bigboy60 ha scritto:
Carico ulteriormente la dose: negli anni '60 la famiglia italiana "media" vestiva piu' modestamente ed andava al ristorante praticamente mai ( semmai andava in trattoria ogni tanto... ), ma si comprava, oltre alla prima casa, anche la seconda casa per le vacanze.
C'è una cosa che mi ripetono spesso e volentieri i miei genitori (classe '48) riguardo agli anni '60 (ed anche prima): le case allora si compravano CASH! Quasi nessuno ricorreva ai mutui: si risparmiava il necessario e, arrivati alla "meta" con sacrifici e l'aiuto dei familiari, si comprava a casa.
Pobabilmente è anche a questo che si deve l'anomalia tutta italiana della casa di proprietà vista come bene rifugio anche in tempi grami come questi in cui ci sono tutti i presupposti perchè i valori immobiliari comincino a scendere ed anche considerevolmente. Questi erano e sono tutt'ora i presupposti per un'economia SANA.
Detto questo aggiungo un paio di considerazioni a quanto scritto da Stefano:
bigboy60 ha scritto:
Che prima c' era piu' sostanza e meno apparenza. Ora c' e' tanta apparenza e poca sostanza.
Il sistema ha spostato i consumi dal necessario al voluttuario.
Questo secondo me è il succo del discorso e la ragione per cui l'Occidente è in crisi, o meglio: il suo modello di vita in cui appunto l'ostentazione del superfluo prevale sui consumi di beni primari. La crisi però, più che all'ostentazione è dovuta al fatto che questa ricerca di un miglior tenore di vita è stata portata avanti a debito: negli ultimi decenni (diciamo almeno dagli anni '80 ad oggi) chiunque non poteva permettersi un determinato bene all'istante (dalla casa, all'abito firmato, alla vacanza alle Maldive) semplicemente ricorreva al debito. E quando costui aveva "bisogno" di qualcos'altro, via con altro debito, sommando alla fine rate su rate, interessi su interessi, debiti su altri debiti. Tutto questo fino all'inevitabile "credit crunch" che ha certificato l'impossibilità di vivere (a lungo) al di sopra delle proprie possibilità ricorrendo al debito.
E' cominciato tutto in America, paese in cui questo stile di vita opulento è sempre stato più estremizzato, ma alla fine si è arrivati anche qui in Europa, dove magari c'erano meno eccessi da parte dei privati ma dal punto di vista del pubblico i problemi erano ben maggiori. Primo tra tutti un sistema di welfare che (chi più, chi meno) soffriva e soffre tutt'ora della stessa patologia che ho descritto poco sopra: la spesa a debito.
bigboy60 ha scritto:
Credo che il capitalismo come e' ora non funzioni piu'.
Su questa affermazione ho più di un dubbio. L'Occidente è in crisi, è innegabile. Ma basta uscire dai suoi confini storico-politico-geografici per assistere ad una situazione in piena e positiva evoluzione: si va dalla crescita a 2 cifre di Cina, India e Brasile (ora un po' rallentata per via della contrazione dei consumi occidentali), ai primi barlumi di ricerca di democrazia nei paesi arabi, a tanti paesi africani le cui economie stanno crescendo tantissimo nel silenzio più totale dei mass-media. Insomma: siamo noi (occidentali) ad essere in crisi perchè abbiamo preteso troppo dalle nostre capacità di crescita, ricorrendo al debito quando la crescita non bastava. Ma da altre parti del mondo ci sono economie sanissime, praticamente senza debiti e che corrono come se niente fosse. Anche là c'è il capitalismo (a meno di non credere alla storiella della Cina comunista...) e le cose funzionano bene...
Quindi non è una questione di capitalismo malato o altre amenità mediatiche che spesso si sentono in giro: è semplicemente una questione di sostenibilità della crescita. Se se ne abusa arrivano crisi che sono tanto più profonde quanto è stato pesante l'abuso che è stato fatto delle regole del mercato.
bigboy60 ha scritto:
perche' l' umanita' possa progredire e' proprio necessario che il PIL cresca all' infinito ?
Anche qui secondo me bisogna continuare a distinguere tra Occidente (che rasenta la recessione perchè con il debito ha fatto il classico "passo più lungo della gamba") e resto del mondo che invece è sano e vede il suo PIL aumentare. Ed infatti la ricchezza non è sparita: si è semplicemente spostata verso est.
bigboy60 ha scritto:
O, se vogliamo, e' realmente possibile che il PIL cresca all' infinito ?
Su questo punto invece la risposta è più semplice di quanto sembra ed è SI: anche solo per via dell'inflazione il PIL tende sempre a crescere. I casi di recessione mondiale (tipo crisi del '29) sono fortunatamente abbastanza rari e comunque finora sono sempre stati passeggeri. Io vorrei continuare a ricordare che questa NON E' una crisi globale e che il PIL mondiale anche ora STA CRESCENDO.
Poi si va alle "questioni morali" sulle retribuzioni:
bigboy60 ha scritto:
E' moralmente lecito che il CEO di una grande societa' sia retribuito 5-600 volte il piu' umile degli operai di quella societa' ?
Chi ha stabilito che il lavoro di un uomo puo' valere 5-600 volte quello di un altro uomo ?
Chiarisco subito che per me non è assolutamente uno scandalo se un dirigente d'azienda o comunque chi ricopre ruoli di responsabilità, sia remunerato di più (anche molto di più!) rispetto ad un neo-assunto o alla classica ultima ruota del carro. La ricerca della soddisfazione dei propri egoistici bisogni è una delle basi di un qualsiasi sistema economico sano perchè induce competizione. Dato che la soddisfazione di questi bisogni in genere la si ottiene con la moneta, ecco giustificati i maggiori introiti di un dirigente rispetto ad un'impiegato o ad un'operaio. Sistemi che non adottino questa semplice "regoletta" sono storicamente insostenibili e possono essere imposti all'individuo solo con le dittature: l'esempio più eclatante è stato quello dell'URSS, crollata sotto questo egualitarismo forzato che ha letteralmente annientato dalle fondamenta l'intera economia di quello che fu il blocco sovietico.
Detto questo però, si ritorna alla faccenda degli eccessi: è evidente che una differenza di remunerazione di 5-600 volte tra un dirigente ed un operaio sia insostenibile. Non tanto per questioni di giustizia sociale, quanto proprio per questioni di domanda interna: maggiori sono le somme di denaro a disposizione, maggiore è la propensione al risparmio. Ne consegue che tutta o quasi la maggiore remunerazione del dirigente rispetto all'operaio viene destinata al risparmio, mentre l'operaio che guadagna sempre meno e magari è anche tartassato da uno Stato-sanguisuga vede addirittura ridotta la sua capacità di spesa e di consumo di beni anche primari. Ora, visto che il risparmio per definizione non incrementa la domanda interna, se l'operaio viene ridotto addirittura a non avere di che vivere, ecco che la crisi è dietro l'angolo, proprio per carenza di domanda interna. Siamo sempre lì: l'eccesso porta alla crisi. E questo è vero tanto in Occidente dove il ceto medio tende a scomparire, quanto in Oriente dove non si è ancora raggiunta una consapevolezza tale da diffondere i benefici economici ottenuti dalla crescita dei cosiddetti BRICS. In entrambi i casi gli effetti negativi si fanno sentire: in Occidente con la crisi economica, in Oriente con una carenza di domanda interna che rende questi paesi ancora del tutto dipendenti dalle esportazioni verso le economie sviluppate (di fatto dagli USA).
bigboy60 ha scritto:
Chi ha stabilito che pochi uomini al mondo possono decidere se fare crollare l' economia di un paese o di un continente intero ?
Qui invece entriamo nella sfera della politica internazionale: il colpevole della crescita abnorme degli hedge funds e delle merchant banks americane ha un nome ed un cognome e si chiama FED. Il "mandante" neanche a dirlo è la politica a stelle e strisce: anche qui repubblicana o democratica conta poco o nulla visto che il fine ultimo è comunque quello del controllo dell'economia mondiale. Quale miglior modo di farlo se non regalando letteralmente dollari a volontà a questi "bracci armati" attraverso la continua stampa di moneta? Tanto dall'altra parte (l'ho già scritto qualche giorno fa) c'è l'esercito a fare da "garante" per il denaro emesso...
Ciao,
Lorenzo