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- E’ una nave da guerra ... un dragamine, direbbesi. Non riesco a leggerne la sigla ... altolà! Batte bandiera inglese! E dirige dritto sul ponte! Presto, al radiotelegrafo, Pavanti!
EHI VOI NAVE BRITANNICA STOP – STRETTO MESSINA DA OGGI CHIUSO STOP - SIETE IN ROTTA DI COLLISIONE COL DUCE VIRGOLA VIRATE TOSTO DI GRADI CENTOTTANTA PUNTO ESCLAMATIVO
Questo il dispaccio che il Pavanati concitatamente batté in codice Morse. E questa la risposta che ben tosto apparse:
NEMMENO PER SOGNO STOP – PREPARATEVI A CREPARE VIRGOLA VIVA TURATI ET LA LIBERTA’ STOP
- Guardate, Duce! Ha ammainato la bandiera inglese, ed ha issato a proravia quella pirata colle tibie e col teschio!
Gli astanti pigiati sulle barche ch’incrociavano nello stretto, ed i giornalisti per primi, restarono paralizzati alla vista della tragedia che inesorabilmente stava per compiersi dinanzi ai loro occhi. Il dragamine seguitava ad avanzare verso il ponte, mirando esattamente al punto ove il treno inaugurale, col Duce a bordo, si sarebbe trovato a transitare nel volgere di pochissimi istanti. Entrambi fischiavano minacciosamente l’un contro l’altro; nessuno mostrava segni di cedimento.
- Date la rapida, Duce!
- Mai! Noi tireremo dritto, perdiana! Ci vuol altro per fermare il capo dell’impero coloniale Italiano, boja d’un mond leder!
Lo schianto fu inevitabile, ed assaj drammatico. La prua del dragamine mandò a picco numerose delle chiatte di sostegno; le rotaje si spezzarono di netto, ed i due tronconi del ponte, sospinti dalla marea, s’allontanarono sempre di più: l’uno verso Scilla, l’altro verso Cariddi. Ed il treno? Il treno compì un gran volo a mezz’aria, fendette le acque e si inabissò. Volle la Provvidenza che tutti gli occupanti fossero immediatamente ripescati e tratti in salvo sulle barche ch’affollavan lo Stretto, recando un grande spavento ma non riportando danno alcuno. Tutti: meno due.
Il Dux ed il suo ajutante, sbalzati dalla cabina dell’ETR, atterraron loro malgrado sulla dura lamiera del ponte del dragamine. Che procedeva a tutto vapore senza guida alcuna: l’uomo che pochi istanti prima trovavasi al timone s’era gettato in mare dirigendo a grandi bracciate verso la riva, voltandosi ogni tanto per proferire motti salaci in dialetto romagnuolo. Pare, con ogni probabilità, che si trattasse d’un avanzo di galera, tale Mengozzi Arnaldo, anarchico incallito e fiero nemico del Regime.
- Non tutto il male vien per nuocere, Pavanati! Come cancher si governa questa bagnarola d’Albione? Rotta su Messina, perdiana! Telegrafa alla Capitaneria ed annunzia cos’è successo: e dì che serbino in caldo i tortellini, boja d’un mond leder!
Mezz’ora dopo la nave britannica, colla bandiera pirata issata a proravia ed il Duce in canottiera alla rota del timone, trionfalmente attraccava al molo rutilante di folla. Il Dux balzò agilmente sulla banchina con un colpo di reni e, impettito, lo sguardo sprezzante, ghermì il microfono dell’EIAR. Gli altoparlanti a tromba, disposti a centinaja, diffusero la notizia fatale:
- Italiani! Combattenti di mare, di terra e dell’aria! Mogli, madri e figli degli eroi della Patria! Siete testimoni d’un avvenimento che muterà il corso degli eventi, segnando indelebilmente le pagine della Storia! Ascoltate! Come tutti sapete, partimmo da Reggio di Calabria per inaugurare il ponte sullo stretto. Nel bel mezzo del viaggio fummo attaccati a tradimento da una nave nemica. Camerati! Sapete che ho fatto? L’ho catturata, e colle mie stesse mani! E qui l’ho condotta, sottomettendola alla mia volontà, per dar l’esempio di come va trattato il nemico! VINCERE !!!!
A tali parole del Dux la folla oceanica rispose di getto:
DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE!
Camerati, perdonate se mi fermo quivi ma a rimestare tali ricordi (c’ero anch’io, sapete, ero avanguadista) mi è preso un tal groppo alla gola da non riuscire più a scrivere! Vincere, a noi!
M.
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