per ogni singolo colore, badando alla perfetta centratura.
A lavoro ultimato, si fa un'ulteriore passata col flatting o con copale, e si rimette per l'ultima volta nel forno a 120 gradi allo scopo di conferire ai colori una durezza pari a quella dello smalto.