Riccardo Olivero ha scritto:
A me ha colpito moltissimo la foto in stazione di La Spezia, quella con la folla di persone.
Il fatto di vedere foto a colori del tempo di guerra è talmente raro, che se le foto sono così ben conservate e ben incise l'effetto di vicinanza temporale diventa fortissimo, e proprio in relazione a un periodo la cui iconografia solitamente diffusa ci suggerisce un senso di lontananza, come si trattasse di un medioevo, anche culturale.
E invece che effetto vedere, nel 1944, la gente con gli occhiali da sole, le scarpe bianche, le ragazze vestite di chiaro e ben pettinate, curate, con le gonne corte. Gli uomini ben vestiti, alcuni con abiti apparentemente di ottimo taglio. In fondo la guerra porta fame e distruzione, e anche di peggio come si sa, ma tira anche fuori la forza e la dignità delle persone. Che non vogliono apparire stracciate, come la storiografia da testo delle medie ci vorrebbe far credere.
Condivido appieno la tua riflessione.
Oggi TT 230 è arrivato anche a me, ed ho potuto apprezzarne le bellissime (per qualità, non certo per l'argomento) fotografie: faccio anche io i complimenti alla redazione per questo magnifico numero della rivista.
Però... per un attimo, quella "sensazione di vicinanza" che descrivi, mi ha fatto sentire quanto a noi prossima e tutt'altro che improbabile possa essere la guerra. Le foto in bianco e nero ci hanno abitutati a considerarla un'ipotesi remota e lontana; ma dietro la violenza, fisica e verbale, dietro gli estremismi, le prese di posizione assolute e l'intolleranza c'è sempre lo spettro di quella distruzione che nelle immagini di Hollnagel balza agli occhi così vivida.
Ciao
Andy