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Ciao Stefano. Concordo pienamente con te. Gli sviluppi dell'elettronica, applicata alla trazione, ha portato notevoli vantaggi pagati, però, con lo "scotto" di una sperimentazione avvenuta sulle spalle del personale e degli utenti. Quando L'Ufficio Studi del SMT di Firenze, affidò il compito della preogettazione e della realizzazione alle industrie del settore, commise un grave errore. L'industria dimostrò ( la nazionale ) di non avere le idee molto chiare sull'esercizio ferroviario, commettendo delle atroci leggerezze, in particolare nell'acquisizione della componentistica che non si dimostrò all'altezza delle specifiche. Transistors, semiconduttori e componentistica passiva varia, non a norme MIL. Poi, trasformatori d'impulsi per il pilotaggio dei Tiristori che si perforavano, pressostati da lavatrici che, in quota su linee di montagna, cessavano di funzionare, ecc...Insomma, macchine da utilizzare solo in pianura ed in primavera o autunno perchè con il troppo caldo o il freddo, si rifiutavano di funzionare!!!!!! L'Ansaldo si dimostrò subito non all'altezza delle progettazioni che vennero affidate alla EMT (Ercole Marelli Trazione), che disponeva di personale all'altezza. Poi però, una volta realizzati i progetti, parte delle commesse (la maggiore), fu affidata proprio all'ansaldo, con le ovvie conseguenze. Questo per l'azionamento a chopper. Per gli inverter di trazione, l'Ansaldo toccò il fondo, dimostrando di non avere assolutamente l'idea di come si dovesse realizzare. Allora intervenne la Siemens... (ricordo di prototipi di 402, trainati da444 fino ad una certa velocità, in quanto non disponeva coppia sufficente a bassa velocità). L'allora SMT, rinunciò per un bel po' alla 402/500, sino a quando, per dare lavoro all'industria, qualcuno non tirò fuori i vecchi progetti dal cassetto. La storia della trazione elettronica, in Italia, è stata molto travagliata e costellata da parecchi insuccessi. Il dover utilizzare, da macchinista, mezzi che non ti garantivano il servizio con la possibilità reale di richieste di soccorso, ci ha portato ad odiare, almeno in parte, questi mezzi. La tranquillità, in servizio, è prioritaria, di grane ce ne sono già parecchie e dover viaggiare con il patema d'animo di doversi fermare, magari in galleria o in punti difficili, magari con condizioni meteo penose, non era confortante. Certo, adesso che le elettroniche di nuova generazione stanno dimostrando anche di essere affidabili, è molto più confortante. Non potevamo più permetterci di utilizzare ancora macchine vetuste (ma affidabilissime), munite di reostato, con erogazione di coppia "a gradini", difficili da guidare, specie in salita a composizione multipla e richiedenti di costosa manutenzione. La fine di un epoca e l'inizio di un altra, è il progresso. Quando c'erano le vaporiere o l'alternata, si diceva che in caso di guasto, occorreva un minuto per individuarlo ed una giornata per ripararlo. Con i mezzi attuali, ci vanno 10 giorni per individuare il guasto (non sono balle!) e poche ore per ripararlo. Quando viaggiavo, avevo sempre con me qualche monetina da 10 lire, indispensabile per bloccare le elettrovalvole, dei cavetti, per fare i ponticelli, un tester e minuteria varia, che mi hanno sempre permesso di arrivare fino a destinazione. In trentatre anni effettivi di servizio, ho richiesto 4 volte la locomotiva di soccorso, una per una massa al reostato di un636, due per esplosione di condensatori del GS delle 724 e 1, l'officina ci ha messo 15 giorni per trovare il guasto fluttuante di un TAF. Ciao
Ultima modifica di sincrono il domenica 15 agosto 2010, 0:25, modificato 1 volta in totale.
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