Non ho le basi per rispondere riguardo a quello che c'è scritto sul libro, non avendolo letto.
Mi limito solo a risponderti per quello che riguarda la "logica economica":
Miura ha scritto:
Cita:
Allora facciamo un giochino:
Il tuo gioco lo fa all'incontrario il libro di Pino Aprile dove mette a confronto le cifre spese dalla Germania per portare l'Est allo stesso livello dell'Ovest e quelle spese dall'Italia nei programmi di sviluppo del mezzogiorno in 150 anni. Diciamo solo che la differenza è impressionante, ovviamente a favore della Germania.
Anche qui, non so quali sono le cifre snocciolate dal libro di Aprile ma ci sono comunque un paio di considerazioni che possono essere fatte anche "alla cieca":
- l'unificazione italiana risale al 1861, quella tedesca al 1990. Se proprio si vuole quindi, l'unico periodo paragonabile è quello degli ultimi 22 anni dato che prima all'est ci pensava la Russia.
- i tedeschi sono più o meno il doppio degli italiani quindi è abbastanza normale vedere cifre doppie nell'azione tedesca rispetto a quella italiana.
- se le cifre fossero comunque più alte, c'è anche da considerare che dal trattato di Maastricht in poi, la gran parte delle risorse finanziarie per il rilancio delle aree depresse arriva dai fondi FAS dell'Unione Europea. Come molti ben sanno questi fondi vengono elargiti solo sulla base di progetti di riqualificazione/industrializzazione seri e certificati: la Germania dalla sua unificazione ha fatto incetta di questi fondi perché ha sempre presentato progetti validi, in Italia spesso e volentieri qualche miliardo di Euro ogni anno viene buttato dalla finestra non perché i progetti siano brutti ma proprio perché tra una lungaggine e l'altra (problema che si verifica quasi sempre a livello locale) non si fa in tempo a presentarli.
- l'economia tedesca proprio negli ultimi 20 anni ha fatto da locomotiva per l'intera Europa mentre l'Italia sempre in quei 20 anni festeggiava quando vedeva un aumento annuo dello 0,5% del PIL. Maggiore crescita significa anche maggiori risorse a disposizione per le aree sottosviluppate.
- dati i 4 punti precedenti non ha comunque molto senso confrontare le cifre totali spese per i due risanamenti mentre ha molto più senso considerare la spesa pro-capite (su ogni
contribuente italiano/tedesco) per le politiche per il Mezzogiorno/Germania Est e la percentuale di queste spese sulla spesa pubblica totale.
Miura ha scritto:
Cita:
prendendo il bilancio completo e non solo lo specchietto per le allodole dell'oro, i Borbone ed il loro regno fossero davvero così ricchi?
Il regno del sud era ad economia agricola è vero, ma non per questo era il più povero d'Italia anzi forse proprio per questo non se la passavano poi così male. Se quello che Pino Aprile riporta è vero, dopo l'invasione tutte le attivita produttive, tra cui quelle industriali in fase di sviluppo, subirono una battuta di arresto. Sia per una tassazione più sfavorevole, perchè al sud si doveva pagare le tasse per la "liberazione", sia perchè vennero smantellate e trasferite al nord, sia perchè lo Stato "unitario" favorì con le proprie commesse ad esempio i cantieri navali di Genova e non quelli di Gaeta e così via, portando a poco a poco al completo impoverimento dell'economia meridionale.
L'esempio del confronto Italia-Germania di oggi l'ho proposto proprio per arrivare a questo punto: i problemi che l'economia italiana sta vivendo in questi giorni sono la copia esatta di quelli che ha dovuto affrontare il Meridione d'Italia dopo il passaggio di Garibaldi. Se guardiamo bene le similitudini sono impressionanti:
- l'Italia ha da decenni una produzione caratterizzata da beni e servizi generalmente a valore aggiunto medio-basso, esattamente come ai tempi il Meridione aveva un'economia prevalentemente agricola mentre le industrie presenti diciamo che non brillavano per modernità.
- sia l'Italia dal 2002 (in realtà dal 1992!) che il Meridione dal 1860 non hanno più la cosiddetta "sovranità monetaria" e questo è un grosso limite alla crescita quando si dispone di un'economia arretrata perché non permette la svalutazione a piacimento della moneta nazionale (un po' il giochetto che facevamo negli anni '70, '80 e '90 per tenerci a galla nel lusso mentre la nostra economia già dava segni di indebolimento)
- dal momento dell'unificazione sia le aziende italiane che quelle meridionali si sono trovate di fronte alla concorrenza diretta da parte di aziende (rispettivamente tedesche e sabaude) magari indebitate ma comunque con la disponibilità di processi produttivi decisamente più moderni. Questa maggiore modernità e dinamicità ha permesso di colmare in fretta il gap finanziario fino ad invertire i rapporti di forza e ad annientare definitivamente le vecchie imprese italiane/meridionali.
Miura ha scritto:
Ma un dato soprattutto è impressionante: perchè prima dell'Unità ad emigrare erano gli italiani del nord, in particolare veneti, e dopo furono i meridionali?
Alla luce di quello che ho appena scritto la risposta è relativamente semplice: i veneti hanno smesso di emigrare perché dopo l'unificazione si sono comportati da "tedeschi dell'Est" e lì si è riuscito a creare un tessuto produttivo in grado non solo di bloccare l'emigrazione ma addirittura di agevolare l'immigrazione. I meridionali invece hanno continuato a comportarsi da meridionali, senza alcuna spinta alla crescita, al cambiamento ed alla modernizzazione. E' andata bene per quei pochi anni in cui le imprese "decotte" del mezzogiorno hanno retto, poi è cominciata l'emigrazione verso Nord.
Miura ha scritto:
Tornando all'oggi perchè ad esempio lo Stato permette ancora ad un Moretti di tagliare i collegamenti ferroviari con il sud Italia ed invece spinge per la realizzazione della TAV in Val di Susa? Oppure perchè Marchionne ha chiuso Termini Imerese e parla di chiudere Pomigliano? Quanti di questi casi ci sono stati in 150 anni?
Anche qui, sempre stando a quello che ho scritto un po' più sopra le risposte sono abbastanza semplici: il compito di Moretti è quello di far fare utili al gruppo FS così come il compito di Marchionne è quello di far fare utili alla FIAT. I collegamenti ferroviari con il Sud Italia evidentemente non reggevano dal punto di vista economico: essendo anti-economici e non disponendo di un'integrazione tariffaria adeguata sono stati tagliati. La colpa della chiusura quindi non è da affibiare al solo Moretti: lui sta semplicemente facendo (e da questo punto di vista sembra farlo anche bene) quello che gli è stato chiesto proprio dallo Stato, ovvero permettere alle ferrovie di reggersi sulle proprie gambe perché di soldi da parte dello Stato non ce ne sono più, né per il Nord, né per il Sud. A questo punto una qualsiasi azienda privata (perché sia FS che FIAT sono SPA) fa i suoi conti e taglia quello che da solo non si regge in piedi, guardacaso le linee per il Sud e, nel caso di FIAT lo stabilimento di Termini Imerese. Il fatto che queste attività meridionali non si reggano in piedi è proprio dovuto alla situazione che ho descritto sopra per cui il tessuto produttivo meridionale è generalmente arretrato e poco performante. Trovandosi quindi di fronte alla scelta se tagliare al Nord oppure al Sud, l'azienda decide quasi sempre di tagliare al Sud. Gli investimenti per la TAV in Val Susa rientrano in questo discorso: la TAV è considerata da Moretti un asset in grado di produrre utili e quindi viene favorita dagli investimenti dell'azienda (e la TAV comunque arriva anche a Salerno), le linee "normali" invece sono considerate asset in perdita e quindi da dismettere/alienare. Qui in Lombardia ad esempio Moretti si è disfatto delle linee regionali appioppandole direttamente alla Regione e mantenendo comunque una partecipazione azionaria per poter "dire la sua in ogni caso". In altre regioni italiane le disponibilità finanziarie sono minori e questa cosa non succede: per questa ragione molte linee secondarie (non solo al Sud ma ad esempio anche in Piemonte) chiudono.
Tornando ancora ai Savoia ed ai Borbone ci sono anche similitudini non prettamente economiche ma che comunque hanno contribuito alla crisi/colonizzazione da parte di paesi stranieri:
- l'hai scritto anche tu: i generali Borboni si facevano corrompere, esattamente come la gran parte dei nostri attuali politici/burocrati italiani
- i siciliani non vedevano di buon occhio i Borboni, esattamente come molti settentrionali del giorno d'oggi nonostante gli scandali inveiscono ancora contro "Roma Ladrona"
- Stefano ne ha poi elencata un'altra che ha dello sconcertante per la sua evidente attualità:
bigboy60 ha scritto:
I piemontesi erano invasori che avevano spodestato il loro Re.
Re per volonta' di Dio e per diritto ereditario.
Argomenti che all' epoca solo le persone colte o illuminate mettevano in discussione.
Per il popolino, invece, erano dati di fatto, assodati, assoluti, nell' ordine "naturale" delle cose.
Questa è più o meno la storia recente della misera fine delle idee figlie del '68, con lo Stato e la spesa pubblica come panacea di tutti i mali: più Stato, più tutele, più diritti! Ed intanto l'economia lentamente stava morendo. Il "popolino" però dormiva tra i classici due guanciali perché aveva la sanità gratuita, le pensioni a 40-50 anni, i sussidi di disoccupazione e l'assistenza agli invalidi (anche falsi!). Poi però i soldi sono veramente finiti, il popolino è rimasto spiazzato e chiede ancora la stessa ricetta che dal suo punto di vista ha sempre funzionato: più Stato, più tutele, più diritti! Ma con che soldi? Queste idee hanno indebitato almeno una decina di future generazioni ed hanno minato l'economia talmente alle basi da provocare una vera e propria fuga di capitali ed imprese. Nel resto del mondo però si vede che c'è chi sta bene: le banche! Loro sì che fanno girare un mucchio di soldi (che nessuno sembra ancora ben capito essere totalmente finti!) quindi sono loro i colpevoli. E allora ecco il capro espiatorio, ecco quelli con cui prendersela, esattamente come il popolino borbonico alla fine se l'è presa con i soldati sabaudi quando l'illusione della novità é finita.
bigboy60 ha scritto:
Non solo: i piemontesi erano stranieri, che neanche parlavano una lingua a loro comprensibile, dato che l' italiano, all' epoca, lo conosceva e lo parlava solamente una ristretta cerchia di persone colte.
Ergo era "normale" e "giusto" combattere l' invasore per rispristinare lo stato "naturale" delle cose.
I piemontesi erano stranieri proprio come i tedeschi adesso, parlavano una lingua diversa come i tedeschi parlano una lingua diversa: loro sono a capo dell'Europa, loro sono quelli che ci obbligano all'austerity, loro sono IL MALE!
bigboy60 ha scritto:
Credete che il contadino calabrese o molisano dell' epoca riuscisse a fare differenza tra ex militari borbonici che continuavano a combattere i piemontesi per mantenere fede al proprio giuramento di fedelta' al Re ed alla Nazione e il comune brigante da strada che prendeva a pretesto la lotta contro gli invasori per rubare ed uccidere ?
Ed anche questa è più o meno la stessa incapacità che attualmente si manifesta nel comprendere le normali regole del mercato, quelle su cui la Germania prospera perché è stata alle regole, e su cui invece l'Italia muore perché di queste regole se n'è sbattuta per decenni!
Insomma, le similitudini tra la nostra situazione attuale e quella dell'allora Regno delle Due Sicilie a me sembrano davvero impressionanti, così come il confronto Savoia-Borbone da una parte e Germania-Italia dall'altra. E' anche per questa ragione che sono ormai sempre più convinto che purtroppo il destino del nostro Paese sia già scritto nei libri di storia: arretratezza industriale, corruzione ed incapacità TUTTE NOSTRE stanno facilitando non di poco la colonizzazione italiana da parte della Germania, esattamente quello che è successo 150 anni fa nel Meridione con i Savoia. L'unica via d'uscita possibile è quella di cercare almeno di non ripercorrere la strada dei Borbone, modernizzandoci e facendo riforme che ci mantengano al passo coi tempi, in pratica seguire le orme dei tedeschi dell'Est. L'alternativa è la definitiva meridionalizzazione di tutta l'Italia e l'inizio di nuovi fenomeni migratori non solo dal Sud ma anche dal Nord e con destinazione estero perché qui le aziende in cui trovare lavoro saranno sempre meno.
Ciao,
Lorenzo