EritreoCazzulati ha scritto:
bigboy60 ha scritto:
E dire che l' economia finanziaria e' nata come strumento per sostenere e diffondere l' economia reale, non per sostituirla
Frase giustissima a cui aggiungerei questo:
"l' economia finanziaria e' nata come strumento per sostenere, diffondere E CONTROLLARE l' economia reale"Non dovrebbe funzionare al contrario ?
Il certificato azionario della GM ha un valore fintantoche' ha un valore la GM, aumenta o cala di valore se aumenta o cala di valore la GM.
Quindi e' la GM, intesa come azienda fatta di beni materiali ed immateriali, di persone che lavorano, che ha un valore, reale e tangibile, che si riflette nel valore del certificato azionario.
Credo che tutta questa bufera finanziaria sia nata dal dare valore al certificato azionario in se' e per se', indipendentemente da cio' che c' e' dietro.
L' abilita' in mala fede dei finanzieri " creativi " e' stato il farci credere che il denaro possa proliferare spontaneamente, senza che sia garantito da un qualche cosa di reale.
Michael Moore in uno dei suoi bellissimi e tragici film documentario intervisto' un giovane broker di Wall Street e gli chiese cosa fossero i derivati.
La risposta del broker fu che sono delle derivate seconde.
Gli esami di analisi matematica uno e due li ho sostenuti circa 30 anni fa' e la memoria e' senz' altro obnubilata dalle nebbie del tempo.
Ricordo pero' cosa e' una funzione matematica e che la funzione derivata prima fornisce l' andamento della funzione; la funzione derivata seconda descrive l' andamento della funzione derivata prima. E così via.
Sicuramente un prodotto finanziario che puo' essere ricondotto solamente ad una funzione matematica incomprensibile ai piu' qualcosa che non va' ce lo deve avere ...
E quel qualcosa sta nel fatto che i guadagni stratosferici di qualcuno sono diventati debiti insostenibili per altri.
Se i guru della finanza creativa sono stati bravi nell' infinocchiarci, noi, d' altro canto, ci siamo fatti infinocchiare ben volentieri ...
Abbiamo pensato che si potesse andare in Paradiso in carrozza e non, come da sempre, ginocchioni sulla ghiaia.
Eravamo ben contenti di potere andare in pensione a poco piu' di 50 anni e con l' 85% dell' ultimo stipendio, ma non ci chiedevamo da dove venissero i soldi della nostra pensione.
Eravamo ben contenti di avere un posto di lavoro totalmente inutile che ci permetteva di avere lo stipendio per vivere tutti i fine mese.
Ora la risposta alla domanda che non volevamo fare prima ce l' abbiamo: il pagamento dei debiti non si puo' procrastinare all' infinito; non si puo' vivere sulle spalle delle generazioni a venire.
Questo e' quanto abbiamo fatto.
Complici di questo tragico stato di cose siamo stato noi stessi e la classe dirigente che abbiamo scelto.
Ognuno ha le sue colpe.
Gli industriali ed i banchieri facendoci credere che l' ultimo modello di televisore e' alla portata di tutti, basta pagarlo a rate.
I sindacati che sono irremovibili nella difesa dei diritti di chi gia' lavora, ma non sono in grado di proporre alcunche' per chi non lavora o lavora precariamente.
I politici che non hanno visto o, peggio, hanno finto di non vedere, che l' andazzo non poteva andare avanti all' infinito.
Che, pero', il sistema nel suo complesso non potesse andare avanti così era sotto gli occhi di tutti.
Bastava saper guardare.
Che senso ha pretendere che un lavoratore vada in pensione il piu' tardi possibile quando il mondo del lavoro tende ad espellerlo, perche' e' giudicato " vecchio " o, peggio ancora, perche' un giovane " costa " molto meno ?
Che senso ha chiedere che i giovani abbiano un posto di lavoro se i vecchi non si fanno da parte ?
Che senso ha chiedere ai giovani di farsi una famiglia e di fare figli se la societa' propone loro stipendi da 1.000 € al mese e mutui a 30 anni sulla casa da 1.000 € al mese ?
Che senso ha chiedere alle donne di lavorare, sia per affermarsi come persone, sia per contribuire all' economia famigliare e della societa', se poi la societa' non fornisce asili nido per tutti ed a basso costo ed assistenza agli anziani per tutti ed a basso costo ?
Il nostro sistema nel suo complesso si e' cortocircuitato, chiede cose che sono inconciliabili l' una con l' altra.
Il problema non e' solo economico, finanziario o politico.
E' che il mondo di ora non e' piu' quello per cui sono stati creati certi modelli.
Si andava in pensione presto perche' la vita era piu' breve.
Si percepiva una pensione che era sostanzialmente svincolata dai contributi che si erano versati, perche' ogni pensionato era "sostenuto" da quattro lavoratori.
Ora si chiede di andare in pensione piu' tardi, ma il mondo del lavoro non fa' nulla per aiutare ed incentivare a rimanere attivi sul lavoro.
Che incentivo puo' avere a lavorare fino a 70 anni un uomo che asfalta le strade ? A fare quel mestiere, probabilmente, non ci si arriva manco vivi a 70 anni...
Il mondo del lavoro ora come ora non fa' distinguo di eta'.
Invece deve cominciare a farla.
Non si puo' pensare a 65 anni di essere in grado di fare lo stesso lavoro che si faceva a 20 anni.
Dobbiamo cominciare a pensare che il lavoro e' un lungo percorso di vita e che, come tutte le cose della vita, evolve e cambia.
E' pronta la societa' a questo grande cambiamento ?
Siamo pronti noi a cambiare ?
Ognuno di noi deve cominciare ad entrare nell' ottica che cio' che e' bene per la societa' e' bene per l' individuo.
Cio' che nuoce alla societa' nuoce all' individuo.
Tutti dobbiamo imparare a rinunciare ad un qualcosa perche' tutti ne abbiamo un beneficio.
Questa e' la grande domanda a cui dobbiamo trovare risposta: cosa siamo disposti a dare singolarmente per consentire a tutta la societa' di progredire ?
Saluti
Stefano.