tartaruga_veloce ha scritto:
tutte le volte bisogna sempre buttarla in politica...
Beh, dai... in questo thread sono intervenuti ben 2 professionisti dell'OT: è una conseguenza più che logica anche se io ormai mi sono pensionato da certi argomenti. I germi però sono duri a morire.
Volendo tornare al succo del discorso però in questa tua frase
tartaruga_veloce ha scritto:
se tutti facessero il tuo discorso chiudono -negozi e produttori- baracca e burattini così passo definitivamente all'americano
sono racchiusi 3 errori, anche se uno ben nascosto:
1)
se tutti Il "se tutti" in economia ha poco senso, innanzitutto perché come recita il proverbio coi se e coi ma non si va da nessuna parte, poi anche perché quel "se tutti" per trovare applicazione deve riguardare proprio tutti: da quelli con il portafoglio magro e che a fatica tirano la fine del mese a quelli che non hanno alcun problema di soldi e girano in Ferrari. Anche in una situazione del tipo "se tutti" comunque non è detto che la domanda sparisca: sicuramente gli scambi diminuiscono, magari si azzerano per un certo periodo, ma una certa "domanda potenziale" esiste sempre, basta offrire il bene richiesto ad un prezzo che la intercetti. Le situazioni di tipo "se tutti" quindi sono già economicamente poco probabili di loro ed anche quando si verificano, in genere durano poco.
2)
chiudono -negozi e produttori-Beh, stavamo parlando del biglietto di una fiera, ma anche con il prezzo dei modellini il discorso è identico. La legge fondamentale che regola il mercato di beni a domanda elastica (ed i trenini fanno certamente parte di questa categoria, a differenza invece di benzina, pane e acqua che invece hanno domanda praticamente a qualsiasi prezzo perché sono necessari per vivere e lavorare) è la stracitata, anche se in genere conosciuta molto superficialmente, legge della domanda e dell'offerta. Il mercato dei trenini offre un determinato numero di modelli ognuno con un suo prezzo. Ogni pezzo è prodotto in un determinato numero di esemplari ed ha un numero di potenziali acquirenti che varia a seconda del prezzo di vendita:
- al prezzo A corrisponderà una domanda X
- al prezzo B corrisponderà una domanda Y
- al prezzo C corrisponderà una domanda Z
Se il prezzo aumenta, va da se che (stiamo sempre parlando di beni a domanda elastica) la domanda diminuisce.
Se il calo della domanda diventa strutturale allora il produttore ha 3 scelte possibili:
- investe per migliorare la qualità del suo prodotto in modo da "rubare" pezzi di domanda residua alla concorrenza
- taglia tutto il possibile nel tentativo di diminuire i costi e di intercettare la domanda inespressa a causa dei prezzi alti
- chiude baracca e burattini perché se non riesce ad attuare una delle due soluzioni precedenti non riesce a stare sul mercato e finisce per produrre in perdita.
Non tutti quindi chiuderanno baracca e burattini perché comunque una certa domanda, anche a prezzi alti esisterà sempre, soprattutto in un campo nel quale c'è gente che va a spendere migliaia di euro per modelli in ottone a tiratura limitatissima.
C'è una modifica del mercato, ma questo è normale ed è sempre avvenuto in qualsiasi campo. La morte vera e propria invece la vedo dura ed improbabile.
3)
così passo definitivamente all'americanoNon che sia un errore in se passare all'americano: è una tua libera scelta condivisa da molti modellisti italiani.
L'errore è invece considerare morto il modellismo italiano con le condizioni che hai posto. Vero che il COLLEZIONISMO di modellini italiani subirebbe dei contraccolpi, magari anche pesanti in termini di numeri e quindi di disponibilità di nuovi prodotti, ma quello NON E' MODELLISMO: è un'altra forma di amore per i trenini, ugualmente rispettabile, ma con il modellismo c'entra poco o nulla. Il modellista, se vuole un modello e quel modello non è sul mercato oppure è troppo al di là delle sue capacità finanziarie, SE LO FA DA SOLO. Poi a seconda delle capacità, dell'esperienza, delle diottrie, dei materiali e delle tecnologie a disposizione il risultato può essere più o meno buono (e comunque applicandosi migliora nel tempo), ma la soddisfazione del modellista è quella di costruirselo il modello, non di averlo in bacheca (o in scatola) fatto da un cinese. Quello semmai è un di più se il portafoglio lo permette. Il modellismo italiano, seppure minuscolo in termini numerici e diviso in tante sette a compartimenti più o meno stagni, non subirebbe il benché minimo contraccolpo dall'aumento dei prezzi perché in genere il modellista non ha questa pulsione compulsiva all'acquisto dell'ultimo modello superfigo che invece caratterizza alcuni collezionisti: loro probabilmente comincerebbero a soffrire la carenza di nuovi "oggetti del desiderio", il modellista invece tendenzialmente di queste cose se ne sbatte...
Ciao,
Lorenzo
P.S.: ritornando alla fiera comunque: io sinceramente per Verona pagherei anche di più dei 15 euro perché secondo me ne vale la pena. Diversamente a Novegro farei molta fatica a sborsare più di una decina di euro ed in caso di aumento considererei seriamente altre opzioni per quel week end. Ma è una scelta mia, altri la vedono in modo diametralmente opposto. Tutti insieme costituiamo la domanda di biglietti e l'offerta ed i suoi prezzi semplicemente si adeguano al mercato.