Buongiorno a tutti, cerco di rispondere all'amico Alessandro e di fare un po’ di chiarezza su alcune cose, dato che vedo un po’ di nebulosità, sperando di non essere troppo prolisso. Occorre fare un po’ di storia. Un tempo esisteva “Ferrovie dello Stato”, prima azienda autonoma, poi Ente ecc. che comprendeva tutto ciò che è servizio ferroviario. Dal 2000 (circa) seguendo delle direttive europee tale gruppo, divenuto S.p.A., si è suddiviso in tante società a se stanti, tra cui le due principali sono RFI e Trenitalia (poi c’è Ferservizi, Italferr, Centostazioni ecc.). La prima, RFI, si occupa “dei binari” (e tutto ciò che è infrastruttura, segnali, rete di alimentazione elettrica ecc.) e della circolazione ferroviaria, la seconda del trasporto (treni, biglietterie ecc.). Possiamo dire che RFI sta ad ANAS come Trenitalia sta ad ACTV, Sita ecc. Trenitalia è stata ulteriormente suddivisa in tre S.p.A.: Divisione Passeggeri (per treni a lunga distanza), Divisione Regionale (per treni a corto raggio) e Divisione Cargo (merci, che ha cambiato più volte nome). Ogni società ha il suo bilancio e il suo organigramma (quindi risulta molto difficile per i dipendenti passare da una all’altra). Siamo ancora però in una situazione in cui il gruppo Ferrovie dello Stato S.p.A. che è la “mamma” (holding) detiene completamente tutto ciò che è trasporto ferroviario. Col passare degli anni sono state recepite delle direttive europee riguardo la liberalizzazione del trasporto ferroviario, pertanto è stato deciso che sui binari RFI possa viaggiare qualsiasi mezzo (ovviamente con le opportune certificazioni, l’equivalente della omologazione per i mezzi stradali) di qualsiasi società ne faccia richiesta. Ecco che sono nate una miriade di società del trasporto merci (OBB, SBB Carco, RTC ecc.), ma non ancora per il trasporto passeggeri, forse perché meno redditizio. Solo un’azienda si è tuffata in questo mondo ed è NTV, tant’è che tutta Europa la sta osservando (esistono in realtà delle società miste con Trenitalia, come Cisalpino, Trenord, Thello ecc). E’ ovvio che la società più “grande” è Trenitalia, perché ritrova tutto il Parco (mezzi e uomini) dell’ex Ente Ferrovie dello Stato. Venendo alla domanda di Alessandro, finora ogni società assumeva i propri macchinisti e li formava in proprio, il che rappresenta, se si può dire, un anomalia (e la patente è “di proprietà” della società): la Sita non “fa prendere” la patente D ai suoi dipendenti, Easyjet non forma i suoi piloti; tutt’al più fanno dei corsi specifici per i mezzi che hanno in dotazione. Questo sarà lo scenario futuro per il trasporto ferroviario: sorgeranno delle “scuole guida” per macchinisti e le società di trasporto li assumeranno già patentati (la prima è già nata in Italia) e la patente sarà, ovviamente, personale; poi verrà fatta un’abilitazione specifica ai mezzi in dotazione. Però il macchinista patentato dovrà già sapere come ci si comporta davanti a un giallo, un rosso con “P” spenta, come si esegue la prova freno e di che tipo, come si chiede la locomotiva di soccorso ecc.
Per quanto riguarda (finalmente!) i requisiti fisici e culturali che l’aspirante macchinista DEVE avere, si possono trovare tutti contenuti nel Decreto legislativo 30 Dicembre 2010, n. 247 che ha recepito la Direttiva 2007/59/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 Ottobre 2007.
Infine voglio dire che, finora (ma potrei essere smentito questo pomeriggio

) Trenitalia non abbisogna di macchinisti, anzi, si vocifera addirittura di esuberi. Altre società però ne cercano (es.: SBB Cargo). Spero di non aver annoiato i miei tre lettori…