Questa masochistica passione (perlopiù dei molti fotografi ferroviari) di cercare un motivo che giustifichi chi illegittimamente gli rompe le scatole mentre fa le foto ad un treno, ha avuto come conseguenza quella del proliferare di una serie di deliranti teorie pseudo-giuridiche (ad essere generosi, deliranti; e ad essere molto generosi "pseudo-giuridiche") in grado di fare accapponare la pelle anche ad uno studente di legge che ha appena messo piede per la prima volta in facoltà.
Si potrebbe scrivere un libro dal titolo: "10000 motivi per i quali
potrebbe in linea di principio essere vietato fare le foto ai treni".
Avrebbe lo spessore delle argomentazioni del miglior Giacobbo di Voyager. E cioè: guardo la trasmissione perchè mi piace credere che sia vero, anche se è abbastanza ovvio che non lo sia.
Dopo il reimpiego delle E.491/492, è senz'altro l'argomento principe di ogni discussione tra appassionati di reale.
Quindi sì, se n'era già parlato, anche del regio decreto minuscolo abrogato, abolito, cancellato e sotterrato.
Ovviamente mi guardo bene dall'entrare nel merito del Regio Decreto, delle Circolari, della Praivasi e di tutte queste cose che finora non sono riuscite a produrre, in decenni e decenni di miliardi di foto ferroviarie, neppure una misera ammenda, che ne so, di cinque euro, nero su bianco. Il motivo è abbastanza ovvio.
Ma la Polfer ha comunque avuto il suo contentino: io ho pagato per tutti.
Da anni sono recluso a Rebibbia (non in galera, che avete capito, ma in uno stanzino di servizio del capolinea della Metro di Roma): alla foto numero 200mila mi hanno condannato all'ergastolo e da quel giorno mi torturano facendomi vedere foto di TAF e 464 e ipotesi di nuove livree aziendali.
Mi sono immolato per voi, almeno portatemi le arance.
Con il treno, se ci riuscite.
(Buon anno a tutti)
