Stefano, non friantendere, nell'altro argomento si tace, perchè dopo 8 pagine di "mi bastano 50 €" senza sapere come spendere i 50 €, ho dimostrato che con 20 lo fai, basta fermarsi un attino e leggere le caretteristiche delle apparecchiature che si possono utilizzare. Quindi più semplice di quanto sembra ... basta avere voglia di leggere.
Rimanendo nel campo dei trenini, fin che ti fermi all'analogico, i ternini tecnici e le conoscenze necessarie sono pochi, quando ti addentri nel digitale, qualunque esso sia, i termini tecnici e le conoscenze sono indispensabili, diversamente non ci si capisce. Per forza di cose bisogna usare gli stessi vocabolario e dizionario.
I PLC del 1996 facevano le stesse cose di oggi, oggi le fanno anche in un altro modo, dare dei modelli qui è come scrivere la Treccani. Dal 1996 sono di fatto aumentate le prestazioni in rapporto alle dimensioni, e sono cambiate le dotazioni delle porte seriali direttamente a bordo delle CPU, dalle sole seriali RS 232 o il loop 20 mA, si è passati a tutte le altre, e sono stati inseriti, a parità di porta fisica, altri protocolli di comunicazione. Quindi c'è stato un grande impulso agli I/O remoti, prima su rete fisica "quasi" o proprietaria, oggi tutti verso CAN o ethernet. Quando parlo di rete fisica intendo il supporto elettrico, quando parlo di protocollo intendo la lingua parlata, son due cose diverse, spesso sono abbinate a caso. Fra le più usate, solo la CAN ed il Profibus identificano uno e l'altro assieme (ma cisono all'interno tanti distinguo), sorvoliamo sui nomi commerciali dati dal primo che le ha proposte sul mercato. Il protocollo ModBus è nato ai tempi della RS 232 e 20 mA, da anni gira in ethernet: prima del ProfiBus. Siccome le esigenze di automazione sono molteplici, e spesso diversificate per ambiente di utilizzo, la gamma è troppo varia, qui non è la sede, un banale esempio: ci sono settori dell'industria dove le apparecchiature devono rispondere a standard specifici, quindi gli cambiano/aggiungono due stupidate nel FW e colore alla scatola **, pertanto due tecnici potrebbero parlare della stessa cosa partendo da basi diverse, per me è diverso perchè al 95% non faccio solo macchine, ma impianti di produzione completi. Per le differnze tra i produttori, fai il paio con il solo DCC, per fare le stesse cose ognuno ha la sua soluzione, ma è una soluzione diversa solo nei supporti di comunicazione e di nome commerciale.
Anche in digitale ci sono centraline che accettano un minimo di programmazione della logica, anche il "topo della Roco".
Ieri mi sono ripassato il sito di Nuccio, già li nel 2005, si diceva per sommi capi quello che stiamo dicendo qui, cioè con: un PC, un Booster e il giusto programma (a memoria presentati 4), si sostituiva la centralina ed in più si faceva l'automazione del plastico. Ecco, sostituisci il PC ed il programma con il PLC, ed hai ottenuto la stessa cosa. Però ci sono le differenze del caso: il linguaggio di programmazione e nelle funzioni già fatte, l'affidabilità globale, i costi e le possibilità dell'hardware. Uno di estrazione informatica preferisce il PC, ma gli è anche facile capire come si usa un PLC. Uno di estrazione elettrica "deve" capire subito il PLC, di fatto si programmano principalmente con un linguaggio grafico simile ad uno schema funzionale ... poi c'è anche il C. Uno di estrazione elettronica stà in mezzo, quindi seglie secondo "sentimento". Chi fa automazione industriale anche ad un livello superiore alla singola macchina, come faccio io, deve per forza sguazzare con discreta disinvoltura in tutti e tre i settori.
In DCC il blocco automatico con un solo relè lo fai se usi decoder con ABC, non è il massimo, ma è un compromesso più pulito e affidabile del semplice togliere corrente; tra l'altro restano attive tutte le funzioni del decoder perchè resta comunque alimentato e riceve i comandi DCC così come escono dalla centralina: la stringa dei bit non è modificata da niente e nessuno.
Qualche post fa ho sostenuto che ai Fremisti faccio gestire le schede treno senza PC, qualcuno ha risposto puntine, bene, oggi un PLC, anche fisicamente di taglia piccola, non lo devi paragonare al PC ma al Server, non girano ancora SQL e Oracle (ma non ne sono così sicuro), ma i data base e i fogli elettronici li fai, con tutte la funzionalità del caso. A dirla tutta si facevano già dai primi anni '80 con le CPU di taglia maggiore, il problema erano, e sono, solo le dimensioni del'hardware. Negli impianti di processo se non li sai fare, ti scordi di gestire certe funzionalità. Una cosa da riconoscere, oggi, per ridurre le dimensioni fisiche ed i consumi energetici, nei PLC si usano sempre di più processori specifici, cioè versioni custom che contengono più processori assieme. Così come in tante apparecchiate di uso quotidiano che abbiamo in mano fin troppe volte.
** Il ragionamento che stai facendo tu, così come altri, e così come vogliono i produttori, è piuttoste settoriale e commerciale: in poche parole, se compri pane e salame da me ti faccio il panino e te lo incarto bene, se compri pane e salame da due parti diverse, nessuno ti vende la carta, cioè nessuno di da una mano in caso di problemi: ti devi arrangiare fin dall'inizio. Così facendo non crei neanche tecnici specializzati, crei solo dei pappagalli che sanno fare e sistemare (spesso male) solo quello hanno imparato nei corsi di indotrinamento (li ho seguiti e pure fatti anch'io, mi pagavano), il mondo esterno è un pò diverso. (Se a casa tua nella TV i canali si vedono male è un continuo rimpallo tra tecnico del TV e antennista, e magari anche con l'amministratore del condominio.)
Va bene il teorema "se lo conosci lo eviti", io preferisco quello del "se lo conosci lo usi".
A Novegro ci sarò come visitatore, a Bologna come espositore del plastico SAFRE ... e magari qualcosa d'altro.
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