Bari S. Spirito ha scritto:
Ciao Carme', la Crusca, tramite la penna del suo illustre presidente, motivò l'indeclinabilità di
euro con la sua unicità semantica, "
(...) la prima parola di una lingua europea non nazionale". Aggiungerei che, trattandosi di una trasformazione in sostantivo di una radice (euro-), è comunque previsto nella grammatica che non si declini.
Vi lascio citando Luigi Fornaciari: "
Minor male è alle lettere una soverchia strettezza, che una soverchia licenza".
P.S.: OT nell'OT:
Cita:
la grammatica non si fa per decreto legge
Sopporterei anche una grammatica fatta per DL, pur di vedere finalmente le leggi discusse in parlamento e non negli Uffici Stampa...

Scusami "Bari S. Spirito" se, cercando di essere conciso, ho commesso delle inesattezze. In effetti non si tratta di un decreto legge ma di una direttiva europea, che in modo (a mio modesto parere) bizzarro fissa l'invariabilità di Euro solo per l'italiano, l'inglese e il tedesco: spagnoli, francesi e altri hanno ottenuto il permesso di scrivere e, in funzione della pronuncia, dire: Euros o chissà cos'altro. Ora, se per l'inglese la cosa è stata bellamente ignorata e per il tedesco è comprensibile (ometto per brevità le motivazioni), in Italia ne è nata una diatriba. Se, come presumo, hai avuto modo di seguire le discussioni sul sito dell'Accademia della Crusca, sai di cosa parlo. Personalmente vedo delle motivazioni valide in entrambi i campi ma, mi perdonerà il professor Sabatini (non Benedetto

), tenuto conto che (Deo gratia!) la Comunità Europea non ha competenze linguistiche, uniformarsi alle decisioni degli Euroburocrati significherebbe attribuire loro delle competenze e dei meriti che altri, da Dante in poi, hanno dovuto guadagnarsi sul campo. Deswegen ich werde Euronen sagen!!!
Eppoi... in questi tempi bui per la nostra lingua, qualche licenza ci potrebbe aiutare a salvarci dall'orda di barbari forestierismi che ci stanno invadendo.
P.S.: un decreto legge non si fa in parlamento ma in Consiglio dei ministri...
